FORMIA – Verificare quante volte ha sparato e soprattutto in quale circostanza. Non sembrano conoscere davvero sosta le indagini di Carabinieri e Polizia che, coordinati dalla Procuratrice della Dda di Napoli Rosa Volpe e dal sostituto procuratore Vincenzo Ranieri, hanno raccolto una mole di materiale l’altra mattina nell’ambito delle mirate perquisizioni effettuate a Scauri, Formia e Gaeta per fare piena luce sul tentativo di omicidio compiuto il 15 febbraio 2022 ai danni di Gustavo Bardellino presso il luogo in cui lavorava, la concessionaria “Autobuonerba” in via Ponteritto in località Gianola a Formia.
Se non bastava il ritrovamento del nascondiglio sotterraneo, realizzato nel piano interrato di un’anonima e mal tenuta villetta, in via dei Pini 7, all’interno del parco “Villaggio del Sole”, in località Acquatraversa a Formia, in cui si sarebbe nascosto il fondatore del clan del Casalesi Antonio Bardellino che le forze dell’ordine vogliono approfondire la storia e soprattutto l’attività della pistola alterata, una semiautomatica priva di matricola trovata in possesso l’altra mattina a Giuseppe Favoccia, di 73 anni di Formia. L’uomo è stato naturalmente arrestato e si trova ai domiciliari (in considerazione della sua età e quadro clinico) nell’abitazione, in località Acqualonga, non molto lontano dal Commissariato di Polizia di via Olivastro Spaventola a Formia, in cui aveva tentato, all’arrivo delle forze dell’ordine inviate dai Pm della Dda napoletana, di occultare il relativo munizionamento calibro 7,65. Favoccia non ha saputo giustificare il possesso di quell’arma e per questo motivo gli accertamenti promossi dovranno dire molto quando e perché la pistola, almeno l’ultima volta, ha sparato.
Un fatto è certo: è stato escluso categoricamente che la pistola trovata nella disponibilità di Favoccia sia stata utilizzata la sera del 15 febbraio di un anno e mezzo per tentare di uccidere con due colpi (uno andato a segno, il secondo si era conficcato contro la vetreria dell’autosalone dei fratelli Buonerba) Gustavo Bardellino. In effetti la perquisizione presso l’abitazione di Favoccia era nell’ordine delle idee in quanto l’uomo è sempre stato ritenuto un personaggio d’altri tempi, di provata fiducia e affidabilità, un fiancheggiatore, di fatto, della famiglia Bardellino.
Fratello di un noto ufficiale del comando della Polizia Locale del comune di Formia, Luigi, sino a diventare autista di fiducia di diversi sindaci che si sono succeduti nel tempo, Giuseppe Favoccia è un perno, a livello investigativo nelle rilanciate indagini della Dda di Napoli finalizzate a smentire quanto sinora è stato raccontato e scritto in alcune sentenze di processi anti camorra (il più importante dei quali è quello “Spartacus”) secondo quali il fondatore e primo capo del clan dei Casalesi Antonio Casalesi sarebbe stato ucciso in Brasile 35 anni fa per mano di Mario Iovine. Con il ritrovamento l’altra mattina di uno scomodissimo e angusto bunker nel piano interrato di un’anonima villetta al civico 7 di via dei Pini in località Acquatraversa i pm della Procura antimafia di Napoli non vogliono escludere l’ipotesi in base alla quale il maggiore dei tre fratelli Bardellino – se fosse in vita oggi avrebbe 78 anni – non sia deceduto per mano di fuoco nemico 35 anni fa ma abbia vissuto almeno sino al 2018 quando la famiglia chiese la dichiarazione di morte presunta.
Carabinieri e Polizia l’altra mattina sono andati a casa di Giuseppe Favoccia in località Acqualonga perché a parlare di Antonio Bardellino sarebbe stato il 4 agosto 2015 proprio “Peppe l’americano”: raccontò agli agenti della Digos di aver incontrato cinque anni prima, nel 2010, Antonio Bardellino “presso lo scalo aeroportuale di New York”, dove aveva accompagnato la figlia di Ernesto Bardellino. Poi, nel 2017, Favoccia, sempre agli agenti della Mobile, avrebbe raccontato che Bardellino senior si era spostato tra il Paraguay e l’Uruguay, per interessi nel settore ittico. E’ una testimonianza credibile? Per gli inquirenti sì dal momento che Favoccia – ed è stato appurato – effettuò 13 anni fa un viaggio nella grande mela. Il ritrovamento della pistola semiautomatica priva di matricola sarà ora l’argomento del ritorno nei prossimi giorni di Favoccia nel Tribunale di Cassino dove sarà interrogato dal Gip per l’interrogatorio di garanzia e dunque, sarà chiamato a fornire chiarimenti sulla disponibilità dell’arma per quale – come detto – saranno avviati minuziosi accertamenti balistici.
Intanto le 15 perquisizioni compiute mercoledì mattina hanno offerto dell’altro: Carabinieri e Polizia hanno denunciato una donna, di 36 anni, Antonietta Bardellino, sorella minore di Gustavo, accusata di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. E’ stata trovata in possesso all’interno della propria abitazione, in un’altra zona di Formia, di 18 grammi di marijuana, di un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento della droga. Anche qui proseguono gli accertamenti specifici disposti dall’autorità giudiziaria.