FORMIA – Il Comune di Formia non si costituirà parte civile nel processo che si aprirà il prossimo 24 gennaio per l’ex sindaco Sandro Bartolomeo e gli altri sedici tra ex assessori e dirigenti comunali e imprenditori rinviati a giudizio con le accuse di aver pilotato l’esito di alcuni appalti promossi tra il 2014 ed il 2016 dall’allora Giunta di centro sinistra. A rispondere indirettamente e con esito negativo ad un interrogativo rilanciato nel corso dell’ultima seduta dell’udienza preliminare davanti il Gup Massimo Lo Mastro è stato lo stesso ex primo cittadino rivelando di aver ricevuto, attraverso il telefonino della moglie, Imma Arnone, capogruppo consiliare di opposizione di Guardare Oltre, un messaggio di solidarietà da un autorevole rappresentante istituzionale dell’attuale Giunta di centro destra.
Dopo alcune giornate l’arcano è stato risolto e a confermare è stato il diretto interessato: è stato il presidente del consiglio comunale nonché consigliere provinciale e dirigente di primissimo piano di Fratelli, l’avvocato penalista Pasquale Cardillo Cupo a messaggiare alla dottoressa Arnone e a confermare, ancora una volta, che la Giunta Taddeo non si costituirà parte civile nel procedimento in programma il prossimo 24 gennaio.
Lo si era capito nei giorni precedenti quando davanti un altro Gup, il dottor Domenico Di Croce, erano stati prosciolti un altro ex sindaco di Formia, Paola Villa, il dirigente del settore finanziario Daniele Rossi e l’ex segretario e direttore generale del comune Mario Taglialatela. L’accusa era di concorso in abuso d’ufficio e falso ideologico per aver avallato la nomina nel luglio 2020 la nomina di Taglialatela a capo di gabinetto dell’allora sindaco Villa nonostante l’altissimo dirigente fosse già in pensione e, dunque, non avrebbe potuto ricoprire quel ruolo apicale. Il Gup Di Croce ha sentenziato in altro modo e in quella sede c’erano tutti tranne che il rappresentante del comune di Formia per l’eventuale costituzione di parte civile.
In quel momento si è capito che la Giunta del sindaco Gianluca Taddeo avrebbe evitato di partecipare sia nell’udienza preliminare che nell’eventuale processo poi sentenziato dal Gup Lo Mastro per il quattro volte sindaco di Formia Bartolomeo.
Nell’intervista video rilasciateci all’indomani del suo rinvio a giudizio l’ex primo cittadino aveva confermato l’attestato di solidarietà ricevuto dal presidente d’aula Cardillo Cupo ed il silenzio del suo partito, il Pd, nelle ore successive l’udienza preliminare. L’hanno interrotto poi il segretario cittadino Dem Ottavia Raduazzo ed il capogruppo consiliare Luca Magliozzi in due telefonate “cordiali e sincere” a Bartolomeo.
Il quale ha poi apprezzato un post pubblicato sulla pagina facebook del Pd formiano, probabilmente scritto dalla segretaria Raduazzo: “Fermo restando la completa fiducia nella terzietà della magistratura, nel pieno spirito garantista che ha sempre contraddistinto il PD, siamo fiduciosi che gli esponenti chiamati in causa, attraverso le loro difese, saranno sicuramente in grado di chiarire gli episodi contestati, mostrando al giudice la verità storica e politica che ha contraddistinto il loro operato. Siamo sempre convinti che il dibattito e le valutazioni sull’azione della politica debbano essere fatti fuori dalle aule dei tribunali”.
Un fatto è certo. L’ex sindaco di Formia non ha ricevuto alcuna telefonata e tantomeno da chi nel 2018 raccolse la sua pesante eredità, la professoressa Paola Villa. E’ stata la stessa che nella campagna elettorale che precedette la sua storica vittoria del 24 giugno di cinque anni chiese alla Dia circa un presunto tentativo della camorra di infiltrarsi nei cantieri, mai banditi e tantomeno aperti, della strada Pedemontana.
La Dia archiviò il suo procedimento senza alcun riscontro ma chiese alla Procura ordinaria di Cassino di approfondire – secondo il legale, l’avvocato Luca Scipione, del dottor Bartolomeo questa verifica non sarebbe stata compiutamente realizzata – le anomalie penali riscontrate dopo aver inondato di cimici l’intero comune di Formia (e non solo). Se Paola Villa, a differenza dell’avvocato Cardillo Cupo, ha deciso di evitare di solidarizzare con il neuropsichiatra infantile, sui suoi preferiti social ha preferito correttamente sottolineare il suo proscioglimento penale evitando di ricordare che per la nomina dell’avvocato Mario Taglialatela è stata condannata per danno erariale dalla Corte dei Conti.
“Tre anni di assurdi castelli di carta costruiti perché – ha scritto l’ex sindaco Villa – non si è stati in silenzio, perché non ci si è fermati, non si è rimasti indifferenti e non ci sono stati temi tabù di quelli ‘che ti troncano la vita politica’, come mi disse più di qualcuno. Temi come la criminalità organizzata e le economie deviate, la difesa dell’acqua pubblica e la lotta a chi specula sul bene “acqua” con l’avallo della politica e degli amministratori pubblici, la tutela della sanità pubblica e dei servizi territoriali sanitari e le denunce della speculazione della sanità privata. Tre anni in cui si è continuato a non restare in silenzio, nonostante gli insulti e le offese e dopo questa vittoria si continuerà a raccontare, documentare e denunciare come e più di prima”.