LATINA/GAETA – L’Italia si prepara a scegliere la Capitale Italiana della Cultura per il 2026… Un traguardo ambito, che, dati alla mano, è stato anche capace di risvegliare l’interesse dei turisti (italiani e non) e di far girare l’economia. Un traguardo ambito anche in terra pontina: infatti, accanto ai nomi di città come L’Aquila e Treviso spiccano anche quelli di Latina e di Gaeta…
Due candidature distinte. Per due città della stessa provincia. E per un’occasione importante, un traguardo ambito che avrebbe potuto rilanciare l’intero territorio pontino (come era accaduto per la candidatura di Roccasecca per la candidatura del 2025, che nel suo progetto aveva unito un terzo della provincia ciociara) e che avrebbe potuto diventare un’occasione per unire il nord con il sud della provincia. E invece… E invece, nel 2023, siamo ancora di fronte a logiche di mercato obsolete (come dimostra, invece, la candidatura, risultata vincente, di Bergamo e Brescia per il 2023), a “duelli” inutili e sterili, che (quasi) sicuramente non permetteranno a nessuna delle due città di portare a casa il risultato.
Ma a questo punto una domanda sorge spontanea: perché? Perché non unire le forze? Perché non poter trovare un terreno comune su cui potersi incontrare e raccontare della storia della repubblica marinara di Gaeta, del suo angolo medievale, della storia della montagna spaccata e di Monte Orlando (solo per citare alcune delle bellezze che la città ha da offrire), insieme a quella della bonifica pontina, della fondazione di Latina, del suo essere la seconda città più grande del Lazio, preceduta solo dalla Caput Mundi? Perché è più facile stare sopra un piedistallo, dentro le proprie convinzioni, che incontrarsi, trovare un compromesso, che faccia bene a tutti, in primis ai cittadini?
Nel vuoto assordante che queste domande irrisolte lasciano, bisogna però prendere coscienza di una cosa: Latina sta smuovendo le acque per capire qual è la ricetta migliore per vincere. Ha già affidato lo studio ad un agenzia, la PG&W di Bergamo, specializzata in comunicazione e marketing, ha avviato un primo censimento delle associazioni operanti nel “settore creativo” per la formazione di un partenariato a sostegno della candidatura di Latina, persino un questionario da compilare online, “con responsabilità ed obiettività, e diffondere, con condivisione” e che è “uno strumento tecnico, non sorprendetevi, le domande seguono una logica di valutazione per ricavare la percezione interna, esterna e l’identità di risultato.”
E anche una pagina facebook, in cui si spiega che “Candidare Latina a Capitale italiana della cultura 2026 è un’occasione importante per la città è i suoi abitanti, anche per migliorare il vivere quotidiano: avere la possibilità economica di restaurare luoghi o edifici, migliorare l’accoglienza e le infrastrutture, creare una visione strategica di sviluppo, fare conoscere tutto l’invisibile di questo territorio. Cominciamo ad essere protagonisti di questo nuovo sogno, di questa nuova impresa”.
E non è finita qui, perché il Comune ha organizzato un evento in cui sarà presentato il logo ufficiale, il dossier, le tematiche e lo stato dell’arte dei lavori del progetto della candidatura. L’appuntamento è per il 30 agosto alle ore 17 presso la Sala De Pasquale in Piazza del Popolo.
E Gaeta? Ancora non pervenuta… Ma forse, chi di dovere, pensa che basterà l’effetto delle Luminarie per vincere l’ambito traguardo…