I numeri sono socialmente ed economicamente preoccupanti: dal 2020 ad oggi 141 legali iscritti all’ordine forense di Cassino hanno deciso di appendere la toga al fatidico chiodo. Quasi meno della metà di loro è residente nei centri del sud pontino che, dopo la soppressione della sezione di Gaeta del Tribunale nel 2014 con la riforma del sistema giudiziario, decise di iscriversi presso il Consiglio dell’ordine degli avvocati di piazza Labriola. A rivelarli è il presidente del Coa di Cassino Giuseppe Di Mascio che conferma un altro fenomeno nel fenomeno: le toghe che hanno deciso di rinunciare all’attività forense sono donne e hanno un’età compresa tra i 25 e i 40 anni.
Le ragioni di questo disimpegno, dopo anni di studio e di formazione giuridica, sono essenzialmente due: alle conseguenze derivanti dalla pandemia si è aggiudicata una preoccupante forma di disoccupazione intellettuale che non ha risparmiato neppure l’avvocatura del Golfo. La fuga di tanti avvocati o semplicemente praticanti è stata colmata da un loro parziale ricollocamento nello stesso sistema giudiziario (cancellerie e uffici analoghi), nel sistema previdenziale e nel mondo della scuola. Lo ammette lo stesso presidente dell’ordine degli avvocati di Cassino Di Mascio quando specifica come queste 141 richieste di cancellazioni siano state motivate dal contestuale sblocco di altri concorsi pubblici, in primis quelli della stessa giustizia, della previdenza sociale e soprattutto della scuola.
Il Presidente Di Mascio, da buon padre di famiglia, evita di drammatizzare l’entità di queste fughe perché, a suo dire, sono state colmate dall’iscrizione, dal 2020 in poi, di 149 neo-praticanti che hanno deciso di iscrivere nell’apposito registro del Coa subito dopo il conseguimento della laurea (quasi sempre) in giurisprudenza. E’ in atto il gioco dei vasi comunicanti – d’accordo – ma il consiglio dell’ordine sa di dover fare di più.
Il presidente Di Mascio annuncia, per esempio, il varo di un pacchetto di “sostegni e soluzioni economiche” – borse di studio e aiuti concreti – a favore di quegli avvocati in difficoltà. Vanno aiutate, per esempio, le professioniste impegnate in udienza ed il comitato “Pari Opportunità” del consiglio dell’ordine di Cassino ha in agenda di realizzare un baby parking nei pressi del Tribunale di piazza Labriola. Il Coa spera e confida nell’apporto finanziario della Regione (dopo l’emendamento approvato dal Consiglio regionale del Lazio su richiesta dell’ex sindaco di Gaeta Cosimino Mitrano) per sostenere quei comuni coinvolti nelle spese di funzionamento degli uffici del Giudice di Pace.
Il presidente Di Mascio spera che il rilancio della figura e dell’attività del giudice di pace (la cui riforma, appena entrata in vigore gli equiparerà agli ex Pretori) possa invertire la rotta convincendo molti avvocati a formalizzare di nuovo la loro iscrizione al consiglio dell’ordine. L’aspetto logistico circa il funzionamento di questi presidi di legalità potrà essere superato con l’utilizzo di immobili di proprietà regionali quali i complessi immobiliari ex Onpi (Opera nazionale pensionati d’ Italia), ex Enaoli (Ente nazionale assistenza orfani lavoratori italiani) ed ex Enlrp (Ente nazionale lavoratori rimpatriati e profughi) .