NETTUNO – Quello del febbraio 2018 ai danni di un’auto di servizio della Guardia di Finanza di Nettuno non fu un incendio. Semmai fu un tentativo di rogo. La Corte di Appello di Roma è tornata a pronunciarsi su questo misterioso e inquietante episodio dopo che la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della difesa, aveva annullato la condanna inflitta a un 40enne di Nettuno, P. I., ritenuto responsabile di essere il mandante di due cittadini di nazionalità egiziane che nel febbraio di cinque anni fa, in piena notte, diedero fuoco ad un’autovettura della Guardia di Finanza (andò completamente distrutta) con le fiamme che procurarono diversi danni all’edificio.
L’uomo, assistito dagli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Marialibera De Santis, avrebbe avuto – secondo la ricostruzione operata dalla Procura di Velletri, che ne chiedeva la condanna a 6 anni di reclusione – come movente quello di operare una ritorsione contro i militari in seguito ad un sequestro di droga e di denaro in contante per circa 15 mila euro subiti nei mesi precedenti. Questa è sempre un’ipotesi contrastata dalla difesa dal momento che a quel sequestro seguì un provvedimento del Giudice di dissequestro e la restituzione del denaro. Nella sua nuova pronuncia, la seconda sezione della Corte di Appello ha questa volta accolto in parte il ricorso della difesa e ha – come detto – riqualificato il fatto come tentativo di incendio.
Il rogo non raggiunse in pieno il suo scopo per l’immediato intervento dei Vigili del Fuoco. E così che la Corte d’Appello ha dimezzato la condanna inflitta in primo grado al 40enne a 3 anni. L’avvocato Cardillo Cupo ha preannunciato, tuttavia, un nuovo ricorso in Cassazione (bisognerà attendere 45 giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza di secondo grado) poiché le prove raccolte a carico del suo assistito – fondate quasi esclusivamente sulle dichiarazioni rese da uno dei due autori materiali del fatto – sarebbero insufficienti a ritenerlo il mandante di questa vicenda.