LATINA – Il caso irrisolto dell’omicidio di Ferdinando Di Silvio, conosciuto come il Bello, continua a gettare ombre sulla città di Latina vent’anni dopo la tragica mattina del 9 luglio 2003, quando il 42enne perse la vita nell’esplosione di un ordigno piazzato sotto il sedile della sua auto, parcheggiata sul lungomare. Questo attentato di vasta portata ha avuto un impatto significativo sulla criminalità locale negli anni successivi, ma, purtroppo, è destinato a rimanere senza colpevoli. Infatti, per la seconda volta, le indagini investigative si sono concluse con l’archiviazione.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, ha disposto l’archiviazione nei mesi scorsi dopo aver coordinato la nuova inchiesta. Inizialmente, erano stati ipotizzati il reato di omicidio premeditato aggravato dal metodo mafioso per i principali sospettati, ma successivamente le prove raccolte non sono risultate sufficienti per sostenere l’accusa.
La seconda indagine sul clamoroso delitto di Capoportiere ha avuto origine da un’ampia indagine avviata dalla Squadra Mobile nell’estate del 2018, concentrandosi su una serie di individui ritenuti di spessore nel mondo criminale locale, secondo le testimonianze di collaboratori di giustizia. In quel periodo, le rivelazioni di Renato Pugliese e dell’amico Agostino Riccardo hanno fornito nuovi elementi da esaminare.
Intercettando vari personaggi considerati appartenenti allo stesso ambiente criminale, gli investigatori hanno focalizzato l’attenzione sui principali sospettati dell’omicidio di Di Silvio, gli stessi individui che vent’anni fa erano stati indagati come possibili mandanti e ispiratori dell’attentato. Carlo Maricca e Fabrizio Marchetto sono stati i nomi più frequentemente associati alla morte di Ferdinando Di Silvio, soprattutto tra i suoi familiari. La Dda di Roma, attraverso i sostituti procuratori Corrado Fasanelli, Luigia Spinelli e Andrea De Lazzaro, aveva richiesto l’applicazione della custodia cautelare in carcere per i due, ma tale richiesta era stata respinta dal giudice per le indagini preliminari di Roma, Andrea Fanelli, nel settembre 2020. Il Tribunale del Riesame aveva successivamente confermato tale decisione, rigettando l’appello presentato dai pubblici ministeri.
Dopo un iter giudiziario concluso senza l’emergere di elementi probatori sufficienti per sostenere l’accusa, il giudice ha ritenuto di escludere interpretazioni diverse riguardo all’omicidio di Ferdinando Di Silvio. Nonostante gli sforzi delle autorità investigative e giudiziarie, questo triste evento rimane ancora avvolto nel mistero, privando la famiglia e la comunità di giustizia e chiusura.