ALATRI – Emergono i primi dettagli dal ricorso presentato venerdì dai legali difensori di Mattia Toson e del padre Roberto, in carcere di Civitavecchia da martedì scorso con l’accusa, grave se venisse confermata dal dibattimento, di aver ucciso con un solo colpo di pistola Thomas Bricca la sera del 30 gennaio scorso.
Gli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia, dopo che i rispettivi assistiti si siano avvalsi della facoltà di non rispondere in occasione dell’interrogazione di garanzia, definiscono ora “indiziaria” l’ordinanza custodiale – 295 pagine con allegate le 900 pagine dell’informativa dei Carabininieri del Comando provinciale di Frosinone – emessa dal Gip del Tribunale di Frosinone Antonello Bracaglia Morante. E lo motivano pure: nel provvedimento non c’è traccia della pistola con cui Mattia avrebbe sparato l’unico colpo che ha ucciso in testa il povero Thomas Bricca ed del potente scooter “T Max” riverniciato di nero, ma originariamente era bianco, alla cui guida c’era il padre, Roberto.
Il Tribunale del Riesame dovrebbe esprimersi sul ricorso presentato venerdì entro i prossimi dieci giorni sulla legittimità o meno delle misure cautelari notificate a quasi sette mesi dall’omicidio di Bricca. Mancherebbe – a dire degli avvocati Testa e Pappadia- soprattutto il presupposto della reiterazione del reato nella misura in cui lo stesso Gip Bracaglia ribadisce in diversi passaggi del provvedimento restrittivo, chiesto dalla Procura il 27 giugno scorso, come il povero Thomas Bricca sia stato vittima di un clamoroso sbaglio di persona.
Per i legali di Mattia e Roberto Toson se è vera la prima circostanza non può essere altrettanto la seconda. Il Ricorso ai riesame contesta poi le conclusioni cui sono giunte parte delle indagini dei Carabinieri e definisce fallaci alcuni dichiarazioni testimoniali.
Una su tutte è di Beatrice, l’ex fidanzata di Mattia che ha cominciato a ripercorrere cosa avvenne il pomeriggio e la sera del 30 gennaio soltanto alla mezzanotte dell’8 marzo quando, dopo un messaggio Telegram, un interlocutore anonimo le disse di controllare sotto lo sterzo della sua auto. Beatrice andò dai Carabinieri nonostante l’ora tarda perché temeva che lì ci fosse la pistola con cui era stato ucciso Thomas. Un fatto è certo: dall’8 marzo l’alibi fornito da Mattia comincio a vacillare sino all’arresto dell’altra mattina.