SUD PONTINO – Fu legittima la decisione assunta lo scorso 22 maggio dall’amministratore unico della “Futuro Rifiuti zero” Raffaele Rizzo di trasferire i rifiuti indifferenziati prodotti dai comuni di Formia e Ventotene dal centro di trattamento del Centro Servizi ambientali di Castelforte a quello della Saf di Colfelice? Era accompagnata da una legittima attesa la discussione mercoledì mattina dell’articolato ricorso davanti la sezione di Latina del Tar del ricorso presentato dal gruppo imprenditoriale della famiglia Giuliano-Ambroselli contro la decisione – assunta in maniera “unilaterale” – dell’amministratore della “Frz” scelto, dopo una selezione fiduciaria, dal sindaco di Formia Gianluca Taddeo.
Il Tar – presidente Roberto Savoia – avrebbe potuto respingere il ricorso del Csa (e dunque avallare in quel caso la legittimità del provvedimento dell’amministratore Rizzo) e, invece, a sorpresa ha rinviato la discussione nel merito del ricorso redatto dall’avvocato Gianluca Sasso al prossimo 22 novembre. La posta in palio era ed è altissima sul piano economico-finanziario ed il Tar ha deciso di prendere tempo dopo la presentazione di una copiosa memoria presentata un po’ da tutte le parti in causa, soprattutto dall’avvocato Vittorina Teofilatto( che non era fisicamente presente all’udienza) nominata dall’amministratore Rizzo.
La difesa della “Frz” – cui si sono affiancate nella discussione del ricorso del Csa la Regione e la Saf di Colfelice (assistita quest’ultima dall’avvocato Francesco Scalia – ha rinnovato essenzialmente due capisaldi della sua decisione di inviare in Ciociaria i rifiuti indifferenziati che i comuni di Formia e Ventotene, attraverso la loro municipalizzata, conferivano a meno di 20 chilometri distanza. E cioè che il sito del Csa non aveva la necessità idoneità – aveva un sistema di solo trattamento meccanico a differenza di quello della Saf che è un Tmb – per ospitarli e poi perché la struttura avrebbe contribuito, almeno al prossimo 31 dicembre, “un innegabile e cospicuo risparmio economico” rispetto ai costi praticati dal sito di Suio.
E’ una versione, quest’ultima, sempre contestata dal Csa facendo leva sulle autorizzazioni rilasciategli dalla direzione regionale del ciclo dei rifiuti (non ultima quella che lo eleva a sito dotato di un trattamento meccanico biologico come quello della Saf), sulla circostanza che tutti i comuni del circondario continuano ad utilizzarlo per lo smaltimento dei propri indifferenziati “a conferma della non veridicità dell’accusa circa l’applicazione di un aggravio dei costi che peraltro decide la Regione” e poi soprattutto per quanto prevede il Codice dell’ambiente che obbliga i comuni e le società concessionarie, in base al principio normativo di prossimità, a smaltire i propri rifiuti nel sito autorizzato geograficamente più vicino. Appunto quello di Castelforte relativamente ai comuni di Formia e Ventotene.
Il Tar a sorpresa ha deciso di rinviare la sua decisione nel merito anche per altre eccezioni questa volta sollevate dall’avvocato Sasso sul conto dell’operato dell’amministratore Rizzo e della stessa Frz. Ha avanzato in una memoria integrativa un primo quesito. Fu corretto affidare il 22 maggio il servizio alla Saf ed il giorno dopo stipulare contratto? Secondo il Csa è stato violato l’articolo 32 del Codice degli appalti allora vigente. Nel senso che tra il conferimento di un incarico e la stipula del contratto devono intercorrere 30 giorni per presentare “a chiunque” di presentare eventuali osservazioni. Questo limite temporale non sarebbe stato rispetto perché la “Frz – a dire dell’avvocato del Csa – aveva fretta”.
E poi una “preoccupante perplessità” è stata avanzata sull’operato della stessa amministrazione comunale di Formia – socio di maggioranza della Frz – accusata di una “palese superficialità” che ora potrebbe mettere in discussione l’operato e l’attività industriale dell’ex Formia Rifiuti zero. Il suo legame in house con il comune, della durata di otto anni era scaduto il 31 dicembre. La Giunta con la delibera numero 47 del 10 marzo lo rinnovò per ulteriori quattro anni ma senza specificare con quale impegno economico dell’ente che dal 2014 al 2022 era stato di 6 milioni e 640 mila euro.
E se nel frattempo fosse aumentato con un indiretto riferimento sul peso della Tari e, dunque, per le tasche di migliaia di formiani? Ma non è finita. Il Csa afferma un’altra cosa. Il conferimento al Csa in house non avrebbe dovuto deliberarlo la Giunta ma il Consiglio comunale, l’unico organismo deputato e competente, ai sensi dell’articolo 42 del decreto legislativo 267/2000, ad “assumere gli atti in materia di organizzazione e gestione dei servizi pubblici locali con rilievo economico”.
Insomma il nuovo atto di affidamento è stato adottato da “un organico incompetente”. “Ammettiamo che la Giunta abbia deliberato con i poteri del consiglio comunale perché c’era un’urgenza – ha concluso sfiorando il sarcsamo l’avvocato Sasso che del comune di Sessa Aurunca è stato a lungo vice sindaco – ma quella delibera numero 47 nei successivi 60 giorni sarebbe dovuta essere ratificata dal consiglio comunale di Formia. Non ci risulta che ciò sia avvenuto”. O almeno.