GAETA – Che i rapporti degli albergatori di Gaeta con l’amministrazione non siano più ottimali come un tempo è un fatto risaputo. Se a farli incrinare è stata la decisione salomonica del comune di aumentare la tassa di soggiorno e di diminuire il periodo della applicazione ora si è aggiunta la proposta di deliberazione inserita nell’ordine del giorno “tecnico” – ma tale non è – del consiglio comunale di giovedì mattina alle 9. Ha un oggetto apparentemente ecumenico: “Sviluppo e potenziamento della ricettività turistica nella città di Gaeta. Atto di indirizzo”. Gaeta indiscutibilmente è crescita sul piano turistico – è la filosofia pensiero della proposta di deliberazione – e pertanto la politica deve contribuire a definire per il sostegno al sistema della ricettività locale.
La bozza della delibera immagina che la città possa essere travolta da pellegrini attesi a Roma per il Giubileo, che inizierà tra…15 mesi, (se concessa) dall’Expò del 2030 ma non convince gli stessi albergatori grazie ai quali la città ha perseguito una forma (ancora migliorabile) della destagionalizzazione della propria offerta turistica. Uno di questi è Angelo Spinosa che, titolare dell’hotel Villa Irlanda, ha confermato l’indiscrezione che circola in città da giorni: la proposta di deliberazione non piace alla categoria che “l’ha avuta a ferragosto e, impegnati a favorire l’accoglienza dei nostri ospiti, non abbiamo avuto il tempo e i modi per almeno leggerla ed esaminarla”.
Spinosa è il presidente, poi, dell’associazione che raggruppa la gran parte degli albergatori di Gaeta e ha confermato di aver inviato una Pec al sindaco Cristian Leccese e al presidente del consiglio comunale Davide Speringo per chiedere, sostanzialmente, il rinvio del punto “per tentare di apportare contributi migliorativi”. Il presidente Spinosa definisce “carente” la delibera nel momento in cui non prevede quale possa essere il futuro e la destinazione urbanistica di quegli alberghi che – a Gaeta ce ne sono diversi – “per le più disparate ragioni, di mercato e generazionale dei suoi gestori e proprietari, possano trasformarsi in scatole vuote. La politica deve prevedere il meglio ma anche il peggio del comparto. Ecco perché c‘è bisogno di un tavolo di concertazione finalizzato a migliorare l’atto deliberativo”.
Il presidente degli albergatori non lo dirà neanche sotto tortura ma la categoria comincia a rumoreggiare perché non esclude che questo indirizzo possa favorire la trasformazione urbanistica “attraverso la variante puntuale (con destinazione A) di una certa edilizia residenziale in alberghiera quando già “dispone la preclusione delle istanze di cambio di destinazione d’uso di strutture ricettive, comunque denominate (è il caso dell’ex Hotel Flamingo in Corso Italia?) in immobili e strutture residenziali”.
Tradotto, gli albergatori gaetani temono che possa aumentare la concorrenza nel comparto con appartamenti in pieno centro (ma anche per la piana di Sant’Agostino che, grazie ad una recente deliberazione di Giunta approntata dall’assessore alla polizia locale Stefano Martone e fortemente contestata dal solo ex consigliere comunale di Demos Franco De Angelis, è stata “elevata” per motivi di mobilità a centro urbano?) che diventino alberghi e similari mentre la delibera pronta per andare in consiglio esclude il contrario.
Che ci sia bisogno di una nuova disciplina nel settore lo prevede la stessa amministrazione comunale laddove specifica come a Gaeta “non sono presenti grandi strutture ricettive classificate e l’offerta di posti letto alberghieri o similari non è in grado di soddisfare le potenziali richieste che permetterebbero alla Città ed al comprensorio un posizionamento turistico internazionale (oltre al Giubileo e all’Expo viene menzionato come motivo di attrattore il Festival dei Giovani in programma già da anni).
E’ opportuno avviare azioni a sostegno e salvaguardia della ricettività turistica esistente nella Città, al potenziamento dell’offerta attuale nonché al suo incremento mediante realizzazione di nuove strutture – si legge della proposta di delibera – Da un punto di vista urbanistico/edilizio risulta anche preminente prevedere strumenti a sostegno del potenziamento delle strutture esistenti sia in termini di servizi che in termini di aumento del numero di posti letto. Parimenti appare necessario avviare studi e procedimenti per la programmazione di nuove strutture e modelli di ricettività locale, sia classificata che non. Infine, in linea con la logica del potenziamento dell’offerta ricettiva, appare conseguentemente opportuno sostenere l’attuale offerta turistico/ricettiva, anche attraverso la regolarizzazione di una giusta ed opportuna pianificazione urbanistica che, se non coerente con l’indirizzo politico espresso, rischia invece di compromettere il sostegno, lo sviluppo ed il potenziamento dell’offerta ricettiva locale”.
Insomma “lo sviluppo del settore rappresenta anche la crescita occupazionale locale nonché la strutturazione di servizi ed attività complementari attinenti alla valorizzazione culturale e ambientale del territorio”
L’atto di indirizzo, a proposito della piana di Sant’Agostino, oltre ad individuare ed attuare “ strumenti e/o programmi finalizzati al potenziamento dell’offerta turistica locale in termini di sviluppo delle strutture esistenti sia come posti letto che come nuovi servizi”, sollecita l’”individuazione di aree e zone della Città dove poter sviluppare la pianificazione di nuove strutture ricettive classificate e non, tali da poter rafforzare un sistema di accoglienza che proietti il territorio ad un livello internazionale”.
Come? Modificando gli strumenti urbanistici vigenti e a non caso la proposta di deliberazione, inviata alla Regione e “agli uffici territoriali di interesse in base alla normativa vigente”, dà “ mandato ai competenti dipartimenti dell’Ente di adottare gli indirizzi contenuti nella presente deliberazione, in particolare applicando gli stessi ai procedimenti in itinere”. Sono gli stessi uffici deputati a rilasciare sanatorie edilizie le cui istanze sono pendenti da anni (ex hotel Flamingo?). Ecco perché questa proposta di delibera, al di là della legittima richiesta di rinvio degli albergatori, non attendere tempi biblici per la sua approvazione.