GAETA – Leone Tolstoj avrà già perdonato la redazione e l’editore de “La Gazzetta di Gaeta”. “Guerra e pace” è il titolo dell’ultimo numero, l’undicesimo, della nuova rivista trimestrale rilanciata dalle edizioni “Aliribelli” per raccontare la storia, la cultura e la vita contemporanea della città ma anche del suo territorio. Che non potesse essere scelto un tema migliore e attuale per l’ultimo numero de “La Gazzetta” la conferma è arrivata dalla sua numerosa, qualificata e partecipata presentazione avvenuta presso i sempre accoglienti e amichevoli locali dell’Old Station.
La serata, magistralmente presentato da un gaetano come Erasmo Lombardi Di Perna che eccelle sempre per la sua umana e generosa gaetanità, è servita per sottolineare lo storico rapporto che lega la città alle guerre, di qualsiasi tipo e origine. L’ultimo numero de “La Gazzetta di Gaeta” evidenzia come la città, anche complice la sua struttura morfologica e naturale, abbia dovuto subire sulla sua pelle l’etichetta di essere stata e di essere tuttora una servitù naturale. Si tratta di una caratteristica che alla distanza ha inciso sul dna, sul mondo di pensare e di agire dei suoi cittadini che nel corso del tempo sono stati costretti a convivere, nella buona e nella cattiva sorte, con le guerre.
Il merito dell’ultima fatica redazionale dei vari Luca Di Ciaccio, Milena Mannucci e Sabina Mitrano è stata anche di quella mostrare l’altra (ottimistica, si fa per dire) faccia della medaglia, di una Gaeta che, nonostante tutto, ha sempre rappresentato un ponte nel mare del pace che dopo 80 anni perdura fortunatamente ancora anche se “facciamo ancora i conti con le memorie del passato e le paure del presente” – ha scritto sulla copertina dell’ultimo numero del “La Gazzetta di Gaeta” il suo attivo e apprezzato editore Jason R.Forbus.
All’undicesimo numero de “La Gazzetta” hanno fornito il loro prezioso contributo, tra gli altri, oltre ai tre redattori, Ernesto Bonelli, Lino Sorabella, Flavia Mannucci, Alfredo Saccoccio, Davide Burricco, Aurelio Musi, Carlo Di Nitto, Orazio Ciacchi, Salvatore Gonzales, Olimpio Di Mambro, Antonella Di Schino, Francesco Saverio De Chirico, Antonino Piras, Gian Paolo Caliman, Rima Comelli, Cosmo Carriere , Erasmo Lombardi Di Perna, Salvatore Antetomaso e Francesco Di Chiappari.
“Gaeta sarà diventata una città turistica e culturale ma se vai a grattare la sua scorza – dice Luca Di Ciaccio nell’intervista video allegata – ti accorgi che Gaeta è rimasta una città militare. Un esempio? La mattina, nei presso di Molo Sant’Antonio, si sentono suonare a tutto volume due inni, quello di Mameli e quello americano per la presenza della base della Sesta Flotta della Nato. Questo numero non offre in maniera didascalica quanti conflitti e guerre sono stati affrontati, direttamente e non, dalla città. Abbiamo avuto la pretesa di analizzare sul piano umano e culturale i dolori e le sofferenze patite da Gaeta per gli assedi subiti nel corso del tempo”.
E’ un simbolico viaggio nella storia, dunque, che cerca di mettere in risalto quanto ancora c’è della mentalità militare di Gaeta con tutte le sue caratteristiche e avversità come evidenzia nel suo pezzo Lino Sorabella sulle traversie subite dagli obiettori di coscienza o le confessioni di un marinaio ammalatosi dopo essere contagiato dall’uranio impoverito.
“La Gazzetta di Gaeta” è sempre meno di Gaeta e nell’’ultimo numero affronta e ricorda due disastri aerei che, poco conosciuti all’opinione pubblica, si verificarono sui Monti Aurunci nel territorio di Maranola a Formia: il primo con un carico di gioielli dal valore inestimabile verificatosi 85 anni fa quando morirono 19 persone a bordo di un trimotore dell’aviazione fascista di ritorno dal matrimonio della principessa d’Albania. Il secondo avvenuto nel 1984 quando un aviere di Pomezia morì in circostanze rimaste avvolte nel mistero durante un’esercitazione ad alta quota ai confini con il comune di Itri.
“Quale sarà il futuro prossimo di Gaeta ? – si è interrogato nella sua prefazione al volume l’editore James R.Forbus – I contributi ospitati aprono una finestra sui popoli e sugli eventi che hanno definito il nostro rapporto con le armi mostrandoci come la servitù militare continui ad influenzare il carattere di una città eternamente ibrida”.
Sarà stato un gioco del destino ma la presentazione dell’ultimo numero de “La Gazzetta di Gaeta” c’è stata nella giornata in cui il panorama culturale della città si è impoverita dopo la scomparsa di una pietra angolare della crescita culturale e sociale qual è stato nel corso della sua esistenza il professor Luigi Cardi.
Luca Di Ciaccio rivela come Cardi guardasse con interesse il ritorno da tre anni nelle edicole e nelle librerie de “La Gazzetta di Gaeta”, ha confermato alcune sue collaborazioni ed un aneddoto rivelato nel numero 5 da Damiano Ciano sui “Comizi”. Il professore universitario alle amministrative del 1994 è stato sul punto di scippare al dentista Silvio D’Amante la candidatura a sindaco per il centro sinistra. Quando in una conferenza stampa dell’hotel Mirasole interruppe un’azianda donna che gli esclamò a muso duro: “Luigi, lassa perdè”. Quella donna era la madre del professor Cardi. E la storia politico amministrativa prese una piega che tutti conoscono. Nella parte conclusiva dell’intervista Luca Di Ciaccio è intervenuto nel dibattito sollevato sui social sulla mancata proclamazione da parte del comune di Gaeta di una giornata di lutto per commemorare l’opera e la figura del professor Cardi .
“I lutti cittadini, l’intitolazione di una strada, le cerimonie alla memoria dovrebbero dirci molto di noi e cosa noi vogliano ricordare del passato, più o meno recente. Le dimenticanze o le cose che si ricordano non aggiungono o non tolgono nulla alla vita esemplare qual è stata quella del professor Cardi – conclude Luca Di Ciaccio – Il professor Cardi non avrebbe avuto bisogno per un giorno di una bandiera a mezz’asta del comune di Gaeta. Ma forse ne avremmo avuto bisogno noi ….”
Peccato.
Luca Di Ciaccio, redattore “La Gazzetta di Gaeta”
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