Il Carabiniere Luigi Capasso avrebbe potuto riottenere la pistola d’ordinanza con cui fece fuoco contro le figlie Alessia e Martina, di 8 e 13 anni, e ferì gravemente la moglie Antonietta Gargiulio nella loro abitazione nel quartiere San Valentino a Cisterna il 28 febbraio 2018? A rilanciare di nuovo questo interrogativo è stata proprio la donna, assoluta protagonista martedì nella nuova udienza a carico dei medici – quello di famiglia Quintilio Facchini ed il maggiore Chiara Verdone, medico militare nel servizio di infermeria del presidio di Velletri – indagati a piede libero di omicidio colposo.
La donna ha raccontato nel corso dell’udienza che si è tenuta a porte chiuse di aver subito, prima della mattanza, minacce del marito e di aver inviato reiterate segnalazioni alla Questura e all’Arma dei carabinieri sulla situazione del marito, poi suicida dopo aver ucciso le due figlie. I medici a processo davanti al giudice monocratico sono accusati di aver emesso specifiche certificazioni grazie alle quale il Carabiniere era riuscito a ottenere nuovamente la pistola, la stessa arma dei Carabinieri gli aveva tolto.
Antonietta Gargiulo ha risposto a tutte le domande del giudice Fabio Velardi e dei sostituti procuratori Daria Monsurrò e Giuseppe Bontempo, ricordando i comportamenti del marito, le sue minacce quando erano ancora sposati e che erano aumentate dopo la decisione di lei di separarsi. Come in quella circostanza in cui il marito si era presentato davanti al suo posto di lavoro e l’aveva minacciata alla presenza dei colleghi e lei aveva deciso di segnalare i comportamenti dell’uomo prima alla Questura poi ai Carabinieri.
Antonietta Gargiulo contro i due medici che ebbero a che fare con il marito si è costituita parte attraverso l’avvocato Claudio Botti, un’iniziativa che ha assunto sul piano processuale l’associazione ‘Differenza Donna’ che ha realizzato un centro antiviolenza intitolato proprio ad Alessia e Martina. La difesa dei due medici a processo, rappresentata dagli avvocati Orlando Mariani, Luciano Lazzari e Carlo Arnulfo , ha confermato come la donna avesse avuto con rappresentanti delle istituzionali e della stessa Arma quando aveva capito che la situazione coniugale stava degenerando in peggio.
Altri testi della Procura di Latina saranno sentiti nella prossima udienza del processo in programma il prossimo 21 novembre.