FROSINONE – Tanti strascichi dopo la partita tra Frosinone e Napoli: dopo l’episodio del tifoso partenopeo che ha denunciato di essere stato aggredito al termine del match, riportando un dente rotto e una botta al collo, gli uomini della Digos della Questura di Frosinone hanno avviato tutti gli accertamenti ed ora stanno lavorando sugli elementi raccolti che potrebbero portare, nel giro di poco, ad individuare i responsabili. Le telecamere potenziate, insieme ad un notevole dispiegamento di forze e ad un piano sicurezza messo a punto nel dettaglio, potrebbero dare presto dei risultati.
Intanto però è arrivata la segnalazione di una donna di Cassino che vuole restare anonima e che ha raccontato un episodio molto grave: lei che esce dallo stadio insieme alla madre 70enne ed ai due figli. Dice che qualcuno ha strappato la sciarpa del Napoli dal collo di sua madre ed avrebbe anche costretto sua figlia 11enne, che indossava la maglia azzurra, a raggiungere l’auto in reggiseno. La Polizia spiega però che non ha ricevuto alcuna segnalazione in merito, altrimenti sarebbero già partiti gli accertamenti.
Da segnalare però anche un bel gesto: il tifoso del Napoli aggredito, davanti all’ospedale, è stato avvicinato da un supporter del Frosinone che, capito l’accaduto, gli ha stretto la mano scusandosi. È questo il calcio che ci piace. Intanto però è arrivato anche un provvedimento ufficiale: un sostenitore dei campioni d’Italia, 34enne, non potrà più accedere agli impianti sportivi per tre anni. Gli è stato notificato il Daspo, emesso dal Questore Domenico Condello.
Secondo le accuse l’uomo, durante il primo tempo della gara tra il Frosinone e la squadra partenopea disputata sabato allo Stirpe, è passato dal settore ospiti alla “Main Stand”, scavalcando la recinzione, guadagnando poi l’ingresso alla Tribuna Centrale. È stato subito bloccato dalla polizia.
Ma c’è un’altra questione di cui si discute da domenica: c’è un video che ha fatto il giro del web in cui il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentis, bestemmia davanti ad un bambino che chiedeva un selfie con un calciatore azzurro. Sul caso è intervenuto il Moige, il sindacato dei genitori che parla di “comportamento blasfemo e ingiustificabile, che sarebbe stato vergognoso in qualsiasi contesto e contro qualsiasi persona, aggravato dalla presenza di minori. Come possiamo pensare di estirpare la violenza dal mondo del calcio, se addirittura i vertici si comportano in questo modo?” si è chiesto il Moige.