MINTURNO – Sospensione dall’attività forense per un anno. E’ stato coinvolto di nuovo un noto avvocato di Minturno, di 44 anni, – indagato a piede libero per “truffa” – nella seconda tranche di una delicata inchiesta dei Carabinieri della Compagnia del Vomero e della stazione di Marianella che, sotto sotto il coordinamento della Procura di Napoli, hanno ulteriormente smascherato un’organizzazione dedita ai furti di automobili nei parcheggi dei principali ospedali del capuologo campano e soprattutto di truffe alle compagnie assicurative.
Il Gip del Tribunale di Napoli Fabrizio Finamore, dopo averlo indagato a piede libero il 1 marzo scorso, ha fatto notificare martedì mattina dai Carabinieri della Compagnia del Vomero all’avvocato minturnese una delle otto interdittive dall’esercizio della professione che per la durata di 12 mesi hanno riguardato anche un altro legale e ben sei medici. I Carabinieri, poi, tra Napoli, Aversa, Melito, Curti, Piano di Sorrento e Servigliano, in provincia di Fermo, hanno notificato una misura cautelare in carcere, tre ai domiciliari ed ulteriori 13 informazioni di garanzia con le ipotesi accusatorie di associazione per delinquere finalizzata alle truffe assicurative, riciclaggio, indebita percezione del reddito di cittadinanza e furto aggravato.
Il legale minturnese ha annunciato come la sua difesa ricorrerà al Riesame per chiedere l’annullamento del provvedimento con cui non potrà esercitare l’attività forense. Sperava di aver chiarito la sua posizione lo scorso marzo quando il Gip Finamore aveva firmato le prime tre ordinanze di custodia cautelari – due in carcere ed una ai domiciliari – ed emesso dieci avvisi di garanzia. L’avvocato minturnese, insieme ad un altro collega nell’ambito di un giro milionario di truffe ai danni di alcune assicurazioni, è accusato aver assunto “un ruolo specifico nella pianificazione dei sinistri stradali falsi, suggerendo la patologia da indicare nei certificati medici e le deposizioni dei testi nei processi civili instaurati contro le compagnie assicurative”.
Secondo la Procura alla testa di questa organizzazione ci sarebbero stati Massimo Niro, 51enne di Scampia, Giuseppe Guarino, 37enne residente tra Scampia e Melito, Salvatore Grassi, 24enne di Miano, i primi due – come detto – finito in carcere il 1 marzo mentre il terzo, incensurato, finito ai domiciliari. Tra gli arrestati c’è anche Angelo Guarino, genero di Pasquale Puca, capo del clan camorristico omonimo. Il che sembra suggerire l’ombra della camorra dietro tutto il sistema.
Del resto – secondo i Carabinieri – i componenti del gruppo avrebbero commesso due tipi di reato. Il primo si sarebbe concretizzato con una raffica di furti e rapine di autovetture all’interno dei parcheggi dell’azienda ospedaliera universitaria Federico II, del secondo Policlinico, dell’ospedale pediatrico Santobono ma anche in alcuni centri della provincia di Napoli, nel Casertano e a Bologna. In pratica le auto rubate o rapinate venivano “smantellate” da alcuni componenti dell’organizzazione e i componenti rivenduti sul mercato nero.
Per quanto riguarda il filone delle truffe alle assicurazioni il coordinatore di quest’attività illegale sarebbe stato Salvatore Grassi: insomma si sarebbe occupato della pianificazione dei sinistri, della intestazione dei mezzi, della ricezione e divisione delle somme liquidate dalia assicurazione come indennizzo. In particolare, le indagini hanno consentito di delineare il modus operandi del sodalizio, all’interno del quale erano ben definiti i ruoli di capo, promotori e partecipanti, tra i quali figurano, oltre ai due avvocati, sei medici, quattro in servizio presso i pronto soccorso degli ospedali di Marcianise e San Giovanni di Dio di Frattamaggiore, mentre altri due operavano in centri diagnostici privati.
Il meccanismo prevedeva un’iniziale fase di pianificazione della dinamica del sinistro con l’individuazione delle parti da coinvolgere, dei finti testimoni, del medico e del pronto soccorso di riferimento da cui farsi rilasciare referti per inesistenti lesioni; successivamente, venivano coinvolti i sanitari dei centri diagnostici e dei poliambulatori presso i quali venivano effettuate le visite successive a quelle di pronto soccorso ed i carrozzieri compiacenti che avevano il compito di predisporre la documentazione falsa relativa ai danni subiti dai veicoli coinvolti, in maniera compatibile con le lesioni riscontrate.
A questo punto entravano in gioco i due avvocati che istruivano le pratiche per falsi sinistri stradali e che concordavano le dichiarazioni dei finti testimoni. In almeno due occasioni sono state accertate anche dichiarazioni testimoniali da parte di due soggetti risultati poi inesistenti. Il profitto del reato della truffa assicurativa, una volta incassato, veniva poi movimentato e prelevato in maniera frazionata, nel tentativo di dissimularne la provenienza illecita. Dalle attività è stato altresì possibile individuare il presunto autore del furto di un’autovettura avvenuto all’interno di un supermercato di Napoli ed eseguito con la tecnica del “finto parcheggiatore” che, con l’inganno e qualificandosi come posteggiatore, si era fatto consegnare le chiavi dell’autovettura, per poi dileguarsi facendo perdere le proprie tracce.
Documentata anche l’indebita percezione del reddito di cittadinanza da parte di due degli indagati, per un ammontare complessivo di oltre 20mila euro.