ITRI – Lesioni gravissime. E’ il reato ipotizzato dalla Procura di Latina in un fascicolo aperto contro ignoti relativamente al dramma che sta vivendo nelle ultime ore S.M., una donna di 28 anni di Itri, originaria della Bulgaria ma italiana per matrimonio. La “via crucis” della donna, madre di due bambini in tenera età, è iniziata il 17 luglio quando lamentò al pronto soccorso dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia alcune difficoltà a deglutire.
Il tempo di inserire un sondino in gola che la 28enne venne dimessa perchè non le era stato riscontrato “alcun problema”. La situazione peggiorò di giorno in giorno quando l’intera vicenda conobbe una prima svolta il 7 settembre: dopo tre ricoveri temporanei presso l‘ospedale di Fondi “San Giovanni Di Dio”, la clinica privata “Casa del Sole Tommaso Costa” di Formia e presso lo stesso “Dono Svizzero”, la 28enne italo-bulgara venne trasferita il 12 settembre all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina.
Finalmente arrivò la prima diagnosi del reparto di neurologia: la donna era affetta da “Encefalopatia di Wernicke con neuropatia assonale sensitivo motoria carenziale e dall’epatite da Hbv. Quanto si sarebbe verificato da questo momento lo vuole accertare la Procura dopo un esposto presentato dall’avvocato Maria Letizia Bortone per conto della madre 46enne della donna. Nonostante la complessa patologia, la paziente di Itri il 29 settembre venne dimessa e trasferita presso la struttura riabilitativa “Clara Franceschini”. Trascorsero dieci giorni e arrivò la febbre alta per l’italo-bulgara.
A causa di questa situazione è stato disposto il ritorno della donna, dimagrita di oltre venti chili e alla prese con piaghe da
decubito, al Santa Maria Goretti. Con una seconda terribile diagnosi: la 28enne è in fin di vita nel reparto di rianimazione dopochè “un batterio le è arrivato nel sangue”.
La Procura, sulla scorta della querela presentata dall’avvocato Bortone, ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche presso gli ospedali pubblici, cliniche private e strutture riabilitative che dal 17 luglio hanno avuto in carica l’italo-bulgara. L’avvocato Bortone ha chiesto ed ottenuto l’intervento della Procura e della Polizia di Stato rilevando come alla madre della 28enne “non sia stata ancora ufficialmente informata formulandole una diagnosi chiara e veritiera”.
Nella denuncia alla Procura viene evidenziato questo “valzer di ricoveri e dimissioni” sottolineando quello che viene definito “l’atteggiamento superficiale ed errato dei sanitari dell’ospedale Dono Svizzero in occasione del primo accesso di S.M. il 17 luglio scorso”.
Da qui la richiesta – come detto – di sequestro delle cartelle cliniche della donna di Itri “a fronte di un quadro piuttosto preoccupante e penalmente rilevante – ha scritto l’avvocato Bortone – Le condotte dei sanitari che si sono succeduti si sono rivelate del tutto inadeguate nella diagnosi di S.M.. Ci sono stati colpevoli ritardi che hanno impedito un adeguato intervento medico in suo favore. Avrebbe potuto scongiurare l’attuale stato degenerativo da cui è stata colpita ed in cui tuttora versa”.
“Le sta favorendo – conclude rammaricata l’avvocato Bortone – giorno dopo giorno un processo patologico degenerativo irrecuperabile. Anzi qualcuno sta consigliando addirittura alla mia assistita di portare a casa la propria famiglia firmando le dimissioni”. Tutto questo nell’anno Domini 2023.