FORMIA – Non solo Gianmarco Tamberi. E non poteva essere altrimenti. Il ruolo svolto dal centro di preparazione olimpica “Bruno Zauli” di Formia per la preparazione svolta da alcuni atleti partecipanti ai Campionati mondiali di atletica leggera di Budapest non sarà ricordato soltanto per il titolo iridato – l’unico risultato che mancava nel suo irripetibile palmares – colto da Gianmarco Tamberi nel salto in alto. In attesa che il comune – come annunciato – inviti il campione anconetano a partecipare ad una sua festa da organizzare in suo onore, Formia da anni sta svolgendo un ruolo fondamentale per la carriera di un atleta che nel suo paese, le Filippine, è considerato importante alla stessa stregua del presidente della repubblica.
Ernesto John Obiena ha tentato di mettere paura al nuovo “zar” del salto con l’asta mondiale, lo svedese Armando “Mondo” Duplantis, poi vincitore – come da previsione – del titolo mondiale con 6.10 centimetri dopo aver fallito a 6.23 il suo primato del mondo che naturalmente gli appartiene. Se Obiena (28 anni il prossimo 17 novembre) è arrivato a questi risultati, deve ringraziare se stesso, il Chiang Kai Shek College, l’istituto religioso di Manila dove a 12 anni ha conosciuto la passione per il salto con l’asta, l’inventore di Sergej Bubka, il tecnico ucraino Vitaly Petrov che vive e allena a Formia da almeno due decenni e, soprattutto, l’Atletica Formia Poli Golfo.
Lo sanno in pochi – naturalmente in testa l’enciclopedia telematica più aggiornata del mondo, Wikipedia – ma la società del tandem Vincenzo Scipione e Dimitri Chinappi dal 2021 ha permesso ad Ernest di allenarsi stabilmente sulle pedane del “Bruno Zauli” e di soggiornare in Italia per motivi sportivi…. Come? Semplicemente…tesserandolo come suo atleta effettivo. Naturalmente il neo vice campione del mondo dell’asta quando gareggia nelle competizioni internazionali (Olimpiadi e Mondiali) e nelle prove del circuito della Diamond league indossa la casacca rossa del suo paese d’origine.
Quando partecipa negli altri meeting europei e soprattutto in quelli in programma in Italia – è questo l’accordo – Obiena ha il piacere di vestire la maglia verde della società formiana che in questi giorni ha festeggiato i suoi primi vent’anni di proficua e riconosciuta (soprattutto a livello giovanile) attività.
Obiena sabato sera sulla pedana del National Athletics Centre di Budapest, uguagliando il suo primato personale (stabilito il 10 giugno scorso a Bergen, in Svezia) a sei metri netti, è diventato il primo asiatico a valicare questa quota simbolo che nell’asta certifica la qualità e l’eccellenza. Dopodichè il 23enne Armando Duplantis ha inserito il pilota automatico e, ricordandosi di essere il campione mondiale, europeo ed olimpico in carica, ha fatto il bis iridato a 6.10 superando al primo colpo 5.55, 5.85, 5.95, 6.00, 6.05 e, appunto, 6.10 metri per poi provare a ritoccare di un centimetro il suo primato mondiale (il 6.22 indoor dello scorso febbraio).
Ernest Jhon Obiena è stato inizialmente capace di dare un senso alla gara tenendo alla distanza l’australiano Kurtis Marschall e l’americano Christopher Nilsen, bronzo ex aequo come da regolamento con 5.95 metri superati al primo tentativo e con due errori complessivi a testa commessi nelle misure precedenti. I dirigenti dell’Atletica Formia Poligolfo sono stati tra i primi a complimentarsi con il “loro” campione filippino dell’asta che, dopo l’argento (2015) ai giochi del sud est asiatico, il bronzo (2’017) ai campionati asiatici, l’oro (2018) agli stessi campionati asiatici e Universiadi di Napoli, il bronzo ai mondiali (2022) di Eugene e l’oro ancora ai campionati asiatici di Bangkoch, vuole migliorare ora il piazzamento nella competizione che sinora gli è risultata indigesta: le Olimpiadi.
Obiena ha dato appuntamento a Duplantis a Pairigi il prossimo anno dove l’obiettivo è cancellare quel grigio 11° posto (con 5.70) colto due anni fa ai Giochi di Tokyo. Il campione filippino grazie a Formia si è migliorato di venti centimetri in tre anni, passando dal 5.80 fatto registrare nel Golden Gala del 2020 ai 6 metri tondi tondi di sabato a Budapest.
