CASTELFORTE – In un recente sviluppo legale, due amministratori di società di informatica con sede in Campania sono stati colpiti da sequestri preventivi per equivalenza per un valore considerevole. Le accuse mosse nei loro confronti riguardano il coinvolgimento in una complessa truffa relativa ai “bonus cultura”, che ha portato a un ingente sottrazione di fondi pubblici. Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha emesso i provvedimenti, che riguardano una donna residente a Castelforte e un uomo originario della zona di Sessa Aurunca.
Le società di informatica in questione operavano nel commercio di apparecchiature elettroniche, tra cui computer, software e attrezzature per uffici. Tuttavia, il loro coinvolgimento in un’attività illecita è venuto alla luce grazie alle segnalazioni al Ministero dei Beni Culturali e dell’Attività Culturali (Mibact) riguardo all’abuso dei “bonus cultura”. Questo incentivo prevede che le attività commerciali aderenti presentino al Ministero le fatture dei voucher utilizzati dai beneficiari per ottenere il rimborso dalla Consap, l’ente incaricato dal Ministero del Tesoro e delle Finanze.
L’ingegnoso stratagemma messo in atto da queste società consisteva nell’indirizzare i titolari dei “bonus cultura” verso un sito web, dove veniva presentato un “regolamento coupon”. Qui veniva proposta la possibilità di convertire l’importo del contributo statale in un coupon emesso dalla stessa società. Tuttavia, questo coupon aveva un valore ridotto del 15% rispetto al bonus originario e poteva essere utilizzato per l’acquisto di altre apparecchiature elettroniche, come telefonini, computer, tablet, televisori e videogiochi.
Ciò che ha reso questa operazione illecita è stato il fatto che questi articoli non rientravano nell’elenco dei prodotti consentiti dalla legge per l’utilizzo dei “bonus cultura”. Pertanto, il meccanismo ha consentito ai clienti di convertire il loro bonus in un coupon dal valore equivalente, ma che poteva essere speso solo per prodotti non ammessi dal programma di incentivi.
Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, hanno rivelato il funzionamento intricato di questo schema truffaldino. Di conseguenza, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha emesso i sequestri preventivi. L’uomo, originario della zona di Sessa Aurunca, è stato colpito da un sequestro di oltre due milioni e duecentomila euro, mentre la donna di Castelforte è stata sottoposta a un sequestro di 222.398mila euro.
È importante notare che la donna coinvolta aveva precedentemente affrontato un procedimento simile nel cassinate, ma era stata assolta da tutte le accuse. L’attuale procedura legale la vede assistita dall’avvocato Roberto Palermo, mentre le indagini proseguono per far luce sull’intera portata di questa truffa ai danni dei fondi pubblici.
In conclusione, l’operazione “Bonus Truffa” ha svelato un ingegnoso stratagemma attraverso cui due amministratori di società di informatica avrebbero sottratto fondi pubblici mediante la manipolazione dei “bonus cultura”. Le autorità competenti stanno lavorando diligentemente per far emergere tutti i dettagli di questa complessa rete di frode, allo scopo di perseguire coloro che hanno abusato di risorse destinate a promuovere la cultura e l’accesso all’istruzione.