FORMIA – Non accennano a placarsi le polemiche sui contestati lavori di riconversione di parte della Multisala del mare di Formia. La chiusura giovedì mattina (nel giorno di svolgimento del mercato settimanale) del parcheggio antistante la struttura decisa da Roberto Sorrenti, l’amministratore unico della neo società proprietà del cinema, la Robytour, ha acuito i veleni che da giorni serpeggiano sul cantiere. Per Sorrenti ad alimentare sono “soltanto” due esponenti di minoranza, le capogruppo di “Guardare Oltre” e del Movimento Cinque Stelle, Imma Arnone e Paola Villa, destinatarie di una fatwa di Sorrenti che annuncia di aver dato mandato di “cominciare a quantificare i danni prodotti all’immagine e all’attività delle sue società”.
Non si è fatta attendere una nota del movimento civico “Un’altra città” che esprime solidarietà alla sua fondatrice, poi diventato sindaco di Formia Villa, e alla dottoressa Arnone: “Gli attacchi portai negli ultimi giorni minano la funzione stessa del consigliere e della vita democratica della città di Formia”. La nota riporta una celebre frase di Marco Tullio Cicerone, “Est igitur res publica res populi”, la cosa pubblica è cosa del popolo perche si riferisce a tutto il popolo.
Ed in vista dell’attesa seduta della commissione trasparenza in programma martedì pomeriggio convocata su questa querelle da parte del presidente Amato La Mura, il dibattito è entrato nel vivo con diverse prese di posizione, una delle quali è dell’ex consigliere comunale ed assessore di centro sinistra Enrico D’Angelis.
Esprime sue perplessità circa la conversione di una parte della multisala da parte della sua nuova proprietà, più precisamente dell’ex appartamento del custode, in case vacanze: “E’ una idea. Può piacere o meno ma è un’idea. Non so se tutto quanto questo, da un punto di vista amministrativo urbanistico o quant’altro, sia a posto e possa essere contemplato. Spero lo sia, anche se a me l’idea non piace. Ma trattandosi di una idea nuova ed originale, che incide anche su strutture che hanno una destinazione d’uso attualmente diversa da quella ipotizzata, non è scandaloso che un consigliere comunale possa chiedere lumi, agli uffici responsabili, sull’intera operazione. Chiedersi cosa vuol dire lo slogan pubblicitario ‘Un B&B in un cinema’ non solo non è reato, ma a mio parere doveroso. Se tutto è a posto nessun problema. Se c’è da correggere qualcosa la si corregge, se la cosa non si può fare non si fa oppure chi la fa o la consente se ne assume le responsabilità. E’ il senso e la storia della democrazia, che non serve a bloccare le iniziative, ma – osserva D’Angelis – ad assicurarsi che tutto proceda secondo quanto previsto dalle norme”.
“In realtà la storia di questa città è piena di situazioni del genere da decenni. E’ anche vero che gli esiti di certi tipi di battaglie, viste con il senno del dopo, potrebbero indurre a riflessioni critiche sul come e il perché furono svolte. Non serve a nulla da parte di nessuno affermare oggi che non si cambierebbe una virgola di quel che è stato. Non ho memoria, però, anche nei momenti di confronto più duro, di iniziative imprenditoriali volte a reagire alle richieste ufficiali di spiegazioni politiche ed amministrative con decisioni volutamente destinate a creare disservizi e disagi ai cittadini. In questa circostanza è in atto il tentativo di far ricadere esplicitamente la colpa sui consiglieri comunali che, secondo l’imprenditore di turno, non si sarebbero fatti i fatti loro o si fossero permessi di voler sapere e far sapere ai cittadini come stavano le cose”.
L’atto d’accusa di D’Angelis diventa più duro quando sostiene che “mai un imprenditore abbia mandato alla politica un messaggio di questo tipo: o vi fate i fatti vostri o io creo disagio ai cittadini e vi indico per nome e cognome come responsabili. Che poi sarebbe un messaggio esplicito pure ai cittadini stessi, o alle associazioni, tanto per far capire che quando vedono qualcosa che si muove, meglio non si facciano, e facciano, tante domande. Meglio ancora se si voltano altrove”.
D’Angelis offre, pertanto, “questa chiave di lettura a quel foglio comparso sul cancello del parcheggio della multisala in cui l’imprenditore dichiara di chiudere il parcheggio perché una consigliera comunale di cui fa il nome avrebbe chiesto delle spiegazioni sulla sua idea imprenditoriale”.
Si tratta di “un messaggio onestamente irricevibile da parte di tutti coloro che ritengono che ci sia un limite oltre il quale non è possibile andare – aggiunge – Chiunque svolge le proprie attività nella regola non ha nulla da temere dalla richiesta di spiegazioni da chiunque vengano. Almeno fino a quando il governo non metterà mano al codice penale dando seguito alla linea politica dettata dalla Premier, secondo la quale, gli imprenditori non dovranno mai più essere infastiditi, anzi incoraggiati. Peccato che, come su tante altre cose, questi annunci tali restano, tanto per far vedere, ma di fare norme valide che vadano in quella direzione neanche l’ombra. Perché parlare è facile. Fare le leggi è più difficile. Forse è il caso che il tema venga fatto oggetto di discussione e che ci sia una riflessione seria da parte di tutti, compreso l’imprenditore”.
E da navigato amministratore e politico, D’Angelis, seppur indirettamente, lancia un monito ad intervenire a tutte le minoranze e, in particolare, sembra di capire, al Partito Democratico: ” Le giovani leve consiliari, soprattutto, trovino il modo di farsi sentire”. Sinora non ne hanno avvertito la necessità e l’opportunità.