LATINA – Inizieranno venerdì 3 novembre, alle ore 14.30, gli interrogatori di garanzia davanti al gip di Latina Giuseppe Molfese per i familiari di Aboubakar Soumahoro, raggiunti da una misura cautelare ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla cooperativa Karibù ed il Consorzio Aid che si occupavano in diverse località italiane (e naturalmente anche in provincia di Latina, nel comune capuologo, Maenza ed Aprilia) della gestione dei migranti.
Davanti al giudice compariranno la moglie del parlamentare, Liliane Murekatete e la suocera Marie Therede Mukamatsindo. Nell’ambito dell’indagine condotta dalla Gdf, un figlio della suocera di Soumahoro è stato raggiunto dalla misura dell’obbligo di dimora. Le accuse per gli appartenenti al consiglio di amministrazione della cooperativa sociale integrata Karibu sono, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione e autoriciclaggio.
“Non riesco a capire come sia potuto succedere tutto questo…”. Lo ha detto Liliane Murekatete, moglie del deputato ed ex sindacalista Aboubakar Soumahoro, ai domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. E mentre la stampa continua a snocciolare l’elenco delle spese per beni di lusso, che secondo il Gip di Latina sarebbero state effettuate con i fondi destinati all’accoglienza dei profughi, la donna di origini ruandesi – che martedì ha incontrato il suo avvocato Lorenzo Borrè – non nasconde la propria amarezza a chi ha avuto modo di interloquire con lei.
“Liliane è molto provata, non si capacita”, ha dichiarato l’avvocato Borrè annunciando l’intenzione di impugnare una misura cautelare che per la difesa appare spropositata a un anno di distanza dall’apertura dell’indagine: “Ancora non mi hanno notificato l’avviso di deposito dell’ordinanza che ha disposto le misure cautelari. Ho comunque avuto modo di leggere l’ordinanza dopo aver incontrato mercoledì mattina la signora Murekatete e – afferma il legale – presenteremo certamente istanza di riesame al Tribunale di Roma”.
Nell’ordinanza d’arresto del Gip Molfese si evince come la Procura di Latina abbia chiesto ed ottenuto dalla Guardia di Finanza di monitorare, per esempio, il flusso dei contributi stanziati dalla Prefettura di Latina, dal 2017 al 2022. La sola Karibu ha ricevuto 3 milioni euro e “buona parte del denaro non è stato adoperato per le finalità preposte“. Non solo bonifici, per un importo di 472mila euro con destinazione Belgio, Portogallo e Ruanda per aprire resort e centri commerciali ma spese pazze effettuate anche in provincia di Latina attraverso carte di credito e prepagate. Alcuni importi: quasi 94mila euro nel 2017, 208 mila nel 2018, quasi 50mila nel 2019, 13 mila nel 2020 e soltanto 2177 euro nel 2021.
Ed un curiosità. Ad utilizzare queste carte non erano la suocera e la moglie di Soumahoro ma un dipendente della Karibù. Ma ad incastrare le due donne sono stati i proprietari di ristoranti, centri estetici e negozi di abbigliamento di Latina e provincia che le hanno riconosciute in foto. Che questo possa essere un pozzo senza fine lo scrive lo stesso Gip Molfese anticipando come il commissario liquidatore di Karibu abbia segnalato alla Procura ulteriori di distrazione di denaro “privi di giustificazione ed esulanti le finalità sociali”.