VENTOTENE – Le fatture contestate abbracciano un triennio dal 2017 alla fine del 2019. Se venissero accolti i ricorsi relativi, Acqualatina sarebbe costretta a risarcire diversi utenti isolani per alcune centinaia di migliaia di euro. Una folta rappresentanza di legali ed ingegneri idraulici ha preso d’assalto mercoledì la zona del porto di Ventotene dove opera il discusso dissalatore. Si è svolta una delicata operazione peritale – una sorta di incidente probatorio – disposta dal giudice di pace di Gaeta Cecilia Bonacci dopo aver ricevuto un’istanza di un gruppo di cittadini residenti che, assistiti dagli avvocati Massimo Clemente, Patrizia Menanno e Annamaria Zarelli, si sono rivolti alla magistratura civile per ottenere il ristoro dei danni subiti a causa dell’erogazione di acqua non potabile dal momento dell’entrata in funzione, nel 2017, del dissalatore installato da Acqualatina.
Per verificare il corretto funzionamento dell’impianto il giudice Bonacci ha inviato a Ventotene un proprio perito, il professor Marco Race, dell’Università di Cassino, chiamato a fare luce sui malfunzionamenti della struttura accusata di aver erogato acqua salmastra ai ventotenesi e di aver contributo a danneggiare non pochi elettrodomestici. Il professor Race nei prossimi 120 giorni dovrà depositare al giudice di pace una relazione tecnica su quanto ha visionato nell’impianto di dissalazione a fronte della perizia accusatoria approntata dal professor Nunzio Romano dell’Università Federico II di Napoli per conto dei cittadini firmatari della richiesta di indennizzo e di quella difensiva di Acqualatina che, difesa dagli avvocati Giancarlo Mascetti e Giorgia Caminiti, ha nominato quale ctu di parte l’ingegnere Stefano Giulioli.
Il procedimento avviato dalla dottoressa Bonacci potrebbe risultare determinante, in caso di accoglimento dell’istanza dei cittadini consumatori di Acqualatina, sulla corretta e regolare funzionalità dell’impianto di dissalazione che la precedente amministrazione comunale guidata dal sindaco Gerardo Santomauro aveva provato a boicottare con una serie di ordinanze di blocco del cantiere aperto dall’ente gestore.
Se venisse accolta la richiesta degli utenti, sarebbe messa in discussione la qualità dell’acqua erogata a lungo dall’originario impianto di dissalazione, poi sostituto da uno temporaneo in attesa dell’installazione di uno definitivo.