FONDI – Com’è arrivato un elegante frammento di alabastron giallo e blu dall’oriente al sito di Pianara? Possibile che, già prima della realizzazione dell’Appia Antica, sulle colline a sud est della città, fosse presente un importante insediamento? Ci sono i presupposti per retrodatare le origini storiche di Fondi?
Sono alcune delle domande a cui il gruppo di studi guidato dal professor Massimiliano Di Fazio, docente di archeologia dell’Italia preromana presso l’Università di Pavia nonché ex direttore del Museo civico archeologico ubicato all’interno del Castello Caetani, proverà a rispondere assieme al professor Edoardo Vanni, docente presso l’Università per Stranieri di Siena e ai dottorandi Elena Marazzi (Università di Pavia) e Federico Saccoccio (Università di Pisa).
Tra tegole in quantità e frammenti di utensili di vita quotidiana saranno necessari mesi per elaborare una relazione dettagliata e fornire risposte argomentate. Tra tante teorie e ipotesi, però, gli studiosi non hanno dubbi: il ritrovamento di un frammento di alabastron di epoca preromana avvenuto le scorse settimane durante i recenti scavi archeologici presso il sito di Pianara è un elemento straordinario nella storia del Basso Lazio.
I dettagli sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina presso l’aula consiliare “Luigi Einaudi” alla presenza del professor Massimiliano Di Fazio, del sindaco di Fondi Beniamino Maschietto e degli assessori Vincenzo Carnevale e Claudio Spagnardi.
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