SUD PONTINO – Si allungano i tempi per lo svolgimento dei funerali del professore Pietro Caprio, il 58enne insegnante di sostegno di educazione fisica presso le scuole media “Sebastiani” e “De Santis” di Minturno ucciso a Baia Domizia venerdì il 3 novembre – secondo la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere – dall’84enne Angelo Gentile che, dopo averlo attinto con un fucile da caccia, avrebbe appiccato un incendio alla Dacia Duster all’interno della quale si trovava la vittima.
Se l’unico indagato (difeso dagli avvocati Gianluca Di Matteo e Gabriele Gallo) ha ottenuto in considerazione della sua età i domiciliari dopo tre giorni trascorsi nel carcere di S.Maria Capua Vetere con l’accusa di omicidio con l’aggravante della crudeltà e distruzione di cadavere, il Pm titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Chiara Esposito vuole vederci chiaro e ha annunciato lo svolgimento di un’autopsia sui pochi resti ( la sola mandibola) del cadavere di Caprio “risparmiati” dalle fiamme appiccato dal suo omicida.
L’esame autoptico è in programma lunedì 13 novembre presso l’istituto di medicina legale di Caserta e non è escluso che la difesa di Gentile possa parteciparvi nominando un consulente di parte. Le indagini proseguono anche su altri versanti e la procura sammaritana ha disposto un altro accertamento tecnico irripetibile sulla Dacia Muster distrutta dalle fiamme e sui due fucili sequestrati a Gentile per verificare a quanto tempo risale eventualmente l’ultimo uso. A Cellole, paese d’origine di Gentile, molti dubitano sulla capacità dell’anziano, fisico esule e con qualche problema di deambulazione, di aver compiuto da solo questo crimine.
Da qui – come detto – la decisione di individuare eventuali tracce genetiche appartenenti ad altre persone nella carcassa della Dacia Muster. Gli accertamenti , ulteriori, della Procura di Santa Maria Goretti, proseguono anche ufficializzare definitivamente il movente del delitto: il risentimento che avrebbe nutrito Gentile nei confronti del professore di educazione fisica delle due scuole di Minturno per un prestito di 10mila euro che, ricevuto nel lontano 2002 dal docente per salvare un negozio del figlio all’epoca sull’orlo del fallimento, sarebbe quintuplicato nel corso del tempo.
Un dilemma per il Pm inquirente è la risposta fornita dai familiari di Gentile che avrebbero dichiarato di non essere a conoscenza di quel prestito chiesto dall’ex operaio.
Su questa misteriosa vicenda è intervenuto anche il noto criminologo Carmelo Lavorino che ha definito l’omicidio del professor Caprio “barbaro e primitivo che annichilisce vittima e rallenta le indagini. E’ un delitto che appare essere caratterizzato da un movente estremamente personale con lo scopo dell’eliminazione definitiva, un crimine evidenziato da una profonda carica di odio e un desiderio distruttivo, anche se vi è lo stile di un modus operandi classico della malavita”.
“Crimine espressivo o crimine strumentale? O entrambi?” – si interroga il criminologo che è il portavoce del pool di difesa di Franco, Marco e Annamaria Mottola, imputati nel processo d’appello per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Serena Mollicone – “Il killer (uno o più?) ha mostrato la volontà decisa” – osserva – “di cancellare l’identità della vittima attraverso la distruzione del volto e del corpo, un’azione complessa sia per l’intento di offendere, cancellare la memoria e l’immagine della vittima, sia, astutamente, per cancellane le proprie tracce biologiche e digitali (questo è un forte elemento di esecuzione tipico di un contesto criminale col classico modus operando del bruciamento totale)”.
“Oltre ai sospetti legittimi verso coloro che potrebbero avere un movente personale, ritengo che si debba allargare il mirino verso diversi contesti: è meglio così! Sicuramente sarà fondamentale analizzare le tracce elettroniche e telematiche, come i telefoni cellulari di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda sia per conoscenza della vittima sia per la territorialità (sospettati, sospettabili e vittima). Saranno messe sulla graticola i dati provenienti dalle telecamere di sorveglianza, dalle celle telefoniche, dalle testimonianze delle persone e il background dei protagonisti, insieme al perché la vittima si trovasse proprio sul luogo del delitto in quel preciso momento. Era presente qualcuno con la vittima? – si chiede ancora il professor Lavorino – Si erano dati appuntamento? Cosa avevano fatto prima? Ci sono diversi scenari possibili da considerare. Bisogna attendere l’analisi delle tracce di qualsiasi natura, della vittimologia, delle testimonianze, della voce silente e nascosta del territorio e degli alibi”.