Da venerdì sera continua a trillare il telefonino della neo azzurra, ex ucraiana, Dariya Derkach. Molte chiamate arrivano a Formia dove la 31enne originaria di Vinnycja, una piccola cittadina a duecento chilometri da Kiev, si allena e vive stabilmente da tempo. Dariya venerdì sera è entrata nel club mondiale che conta del salto triplo classificando ottava con la misura di 14.36 nella gara vinta dalla fortissima venezuelana Yulimar Rojas (15.08) davanti all’ucraina Maryna Bekh Romanchuk (15 metri netti).
“Complimenti a Dariya Derkach che, formiana di adozione, con la misura di 14,36mt, si conferma protagonista della specialità a livello mondiale”. E’ stato questo il sintetico ma efficace post con cui l’Atletica Formia Poligolfo sui suoi profili social si è complimentata con la triplista azzurra, capace di fare meglio a Budapest della vicentina Ottavia Cestonaro (14.05). L’italo-ucraiana nell’intervista video allegata ammette di aver cercato di avvicinarsi alla zona del podio ma il primo salto di 14.36, quantunque possa apparire paradossale, ha condizionato la sua gara.
“Purtroppo pesano e tanto i cinque succ essivi nulli – ha detto – ma non potevo fare diversamente. Avevo bisogno di cogliere la prestazione migliore e questa necessità mi ha provocato qualche errore di troppo. Sono comunque contenta di aver potuto effettuare tutti e sei i salti di finale a coronamento di un anno importante caratterizzato dai soliti problemi fisici”.
Dariya Derkach è arrivata a Budapest con i postumi di un intervento chirurgico ad una caviglia, resosi necessario – ha rivelato – dopo il secondo posto ottenuto in marzo ad Instanbul ai campionati europei indoor con la misura di 14.20 centimetri dopo “anni di bocconi amari ingoiati e tante occasioni sciupate”. A Formia, presso il suo centro di preparazione olimpica “Bruno Zauli”, Dariya, che gareggia per il gruppo sportivo dell’aeronautica, ha trovato quell’equilibrio che inseguiva da quando, nel 2002, è piombata in Italia dalla sua Ucraina. Si era trasferita a Pagani, in provincia di Salerno, ma aveva capito ben presto che per fare atletica ad alti livelli aveva bisogno di un luogo in cui allenarti e crescere giorno. La Derkach non ha potuto gareggiare con la maglia azzurra sino al 2013, anno in cui è volata per l’ultima volta in patria dopo aver respinto le richieste di ottenere la naturalizzazione in Spagna e nel ricco Qatar.
Dieci fa, a 21 anni, colse due risultati importanti, in Francia, ai campionati europei Under 23, con l’argento nel triplo ed il bronzo nel lungo. Da quel momento il buio pesto. Nonostante la possibilità di partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janiero e a quelle di Tokyo nel 2021. I nove italiani assoluti (4 outdoor e 5 indoor) e 26 giovanili (10 promesse, 7 juniores ed altrettanti allieve, 2 cadette) si sono rivelati un magro bilancio per la triplista che a livello internazionale si era dovuta accontentare di un discreto ottavo posto ai Giochi del Mediterraneo nel 2018. Troppo poco per coltivare sogni di gloria. E invece la Derkack ha cambiato allenatore e la sua vitalità l’ha dimostrata lungo la riva sinistra del Danubio alla vigilia di una possibile terza Olimpiadi a Parigi.
Il salto triplo femminile in Italia è in affanno da qualche anno da quando sono uscite di scena le varie Magdelin Martinez, Simona La Mantia e Barbara Lah. Ora l’unica concorrenza arriva dalla vicentina Cestonaro, quarta ad Istanbul e decima venerdì a Budapest . Ma a Dariya interessa altro. Si commuove quando parla dei bambini di Formia e delle società del Golfo che si allenano ogni giorni con lei presso il “Cpo” di Formia: “Che bello essere considerata un esempio di imitare. Loro mi hanno aiutato a superare tanti momenti difficili in occasione dei quali ho ancora meditato di gettare la spugna. Mi hanno dato la forza invece per andare avanti…altro che danno fastidio”.
VIDEO Intervista a Dariya Derkach, triplista