LATINA – Subisce, a sua insaputa, di aver subito un intervento chirurgico, peraltro non necessario, ad un tendine del braccio sinistro e, a distanza di otto anni dai fatti, ottiene un risarcimento danni. A sentenziarlo è stata il giudice Gianna Valeri della seconda sezione civile del Tribunale di Latina che ha condannato la società proprietaria dell’Icot di Latina, la Giomi spa, e l’ortopedico che nel maggio 2018 operò la donna, 70enne di Formia, al braccio ma senza chiederle il preventivo e dovuto assenso.
La paziente, assistita dall’avvocato Luca Cupolino, solo al momento delle dimissioni dalla struttura della Pontina di essere stata sottoposta ad un intervento chirurgico (“reinserzione del tendine sovraspinoso con ancora Healix Advance, tenotomia del clbb, acromionplastica in artroscopia”) diverso rispetto a quanto prospettato nel corso di una precedente visita specialistica.
Nel contenzioso instauratosi davanti la dottoressa Valerio l’avvocato Cupolino aveva fatto rilevare una condotta comportamentale dei medici dell’Icot non proprio ortodossa. La paziente ora 70enne subì senza il suo avallo per iscritto – come detto – un intervento chirurgico non necessario; la diminuzione della forza del braccio sinistro; una sostanziale differenza del profilo muscolare dei bicipiti.
La paziente, peraltro medico, si era rivolto al chirurgo che l’ha poi operata lamentando “un fastidio crescente alla spalla sinistra, causato da una lesione al tendine sovraspinoso, come emerso dagli esami clinici ritualmente effettuati”. Lo stesso chirurgo confermò questa diagnosi all’esito della visita e dell’esame obiettivo aveva concluso per la necessità di intervenire chirurgicamente con un intervento di reinserzione del tendine lesionato.
Cosa successe invece? Lo scrive il giudice onoraro Valeri sulla scorta di una favorevole consulenza di parte: “Oltre all’intervento di reinserzione del tendine lesionato (tendine sovraspinoso spalla sinistro) era stata praticata alla donna anche una tenotomia, ovvero un taglio, del tendine CLBB della spalla sinistra, senza esserne stata preventivamente informata e soprattutto senza alcuna ragione medica ed anche in modo incompleto”.
In effetti la paziente ora 70enne di Gaeta lamentò come “dalla maldestra esecuzione dell’intervento avesse causato con la recisione di un tendine sano una rilevante riduzione della forza del braccio sinistro con permanenza di frequenti dolori ed altresì un danno estetico, data la differenza tra il profilo muscolare dei due bicipiti, con ripercussioni sulla vita di relazione”. Il tribunale di Latina con questa sentenza di condanna al risarcimento danni ha evidenziato come il “comportamento del sanitario coinvolto sia stato caratterizzato da una grave violazione degli obblighi di perizia e diligenza”.
I legali della “Giomi spa”, gli avvocati Maria Ester Balduini e Simonetta De Carolis, avevano sottolineato l'”insussistenza di nesso di causalità e di responsabilità medica”.