LATINA – E’ iniziata con un’annunciata manifestazione di protesta degli ex lavoratori all’esterno del Tribunale di Latina l’udienza preliminare nei confronti dei vertici della cooperativa “Karibù” ed il consorzio “Aid” accusati, a fronte di 62 milioni stanziati per finanziare progetti destinati all’accoglienza degli immigrati, di organizzare “un meccanismo fraudolento di fatturazione di operazioni inesistenti per giustificare poi le uscite di denaro che Karibu aveva l’obbligo di rendicontare nell’ambito dei progetti Sprar e Cas”.
C’era molta attesa per la partecipazione dei cinque indagati davanti il Gup del Tribunale Pierpaolo Bortone ma, alla fine, hanno deciso di dare forfait Marie Therese Mukamitsindo e Liliane Murekatete, moglie e suocera del deputato Aboubakar Soumahoro; Michel Rukundo e Richard Mutangana, cognati del parlamentare oltre che due collaboratrici della coop Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangiyra. Nei loro confronti i magistrati titolari delle indagini, i sostituti procuratori Andrea D’Angeli e Giuseppe Miliano, hanno chiesto il rinvio a giudizio e l’udienza preliminare è stato rinviato alla seduta del 3 aprile quando il Gup Bortone dovrà pronunciarsi sulle istanze di costituzione di parte civile presentate da parte degli avvocati Giulio Mastrobattista e Atena Agresti per conto di circa ex trenta lavoratori e del sindacato Uiltucs; quella dei commissari liquidatori di Karibu, Francesco Cappello, e consorzio Aid, Jacopo Marzetti, nominati dal Ministero delle Imprese.
Le ex maestranze nel sit in organizzato dal segretario provinciale della Uiltucs Gianfranco Cartisano, armati di bandiere e striscioni, hanno lamentato di non aver percepito le indennità dovute nonostante l’inchiesta promossa dalla Procura di Latina. “Vogliamo chiarezza e dignità e soprattutto le nostre spettanze economiche – ha dichiarato Gianfranco Cartisano – Abbiamo elencato al megafono le lunghe somme dei progetti incassati da Karibu’ e dal consorzio “Aid, si tratta di 62 milioni di fondi e denaro pubblico, tutti erogati ed incassati attraverso i progetti su accoglienza ed immigrazione, ai quali solo noi lavoratori eravamo gli unici professionalmente interessati ed impegnati per la buona accoglienza ed integrazione”.
“Le loro finalità erano solo finalizzate a distrarre denaro e non pagare i nostri stipendi, i nostri salari – ha dichiarato Gianfranco Cartisano – Quella che stanno vivendo gli ex dipendenti è brutta pagina che deve necessariamente avere delle risposte. Confidiamo nel percorso della magistratura, il nostro danno occupazionale deve essere considerato comprese le spettanze non pagate”.
Gli indagati non erano presenti in Tribunale tra la disapprovazione del sindacato: “Li avremmo voluti vedere negli occhi per gridare. Stipendi e lavoro sono stati distratti e distrutti”.