FORMIA – “In data 1 ottobre 2023 abbiamo inoltrato, nuovamente, una pec al Prefetto di Latina, Maurizio Falco, per il mancato riscontro da parte del Comune di Formia sul rilascio delle credenziali per accedere da remoto ai dati in sintesi del protocollo informatico” – a dare notizia di questa nuova iniziativa è la consigliera comunale di Formia, Paola Villa, capogruppo “Un’alra città – Movimento cinque stelle”.
“La storia” – spiega bene, riavvolgendo il nastro della vicenda – “parte un anno e mezzo fa, quando in data 13.4.2022, avevamo presentato istanza al Sindaco, alla Segretaria Generale e al dirigente al settore, al fine di ottenere le credenziali per l’accesso da remoto ai dati di sintesi del protocollo informatico, così come prevede la legge. Tale istanza si traduce nel dare a tutti i consiglieri comunali la possibilità di esercitare al meglio le proprie funzioni accedendo alla documentazione che interessa, sollevando anche gli uffici e il personale da aggravio ulteriore di tempo e risorse economiche. Non ricevendo risposta alcuna nè da parte Sindaco, né dalla Segretaria Generale, nè dal dirigente al ramo, abbiamo portato all’attenzione del Prefetto la mancanza di risposte nel merito, con una nota inviata il 27.3.2023. Ma nonostante l’intervento della Prefettura ad oggi, l’Ente non ha ottemperato all’istanza formulata”.
“Il comportamento omissivo da parte del Comune di Formia che, con ostinato silenzio, inficia e limita l’esercizio della funzione propria del consigliere, ha reso inevitabile una nuova richiesta al Prefetto ( pec allegata al presente comunicato) affinchè possa adottare nei confronti dell’Ente i provvedimenti utili e opportuni per consentire ai consiglieri di esercitare una delle prerogative proprie della funzione di consigliere ovvero accedere agli atti amministrativi” – commenta ancora la Villa.
E conclude: “L’attuale amministrazione Taddeo-Cupo continua ad avere un’attitudine pressapochista, ignorando le basilari regole della democrazia e continua a non rispettare le principali fasi amministrative: commissioni svolte superficialmente dove i documenti non vengono messi quasi mai a disposizione prima dello svolgimento delle stesse, mancate risposte a istanze ( nel merito si ricorda che l’accesso al protocollo informatico è stato espresso da sentenze del Tar della Sardegna, della Campania e Della Basilicata), l’uso personale per le comunicazioni sul sito dell’Ente e della sua pagina social. Insomma si comanda senza amministrare e si gestisce la cosa pubblica come una cosa privata”.