FORMIA – Le dosi di droga venivano pagata anche con il bancomat…come per qualsiasi spesa in un normale supermercato. Lo hanno detto alcuni dei 11 investigatori del Commissariato di Polizia e del Gruppo della Guardia di Finanza che sono comparsi giovedì mattina davanti il Tribunale di Cassino nell’ambito del processo, che si sta svolgendo con il rito immediato, che vede indagati i numerosi componenti dell’organizzazione che venne smantellata il 24 maggio 2022 con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Roma Francesco Patrone su richiesta dell’allora sostituto procuratore della Dda Corrado Fasinelli. L’accusa per gli imputati è quella di aver gestito a Formia dal 2019 in poi un vasto giro di spaccio di droga e, in particolare, di cocaina.
Gli inquirenti hanno ripercorso in aula le modalità dello svolgimento dell’attività illecita che ruotava – a loro dire – attorno ad un mini market nel quartiere di Mola, la cui titolare era arrivata ad utilizzare il pos per il pagamento delle dosi cedute. Nelle loro deposizioni i poliziotti e i finanzieri hanno ribadito quanto segnalato nelle informative alla Dda capitolina: oltre ai pedinamenti avevano evidenziato come le cessioni della sostanza stupefacente si intensificassero nei giorni seguenti la riscossione da parte dei clienti di questa organizzazione del reddito di cittadinanza.
Il giudizio immediato è ripreso dopo che il sostituto procuratore della Dda capitolina Francesco Gualtieri ha detto di “no” ad una sorta di richiesta di transazione proposta dagli avvocati difensori Pasquale Di Gabriele, Pasquale Cardillo Cupo, Maria Paola Samarelli, Walter Marrocco e Matteo e Vincenzo Macari. Ha escluso che il processo potesse continuare con l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga nella forma più tenue previsto dal comma 6, anziché del primo, dell’articolo 74 del Dpr 309/90.
Ora la strada per il collegio difensivo è diventata più tortuosa in considerazione della notevole mole di intercettazioni telefoniche ed ambientali registrate oltre ai sequestri di sostanza stupefacente effettuati in corso delle indagini svolte dalla Polizia e dalle Fiamme Gialle. La proposta fatta in corsa dalle difese era la seguente: il riconoscimento della forma più lieve dello spaccio di droga “in cambio” di un processo più snello.
Il processo proseguirà il 19 ottobre con la deposizione davanti il Tribunale di Cassino di un dodicesimo inquirente che partecipò alle indagini coordinate dalla Dda di Roma. Di questa organizzazione sono stati condannati al termine del rito abbreviato celebrato davanti il Gup del Tribunale di Roma Marco Massimiani, di 43 anni ed Abbassi Alì, di 34 anni. Dovranno scontare rispettivamente a 9 anni e quattro mesi ad otto anni e quattro mesi di reclusione.