Cronaca

Latina / Scandalo fondi coop Karibù e consorzio Aid, la Procura riformula il capo d’imputazione

LATINA – Ha conosciuto un’inattesa svolta l’udienza preliminare del processo istruito dalla Procura di Latina sulle false fatturazioni prodotte dalla cooperativa Karibù e dal Consorzio Aid relativamente alla gestione dell’accoglienza dei migranti sul territorio pontino. A sorpresa si è presentato in aula il capo della Procura Giuseppe De Falco che ha chiesto ed ottenuto la modifica del capo d’imputazione approntato dal sostituto procuratore Andrea D’Angeli nei confronti dei cinque imputati: Liliane Murekatete e Marie Terese Mukamitsindo, rispettivamente moglie e suocera del deputato Aboubakar Soumahoro, i cognati dello stesso parlamentare Michel Rukundo e Richard Mutangana e, poi, Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangiyra.

Il dottor De Falco ha esteso nel tempo il reato originariamente ipotizzato: i cinque indagati, utilizzando ed emettendo fatture per operazioni inesistenti, hanno provocato un danno erariale lievitato a due milioni e mezzo di euro. Il capo della Procura ha contestato, nello specifico, false fatturazioni per ulteriori 650mila euro, così suddivise: 450mila euro nel 2018 e 212mila euro l’anno successivo. Ma l’altra notizia della giornata è stata l’accoglimento da parte del Gup del Tribunale di Latina Giuseppe Bortone della costituzione di parte civile formalizzata dalla segreteria provinciale della Uil Tucs e dai commissari liquidatori di Karibu Francesco Cappello e del consorzio Aid Jacopo Marzetti.

L’hanno avanzata gli avvocati Giulio Mastrobattista ed Atena Agresti ed è stata accolta dal Gup Bortone. In un’ordinanza di dieci pagine il magistrato ha legittimato la costituzione di parte civile del sindacato, l’unica parte sociale a difendere e tutelare nel corso del tempo le istanze, economiche e contrattuali, purtroppo disattese a favore delle ex maestranze di Karibù e Aid.

Se l’udienza preliminare dopo l’intervento del dottor De Falco è stata rinviata al 15 dicembre prossimo – sono attese le arringhe dei legali difensori – gli avvocati Lorenzo Borré, Francesca Roccato, Francesco Cossa, Maria Vittoria Giampietro e Pierfrancesco Prestipino- il Riesame giovedì si è riservato la decisione se accogliere o meno il ricorso dei legali contro la detenzione domiciliare per la moglie e la suocera di Aboubakar Soumahoro. Erano state arrestate e poste ai domiciliari mentre il cognato del parlamentare aveva subito l’obbligo di firma nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Latina sulla gestione dei fondi pubblici destinati alla coop Karibu e al consorzio Aid.

I tre sono accusati di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione e auto-riciclaggio. L’accusa principale mossa dalla Procura non è sola quella relativa alle gravissime criticità rilevate dagli ispettori della Prefettura, dell’Asl di Latina e dei vigili del fuoco negli ambienti in cui erano ospitati i cittadini in attesa di permesso di soggiorno ma soprattutto l’utilizzo dei fondi per spese varie quali alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori, gioielli o investimenti del tutto estranei alle finalità del servizio pubblico e assolutamente non inerenti con l’oggetto sociale delle cooperative e la loro natura di enti no profit.

I legali della Murekatete e della Mukamitsindo, gli avvocatI Lorenzo Borrè e Francesca Roccato avevano chiesto l’annullamento dell’ordinanza del Gip di Latina evidenziando entrambi l’assenza di esigenze cautelari nei confronti delle due assistite non essendoci rischio di reiterazione dei reati né quello di inquinamento delle prove

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