FORMIA – Quinto appuntamento per l’ottava edizione del “Festival del teatro classico di Formia”. Mercoledì 2 agosto 2023 (ore 21.30), presso l’Area Archeologica di Caposele, sarà in scena la divertente commedia latina “I Menecmi” di Plauto, con l’adattamento e la regia di Nicasio Anzelmo. Con Antonio Grosso, Marco Simeoli, Debora Bernardi, Plinio Milazzo e con Elisabetta Alma, Luciano Fioretto, Anita Indigeno, Lucia Portale, Giovanni Rizzuti, Santo Santonocito Scene Susanna Messina – Costumi Vincenzo La Mendola – Movimenti coreografici Giorgia Torrisi Musiche Giovanni Zappalorto
NOTE DI REGIA:
Prima o poi scoppia una tempesta e il mare dei sentimenti si gonfia e trabocca mettendo in crisi il fragile guscio della nostra vita e lo yin e lo yang, elementi che garantiscono l’equilibrio, si separano naufragando in posti diversi. E’ proprio fra questi due estremi (perdita del primitivo equilibrio e ritrovamento di un differente equilibrio) che va collocata la nostra bellissima commedia, rappresentando essa stessa il tempo delle metamorfosi psichiche che coinvolgono l’individuo in “fermento”.
La nostra rappresentazione inizia proprio con una separazione, il racconto di una tempesta in cui uno yin e uno yang, due gemelli, si perdono. Tanto uno cresce pieno di sensibilità, di altruismo e di rispetto per il mondo che lo circonda, quanto l’altro cresce dissoluto e pieno di vizi. Due mondi opposti che cercano di riunirsi in un equilibrio necessario per calmare le tempeste interiori. Questo il motore principale di questo straordinario testo plautino.
Ma Shakespeare completa con una magnifica commedia (The Comedy of Errors), ciò che Plauto ha solo abbozzato. Ha raddoppiato questa ricerca tempestosa con un ulteriore yin e yang, due altri gemelli, anche loro opposti ma, a differenza dei loro padroni, uno scaltro, l’altro un innocente sprovveduto. Ed ecco le piccolezze dell’umanità son qui tutte rappresentate. Un lavoro di finitura nella riscrittura scenica.
Un divertimento per gli occhi e per l’udito, dove lo “spirito grasso”, tanto amato dal pubblico plautino, trova piena sintonia con la geniale scrittura shakespeariana profonda e sensibile conoscitrice dell’animo umano. Un testo emblematico e rappresentativo per le varie culture, con i vari dialetti del mondo, che si incontrano nello stesso posto: Epidamno e il suo porto.
Il teatro era profondamente radicato nella società latina, all’interno della quale costituiva non soltanto una delle forme d’arte più praticate, ma anche il punto di riferimento, per il cittadino dell’Urbe, di molti comportamenti della vita quotidiana e festiva. Il teatro non era immagine o mimesi della realtà ma occhio puntato su di essa, in grado, di volta in volta, di rivelarne una parte a cui poteva attribuire un significato nuovo e diverso.
“I Menecmi”, una delle commedie più note di Plauto, che ha dato al teatro posteriore il divertentissimo tema degli scambi di persona fra due gemelli, si fonda a sua volta su un tema popolaresco e già sfruttato frequentemente nella commedia antica. Fra tutte le drammaturgie che prendono spunto dal modello plautino una, in particolare, (The Comedy of Errors) ha attirato la mia attenzione e mi ha incuriosito a tal punto da prenderla seriamente in esame fino a studiarne una possibile fusione o, in caso contrario, a far subire alla commedia plautina, una crescita drammaturgica sostanziale senza per questo sminuirne il testo.
Pur rispettando l’originale, si moltiplicano gli elementi di comicità e di confusione, immergendo la vicenda farsesca in un contesto esotico e fiabesco. Epidamno, una città di maghe e d’incantesimi (come l’antro di Circe che trasforma i compagni d’Ulisse in porci) un luogo d’equivoci e di qui pro quo, scandito da un’atmosfera inquietante come nei sogni. Una messa in scena che accosta ai due gemelli protagonisti due servi, anch’essi gemelli, non distinguibili fra loro, esattamente come i padroni, (sull’esempio del Sosia dell’Anfitrione).