FORMIA – Hanno suscitato un dibattito nel sempre più sonnacchioso e distratto centro sinistra formiano le dichiarazioni rilasciate dall’avvocato Gianluca Giattino (ex Verdi e Margherita) per sottolineare la valenza politica del debutto delle primarie avvenuto trent’anni fa, il 12 settembre 1993. L’evento, tra i primi adottato in Italia per la scelta del candidato a sindaco del fronte progressista, ha rappresentato un autentico spartiacque per il centro sinistra che, grazie al vincitore delle stesse primarie Sandro Bartolomeo (si classificarono subito dopo Francesco Carta, il promotore di questo strumento a Formia, ed il compianto Aldo Di Cuffa di Rifondazione Comunista), vinse quasi passeggiando le successive amministrative del 21 novembre e del 5 dicembre 1993.
Fu una vittoria storica perché, nonostante la Dc terremotata dalle inchieste giudiziarie della Procura di Latina, consentì al centro sinistra formiano di battere uno schieramento che tre anni prima, alle amministrative del 5 e 6 maggio 1990, aveva conquistato 28 consiglieri comunali su 40. Neppure il partito Comunista bulgaro era arrivato a tanto.
Le dichiarazioni di Gianluca Giattino sono state lette e rilette nelle ultime ore da tanti protagonisti di quella stagione politica – alcuni dei quali ancora impegnati attivamente nell’azione politica – e hanno creato un contrapposto stato d’animo al quattro volte sindaco di Formia Sandro Bartolomeo. A dire di Giattino dallo svolgimento delle primarie nacque la lunga esperienza amministrativa del centrosinistra a Formia. A trent’anni di distanza, quindi con la giusta distanza storica, forse è il caso di iniziare a fare qualche riflessione – aveva dichiarato l’avvocato Giattino – “Sono anni di luci ed ombre, entusiasmi e delusioni, insomma sono stati anni vissuti: pero’ a distanza di trent’anni, appunto, cosa è rimasto a Formia di quell’esperienza? Quello che mi interessa evidenziare in queste riflessioni, tralasciando il dato amministrativo, è il mero dato politico. Possiamo sicuramente dire che non siamo stati in grado di imporre un modello politico di riferimento. La vulgata facile ed autoassolutoria di ‘Formia città di destra’, non convince! Formia nel 1993 ci affido’ entusiasticamente il suo futuro, noi avremmo dovuto in quella fase, dimostrare , vorrei dire, imporre un’altra visione politica della citta’. Forse partimmo anche bene (difatti le successive elezioni politiche ed amministrative del 1997, consegnarono un discreto apprezzamento numerico dello schieramento progressista), poi ci perdemmo!”.
L’ex sindaco Bartolomeo avrebbe fatto fatica a celare il suo personale disappunto quando Giattino è stato durissimo nei suoi riguardi affermando testualmente “Ci perdemmo, credo, inseguendo una meschina contingenza numerica, fatta di accordicchi tendenti a mantenere maggioranze consiliari e liste di appoggio, politicamente e, spesso, socialmente, irriconoscibili rispetto i nostri valori. Si decise in buona sostanza di vincere le elezioni, non di governare Formia, imponendo un modello politico di progresso. Si gioco’ sugli equilibri intorno alle persone e si perse di vista un progetto politico collettivo”.
Sandro Bartolomeo ha diffuso una breve nota in cui polemizza apertamente con l’avvocato Giattino. L’ha fatto ricorrendo al sarcasmo: “In sintesi, abbiamo perso perché prima abbiamo vinto troppo. L’abbiamo fatto con gli accordicchi grazie ai quali, lui , l’avvocato Giattino, però, nominava assessori. Vorrei ricordargli che nei mandati degli ‘accordicchi’ abbiamo, tra l’altro, permesso a questa città di recuperare la sua identità, di rendere fruibili alcuni suoi gioielli archeologici ( a partire dal Cisternone Romano a Castellone), abbiamo istituita la Formia Rifiuti Zero (poi Futuro Rifiuti Zero ndr) e costruito tre scuole ( Penitro, Gianola , Castagneto) e abbiamo aperte due biblioteche per bambini. Mi dispiace che questi ed altri risultati l’avvocato Giattino correttamente non li menzioni ora. Non vorrei pensare che provi un po’ di vergogna a farlo“.
L’avvocato Giattino alle ultimi elezioni amministrative del 2021, di cui martedì e mercoledì ricorrono il secondo anniversario, decise di far parte della coalizione del Pd che, candidando a sindaco il farmacista Luca Magliozzi, ha sventolato la carta d‘identità in faccia a Sandro Bartolomeo. Il direttivo Dem – non va mai dimenticato che la federazione provinciale di Latina era stata commissariata dopo i guai giudiziari dell’ex segretario pontino Claudio Moscardelli – aveva bocciato al fotofinish e con uno scarto risicato la proposta del neuropsichiatra infantile di far parte di una coalizione trasversale (con componenti politiche del centro destra) che candidava a sindaco l’infettivologo Amato La Mura.
Le elezioni amministrative al termine del ballottaggio del 17 e 18 ottobre di due anni fa le vinse il sindaco in carica Gianluca Taddeo ed il nuovo corso giovanile del Pd che, pur di esautorare il “vecchio” quattro volte sindaco Bartolomeo, decise di lasciare libertà di voto. Un fatto è certo: il sancosimese Taddeo è diventato sindaco di Formia grazie allo scarto elettorale garantito dai componenti di un condominio. E il Pd? Molti suoi dirigenti la sera del vittorioso ballottaggio era in piazza a festeggiare legittimamente il nuovo sindaco di Formia.
La conclusione dell’ex sindaco Bartolomeo è caustica e severissima: “Adesso vinceremo duri e puri. Quando? – conclude rivolgendosi a Gianluca Giattino – In un tempo non precisato. Potrei continuare, ma a cosa serve? Hanno già dimostrato (i nuovi dirigenti del Pd) che l’ideologia sterile prevale sul buonsenso e hanno regalato anche Formia a Fazzone. Che capolavoro!“.
Nel dibattito è intervenuto anche l’ex capogruppo ed assessore Enrico D’Angelis che plaude per certi versi all’intervento dell’avvocato Giattino: “Meglio tardi che mai. Ma almeno tardi. Ovvero, si cominciasse a ragionare davvero sul perché ci siamo persi. La realtà è che questo non importa a nessuno nel centrosinistra. Altrimenti qualcuno avrebbe accolto i miei ripetuti appelli e quelli dell’ex consigliere ed assessore Gaetano Quercia a farlo, non trent’anni dopo lo svolgimenti di quelle primarie ma dopo ogni sconfitta ed anche dopo ogni vittoria. Ai giovani di leggere il passato per capirlo non importa nulla. Sono già divisi anche tra loro e c’è chi è più avveduto dei vecchi e si sta costruendo la propria ‘carrieruccia’ con dispetto di altri giovani che pensano si debba fare altro. La verità è che in assenza di una lettura collegiale e, alla fine, condivisa, delle nostre esperienze di governo e delle sconfitte subite anche a seguito di vari errori commessi ma, da non sottovalutare, sono la forza ed il radicamento degli avversari. Oggi nel centro sinistra girovagano tanti nomadi che credono di avere trovato la ricetta giusta per rilanciare il progetto o, forse solo, per sopravvivere e dare un senso alla vita. Largo ai giovani, certo, ma senza farne caricatura o oggetto di culto quasi ecclesiale – conclude Enrico D’Angelis – Non sono né migliori, né peggiori dei presunti vecchi”.