LATINA – Il Tribunale del Riesame ha emesso una decisione definitiva nella controversa vicenda dell’insegnante di religione accusato di abusi sessuali e violenza sessuale su tre studenti del Liceo Scientifico Ettore Majorana e su un altro ragazzo. Dopo un acceso dibattito giuridico, il Tribunale ha respinto il ricorso presentato dalla difesa dell’insegnante, confermando l’impianto accusatorio.
La vicenda ha scosso la comunità scolastica e la cittadina di Latina, lasciando sgomenti i genitori degli studenti coinvolti. L’insegnante, un 49enne, era stato posto agli arresti domiciliari dopo l’emanazione dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giuseppe Molfese. Tuttavia, la sua difesa aveva impugnato tale provvedimento, cercando di dimostrare l’innocenza del proprio assistito.
Il Tribunale del Riesame, composto dai giudici Eleonora Santolini, Lucia Paoloni e Vanessa Manni, ha analizzato attentamente le prove raccolte dagli investigatori, coordinati dal Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza, e ha ascoltato le testimonianze degli studenti coinvolti. La ricostruzione dei fatti ha portato alla conferma dell’accusa nei confronti dell’insegnante, che rimane quindi agli arresti domiciliari.
Secondo quanto riportato nelle carte dell’inchiesta, l’indagato avrebbe sfruttato la sua posizione di docente per instaurare un rapporto confidenziale con gli studenti, mandando loro messaggi privati e intimi. Emblematiche sono state le testimonianze dei ragazzi, che hanno riferito di sentirsi oggetto di approcci inappropriati da parte del professore.
“Il modo in cui si comportava con me era simile a quello di un ragazzo che cerca di approcciare con una ragazza, cercandomi e attendendo il momento in cui stavo da solo lontano dai miei amici”, ha riferito uno degli studenti coinvolti. Un altro ha dichiarato di essersi reso conto che i messaggi ricevuti non erano corretti, iniziando a provare paura.
Gli inquirenti hanno sostenuto che l’insegnante avrebbe indotto gli studenti a inviare foto erotiche e avrebbe persino chiesto a uno di loro di incontrarsi privatamente al di fuori dell’orario scolastico. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che l’insegnante era anche Diacono, avvalendosi impropriamente della sua posizione sociale e religiosa per carpire la fiducia delle vittime e vincere le loro diffidenze.
Il provvedimento cautelare del gip Giuseppe Molfese aveva evidenziato che il movente dell’insegnante dietro queste pratiche era il soddisfacimento della propria libidine sessuale. Tale aspetto è stato confermato anche dal Tribunale del Riesame durante il processo di revisione dell’accusa.
La decisione del Tribunale del Riesame segna una svolta nella vicenda, portando sollievo alle vittime e alle loro famiglie, mentre l’insegnante dovrà affrontare le conseguenze delle sue azioni. Il processo continuerà a seguire il suo corso, mentre la comunità scolastica cerca di superare il trauma causato da questa dolorosa esperienza.