FORMIA – La finanza (quella etica), l’arte (di qualità) e la solidarietà (che deve sostenere l’azione quotidiana di tutti, nessuno escluso). Ha centrato gli obiettivi che si erano prefissati l’interessante ed impegnativo “Salotto finanziaro” che la coraggiosa consulente finanziario ha organizzato giovedì sera presso gli accoglienti e riqualificati locali dell’ex Villa Maria Teresa, ora “Villa Giustina”, sulla spiaggia di Vindicio a Formia. E, nonostante le sue 85 primavere ottimamente ben portate, il mattatore della serata è stato, nonostante la sua timidezza caratteriale, l’artista considerato uno dei massimi esponenti dell’arte contemporanea italiana, soprattutto della pittura iper-metafisica. Virgilio Del Guercio ha inondato il piano terra di “Villa Giustina” di una miscellanea di suoi lavori per centrare una mission tanto caro alla dottoressa De Rosa: la finanza non è fatta di numeri e profitti economici ma anche di tanta attenzione nei confronti di coloro che soffrono, a volte a causa di patologie genetiche rare e ancora incurabili.
Uno di questi è Erasmo Di Nucci che tanti anni fa perse un fratello per una malattia, la leucodistrofia, che in Italia all’epoca aveva colpito soltanto due persone. Nacque l’Ailu, l’associazione italiana Leucodistrofie unite che, grazie all’instancabile azione del papà ,il compianto Salvatore Di Nucci, è diventata una colonna portante dell’azione di prevenzione “ma anche di educazione civica” di Telethon, di cui Erasmo Di Nucci è l’infaticabile coordinatore del comitato del sud pontino.
E la riuscita e semplice serata di giovedì è servita, grazie alla vendita di tre dipinti di Del Guercio, per raccogliere fondi da destinare a Telethon che – com’è noto – si batte da anni, sulla scorta di efficaci campagne mediatiche e televisive , per raccogliere fondi da destinare alla lotta contro le malattie genetiche rare. E la leucodistrofia era ed è una di queste. Con il suo ritorno a Formia l’irpino Del Guercio ha confermato una poliedrica attività che l’ha portato a partecipare a circa 250 mostre collettive in tutto il mondo e a realizzare circa 1800 opere.
Del Guercio aveva iniziato dipingendo l’espressionismo, soprattutto nel periodo in cui ha vissuto in Germania, tra il 1965 ed il 1998 al punto da essere considerato l’erede del pittore tedesco Max von Pechmann . In una successiva fase artistica, l’irpino Del Guercio ha orientato la sua pittura verso il surrealismo, concentrandosi sulla corrente dell’arte metafisica, durata fino al tragico terremoto del 23 novembre 1980 nel sua paese d’origine, Calabritto appunto.
Di questo drammatico momento Del Guercio si sofferma nell’intervista video allegata. La perdita della madre e di alcuni altri affetti stravolse l’animo dell’artista che mutò nuovamente il stile, in una pittura diventata selvaggia, più ‘’wild’’…quasi a scagliarsi contro quella natura, il sisma, che gli aveva privato degli affetti più cari. Da allora Del Guercio diventerà, anno dopo anno, uno dei massimi esponenti dell’ipermetafisica (oltre la metafisica, oltre l’astratto, in Italia) divulgando questa muove arte pittorica durante le sue innumerevoli mostre. E quella un po’ particolare di giovedì sera, allestita dalla dottoressa De Rosa per sostenere un interesse umanitario, è stata forse che ha commosso come non mai l’artista di Calabritto.
La serata poi è scivolata via tra riferimenti e scambi letterari. Appassionato delle scienze filosofiche e letterarie, Del Guercio, nonostante abbia studiato come autodidatta sin dall’adolescenza il culto degli antichi, alternava riferimenti di Esopo ma anche di Sofocle, Eschilo, Euripide e via, via, attraverso Schopenhauer, Kant (Osservazione sul sentimento del bello e del sublime), Freud, fino ai più recenti. L’artosta ha raccontato come negli anni Settanta la sua attività abbia espresso la consapevolezza dei cambiamenti sostanziali di quegli anni, il desiderio di una libertà di manifestare e di evadere con appassionata energia dagli schemi prestabiliti.
Il desiderio dell’artista di vivere in maniera personale, con immediatezza e decisione, diventò nelle sue tele segno e mezzo di genuinità e di verità. Questa amplificazione di sentimenti e di emozioni si assottigliò quando, agli inizi degli anni Ottanta, l’artista – come detto – affrontò una fase di confronto e riscontro con se stesso. La spontaneità lasciò spazio al desiderio di trovare e/o ritrovare la coscienza dell’io individuale, con una più esplicita malinconia.
A partire dagli anni Novanta e con l’inizio del nuovo millennio, si palesò nella sua opera una celere trasformazione. Del Guercio ha abbandonato il figurativo, per approdare con i suoi ultimi lavori in una distruzione dell’immagine, in una matrice unica, a volte onirica, ma sempre intensamente vissuta. Il cammino dell’artista non ha seguito più un progetto, non ha sviluppato più un disegno, ma ha espresso la propria creatività in un atto spontaneo e irrazionale, non privo di casualità.
INTERVISTA Virgilio Del Guercio, artista
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