Mentre le forze dell’ordine, ai diversi livelli, hanno intensificato da settimane la propria attività , preventiva e repressiva, contro lo spaccio di sostanze stupefacenti sul territorio del sud pontino, l’ultima è stata una settimana “horribilis” per le difese presenti in tre dibattimenti scaturite da altrettante operazioni di polizia giudiziaria che hanno smantellato organizzazioni (a volte i suoi componenti sono quasi gli stessi) dedite al trasporto dalla vicina Campania di ingenti quantitativi di droga e alla gestione dello spaccio nei centri del Golfo.
L’udienza dell’ultimo processo che è stato celebrato in ordine di tempo è stata una doccia fredda per le difese che stanno assistendo i membri del sodalizio che, smantellato dal commissariato di Polizia e del gruppo della Guardia di Finanza di Formia, sarebbe stato capeggiato da Carmina Fustolo. Dopo un rinvio di una settimana il sostituto procuratore Francesco Gualtieri ha detto di “no” ad una sorta di richiesta di transazione ventilata dagli avvocati Di Gabriele, Cardillo Cupo, Samarelli, Marrocco e Matteo e Vincenzo Macari.
Il Pm Gualtieri (che nel dibattimento sta sostituendo il dottor Corrado Fasanelli, nel frattempo nominato capo della Procura di Tivoli), dopo un consulto con vertici della Direzione Distrettuale antimafia di Roma, ha escluso che il processo potesse essere definito con l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga nella forma più tenue previsto dal comma 6, anziché del primo, dell’articolo 74 del Dpr 309/90. Ora la strada per il collegio di difesa si rende oltremodo tortuosa in considerazione della notevole mole di intercettazioni telefoniche ed ambientali registrate oltre ai sequestri di sostanza stupefacente effettuati in corso delle indagini svolte dalla Polizia e dalle Fiamme Gialle.
La proposta fatta in corsa dalle difese era la seguente: il riconoscimento della forma più lieve dello spaccio di droga “in cambio” di un processo più snello e smart. E invece il rappresentante della Dda di Roma ha detto di “no” a questa forma di “accordo”. E così che nella prossima udienza del 5 ottobre dovranno sfilare dinanzi al Collegio A del Tribunale di Cassino ben 12 testimoni di accusa che, a vario titolo hanno curato le indagini, tra ispettori del Commissariato di Formia e inquirenti del gruppo cittadino della Guardia di Finanza.
Presso la terza sezione penale della Corte d’Appello di Roma era stato celebrato il processo di secondo grado nei confronti delle otto delle 20 persone che vennero arrestate dai Carabinieri del Comando provinciale di Latina e della Compagnia di Formia nell’ambito dell’inchiesta “Touch&Go”. Alcune delle condanne sentenziate il 6 luglio 2021 dal Gup del Tribunale di Roma Angela Gerardi (con le ipotesi accusatorie di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione di armi e materiale esplodente, lesioni, minacce e violenza) sono state confermate dai giudici d’appello. E più precisamente quelle per Raffaele Scotto (16 anni e 8 mesi), per Stefano Forte (18 anni e 2 mesi), per Amedeo Prete (17 anni) e per Valentino Sarno (3 anni).
Hanno ottenuto un leggero sconto, invece, rispetto ai verdetti del Gup Gerardi, i vari Domenico Scotto – ritenuto insieme al fratello alla testa dell’organizzazione – che dovrà scontare 18 anni, 5 mesi e 18 giorni di reclusione (gli sono stati “revocati” 12 giorni di carcere rispetto alla sentenza di primo grado per l’assoluzione beneficiata relativamente ad uno episodio di spaccio datato 30 agosto 2018), Carmine Brancaccio (6 anni e 10 mesi contro 8 anni e 4 mesi), Michele Aliberti (13 anni e 10 mesi contro 16 anni e 8 mesi) e Massimiliano Mallo (due anni e due mesi contro i 3 anni inflitti due anni fa). Il collegio difensivo composto dagli avvocati Enrico Mastantuono, Massimo Signore, Pasquale Cardillo Cupo, Biondi, Capozzi, Cincioni, Dello Iacono e Fortunato hanno annunciato la presentazione di un ricorso in Cassazione ma per farlo dovranno attendere le motivazioni del processo d’appello attese nei prossimi 90 giorni.
Trascorrevano alcune ore ed altre pesantissime condanne caratterizzavano la sentenza emessa dal Gup del Tribunale di Roma Mariaclementina Forleo nei confronti di tre delle tredici persone che furono arrestate dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione anti droga “Traqueteros” per precedenti di spaccio risalenti al 2019. Al termine del rito abbreviato un’altra condanna, la seconda nel giro di 24 ore, arrivava per Domenico Scotto: 18 anni di reclusione (a fronte di una richiesta a 16 anni e 8 mesi) per lui nonostante gli sono riconosciute le attenuanti equivalenti alle aggravanti e l’utilizzo delle armi. Il Gup Forleo, inoltre, ha condannato Walter Palumbo a nove anni di reclusione (14 anni la richiesta della Dda romana) e Vincenzo Stanganella a sette anni e quattro mesi che peraltro è stata l’entità della requisitoria. Se le altre dieci persone sono in attesa di essere processate con il rito ordinario davanti il Tribunale di Cassino, i legali di Scotto, Palumbo e Stanganella, gli avvocati Enrico Mastantuono, Domenico Dello Iacono, Vito Castronuovo e Manuela Filaseta, hanno preannunciato ricorso in Appello ma attenderanno di conoscere le motivazioni della pesante sentenza del Gup Forleo.