GAETA – Perché non sono mai partiti i lavori di realizzazione di un centro di alta diagnostica specialistica all’interno dell’ospedale “Monsignor Luigi Di Liegro” di Gaeta? Se vi fossero, di chi sarebbero le responsabilità (anche di natura erariale) dal momento che le sofisticatissime attrezzature acquistate grazie a precise donazioni hanno bisogno di essere utilizzate per non essere considerate “inutilizzabili”? Chi, tra Comune di Gaeta e Asl, è venuto meno ai suoi impegni per trasformare il nosocomio intitolato alla memoria del fondatore della Caritas Diocesana di Roma quale struttura per affrontare e prevenire nuove emergenze sanitarie come quella del Covid 19?
Lo scriveva il direttore generale dell’Asl di Latina Giorgio Casati nella delibera numero 1263 del 4 novembre 2020 quando dava esecutività ad un precedente protocollo d’intesa per dare il via ad mirati lavori edili ed impiantistici per trasformare in una parte interrata del ”Monsignor Di Liegro” in un centro diagnostico polispecialistrico. Avrebbe dovuto sostenere l’offerta sanitaria pubblica a tutela della prevenzione e della salute di tutti i cittadini del comprensorio meridionale della provincia di Latina contribuendo a ridurre finanche le lunghissime liste di attesa. E invece quel cantiere non è stato mai aperto nonostante la convenzione tra l’Asl e l’amministrazione comunale di Gaeta avesse una durata triennale e, dunque, è sul punto di diventare carta straccia.
Sono molti cittadini, organizzazioni sindacali e associazioni di volontariato a rilanciare e a denunciare la mancata attivazione del servizio nella fase in cui il Covid, seppur trasformato, è tornato a mordere in concomitanza della stagione autunnale e dell’inizio dell’anno scolastico. Di questo centro di alta diagnostica – era prevista l’installazione di una Tac, di due ecografi e di un mammografo – si è cominciato a parlare ufficialmente il 15 aprile 2020 quando l’emergenza pandemica era ai suoi arbori e nessuno avrebbe immaginato cosa avrebbe rappresentato sul piano sociale ed economico anche per il Golfo.
L’allora direttore generale dell’Asl Casati con la deliberazione numero 490 recepì un protocollo d’intesa con il comun e di Gaeta che, in piedi da alcuni mesi (ancorprima dei primi casi da Coronavirus), prevedeva alcune cose. Il comune acquistava le strumentazioni e le attrezzatture utilizzando risorse economiche – fondi frutto di contributi e donazioni, per oltre 750mila euro, di soggetti privati, imprese, fondazioni, aziende internazionali, enti e istituzioni straniere – che concedeva all’Asl di Latina in comodato d’uso gratuito da destinare esclusivamente all’interno dell’ospedale “Monsignor Di Liegro” (sede del distretto socio sanitario Latina 5) o, comunque, all’interno di una struttura ricadente nel territorio comunale di Gaeta.
L’Asl, d’altro canto, assumeva l’impegno a farsi carico di tutte le spese strutturali per garantire la conformità dei locali e l’installazione delle attrezzatture acquistate nonché di ogni costoi per la gestione, ordinaria e straordinaria, dei locali e degli stessi macchinari. Manca la certezza ma se il centro diagnistico all’interno dell’ospedale di Gaeta non è mai partito è dovuta ad una promessa non mantenuta da parte della stessa Asl di Latina relativamente al reclutamento del personale, medico, infermieristico e tecnico, necessario per lo svolgimento dell’importante attività sanitaria.
In più l’Asl si impegnava annualmente ad inviare al comune di Gaeta i dati sull’attività svolta. Le attrezzature acquistate con le donazioni e i contributi sono ancora imballate in un seminterrrato dell’ospedale di Gaeta e, se messe in condizione di funzionare, farebbero la fortuna, per esempio, dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia. Si tratta di una Tac di ben 128 strati, di un ecografo di ultima generazione, di un sistema telecomandato per esami radiografici, fluoroscopici e digitali e di un’attrezzattura mammografica digitale con tomosintesi.
La Tac a 128 strati (un tomografo Ct 128 strati Somaton e telecomandato Lumisoin Drf Max – cosi si chiama) è una strumentazione ipertecnologica che consente, grazie alla velocità di esecuzione e a potenti software di ricostruzioni delle immagini, di effettuare esami di alta qualità utilizzando bassi dosi di radiazioni anche in pazienti affetti da patologie dell’apparato cardiovascolare. Si tratta di un’eccellenza tecnologica che, desolatamente ancora imballata, costituisce un avanzamento strutturale sostanziale rispetto allo standard delle macchine a 16 e 64 strati in dotazioni ad altre e comuni strutture ospedaliere della stessa Asl. E le donazioni furono davvero prestigiose.
A volere la nascita di questo centro di alta diagnostica furono, tra gli altri, la “Cy Twombly Foundation” (dal nome d’arte di Cy Twombly, al secolo Edwin Parker Junior, il mito statunitense dell’arte contemporanea che ha vissuto a lungo a Gaeta,nella sua bella villa nel parco urbano di Monte Orlandi, sino alla morte avvenuta nel 2011) rappresentata da Nicola Del Roscio, l’Ordine Costantiniano di San Giorgio, l’Eni e la Marina Militare statunitense, la cui nave ammiraglia “Mount Whitney” mise a disposizioni, acquistandoli, due ecografici multisciplinari di ultima generazione per l’esecuzione di esami addominali e cardiologici per adulti e bambini, di indagini vascolari e di ecografie scheletriche.
L’accordo, inapplicato tra il comune di Gaeta e l’Asl, prevedeva l’apposizione di una targa all’ingresso di un centro di diagnostico del “Di Liegro” che indicasse la denominazione, la data dell’inaugurazione, il contributo dei donatori ed altre informazioni utili a sottolineare l’impegno dell’amministrazione comunale gaetana. Nessuno ha ancora dato l’incarico per realizzare questa targa ma ora preoccupa non poco una postilla della deliberazione numero 490 del 15 aprile di tre anni dell’ex direttore Casati. E cioè che le attrezzature donate e date in comodato d’uso gratuito non fossero state più allocate all’interno del territorio del comune di Gaeta le stese sarebbero dovute ritornare in proprietà e possesso del comune denominatore.
Problematiche ed eccezioni che rappresentano il miglior pane companatico per i Pm della Procura regionale della Corte dei conti. O almeno.