GOLFO DI GAETA -Farà discutere – e tanto – la decisione assunta dalla Giunta Regionale del Lazio che, modificando la legge del 19 febbraio 2010 che istituiva l’area sensibile nel Golfo di Gaeta, conferma la presenza degli allevamenti dei molluschi davanti la spiaggia formiana di Vindicio e ordina la delocalizzazione, all’esterno di Punta Stendardo, di quelli delle spigole e delle orate. La delibera è stata assunta dalla Giunta Rocca che, su richiesta dell’assessore all’ambiente, l’itrana Elena Palazzo, ha apportato delle modifiche alla delibera approvata 13 anni che vietava nello specchio di mare tra Formia e Gaeta sia la piscicoltura che la mitilicoltura. Insomma qualsiasi attività imprenditoriale legata a questo segmento della Blue economy.
L’assessore Palazzo si dichiara soddisfatta per la decisione che trasferisce in mare aperto gli allevamenti dei pesci. Hanno provocato e comportano un inquinamento delle acque a causa della consistente produzione di fosforo e azoto legata alle deiezioni degli stessi pesci. A dire dell’assessore Palazzo questo “non avviene, invece, nelle strutture per la mitilicoltura. I molluschi, come cozze o vongole, svolgono anzi un’azione filtrante”. A questa delibera la Giunta è arrivata grazie agli studi svolti con il supporto tecnico-scientifico fornito da Ispra, Arpa Lazio e Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale.
“Per tali ragioni, supportati dai dati scientifici, abbiamo ritenuto necessario stabilire delle distinzioni che contribuiscano a fare chiarezza e diano indicazioni precise ai Comuni – soprattutto a quello di Gaeta – e agli operatori”. Il monito dell’assessore Palazzo ora è rivolto soprattutto al comune di Gaeta a dare attuazione questo provvedimento: “A questo punto sarà importante avviare lo spostamento offshore, ossia al largo, degli impianti che comportano un inquinamento delle acque all’interno del Golfo, così come stabilito dalla Carta Vocazionale delle zone di mare della Regione Lazio – ha spiegato l’assessore Palazzo – Abbiamo voluto fare ordine in una materia complessa e gettare i presupposti per le azioni volte a tutelare l’ambiente”.
“Sono particolarmente soddisfatta perché – ha concluso l’assessore Palazzo – con questo intervento dimostriamo come la tutela ambientale, se accompagnata da un adeguato supporto scientifico, possa viaggiare di pari passo con le esigenze produttive dei territori“. Sarà importante verificare il tipo di reazione da parte di quelle imprese e società, per lo più di Gaeta, che hanno le concessioni in scadenza per quanto riguarda l’attività di allevamento dei pesci. Sinora queste realtà produttive hanno goduto di una sorta di “immunità” da parte della politica cittadina quando quella formiana sterilmente chiedeva la delocalizzazione all’esterno di Punta Stendardo sia degli impianti di itticoltura che di acquacoltura.
Il consiglio comunale di Gaeta aveva adottato una delibera – che il centro sinistra di Formia aveva definito “qualunquista” – con cui si dichiarava la disponibilità ad avallare lo spostamento degli allevamenti (sulla scorta della legge istitutiva dell’area sensibile nel Golfo di Gaeta) purchè non venissero allocati davanti le principale spiagge del litorale di ponente della città. Ora che la legge del 19 febbraio 2010 è stata modificata l’assessore Palazzo dovrà dimostrare, sul piano politico e anche amministrativo, di applicare una delibera che lei stessa ha suggerito e proposto.
Veti potrebbero arrivare dal comune di Gaeta e dall’odiato gruppo di Forza Italia? Un fatto è certo. Ora la polemica ora può scoppiare