GAETA – “L’accordo stipulato e presentato in aula consiliare, sottoscritto dal Comune di Gaeta e le solite associazioni, non rappresenterà una efficace soluzione per calmierare gli affitti delle case. I parametri adottati dall’accordo territoriale manterranno prezzi alti e porterà benefici prevalentemente ai proprietari, così come è già stato nel passato amministrativo recente” – esordiscono così in una nota Democrazia Sovrana Popolare Sud Pontino e Partito Comunista Sezione “Mariano Mandolesi” Gaeta.
“Con la stagione balneare entrata ormai a pieno ritmo abbiamo constatato al meglio anche quest’anno il fallimento della monocultura turistica che ha portato miseria e disperazione in molte famiglie gaetane, costrette a cercare un altro luogo dove poter sopravvivere. Tant’è che gli ultimi dati ISTAT stimano la popolazione residente al 1° Gennaio 2023 a 19.423 unità. Questa tendenza che peggiora di anno in anno è frutto delle politiche impopolari portate avanti dalle amministrazioni degli ultimi 40 anni” – raccontano.
Ed ancora: “Il problema abitativo è uno tra gli elementi principali che determinano lo spopolamento cittadino, ma come al solito stiamo assistendo da un lato alla crescita di speculazioni edilizie private, dall’altro all’aumentare del numero delle richieste di case popolari. Edilizia popolare, ormai finita nel dimenticatoio del dibattito politico locale, per tornare alla ribalta solo quando il Comune decide di disfarsene come è capitato con l’Amministrazione precedente, di cui Leccese è il pedissequo continuatore. A Gaeta non c’è bisogno di ulteriore edilizia privata, esistono già migliaia di seconde case spesso nelle mani di pochi proprietari, dai costi esorbitanti, i canoni d’affitto troppo alti, la disponibilità per tutto l’anno scarsissima”.
Alla luce di queste considerazioni Democrazia Sovrana Popolare Sud Pontino e il Partito Comunista Sezione “Mariano Mandolesi” di Gaeta hanno sviluppato una loro linea di intervento che parte da un “Grande Piano Comunale di Edilizia Popolare“, per cui “l’Amministrazione Comunale dovrebbe mettere a disposizione dell’Azienda Territoriale per l’edilizia residenziale pubblica, terreni da poter edificare, come per esempio l’area ex Cappuccini, o acquisire dal demanio edifici e strutture militari fatiscenti (di cui pullula il centro storico, uno dei quartieri più colpiti dallo spopolamento) e riconvertirle sempre grazie al contributo dell’ATER Latina, in edilizia popolare”.
A seguire, un’altra misura applicabile sarebbe “un canone d’affitto concordato davvero più equo ed efficace, basato su parametri di calcolo a favore degli inquilini, che produca non solo sgravi ma sia controbilanciato da aggravi fiscali che invoglino i proprietari ad affittare tutto l’anno con contratti a lungo termine: riduzioni che tengano sì conto delle caratteristiche dei singoli quartieri della città, ma anche tributi al massimo per chi decide di tenere la casa sfitta e altrettanto differenziati al rialzo in base alle zone per chi non usufruisce di questo strumento”.
Ed infine: “un maggior controllo sul fenomeno degli affitti in nero e dei b&b abusivi soprattutto nel periodo estivo; un freno al proliferare di b&b, spesso gestiti dagli stessi speculatori multiproprietari, che aggravano il problema di scarsità di appartamenti disponibili per affitti a scopo abitativo pluriennale”.