SUD PONTINO – La posta in palio è altissima soprattutto sul piano erariale e, fors’anche, penale: lo scorso 22 maggio il neo amministratore unico della “Futuro Rifiuti zero” Raffaele Rizzo avrebbe potuto autorizzare con una sua determina a trasferire i rifiuti indifferenziati prodotti dai comuni di Formia e Ventotene dal centro di trattamento del Centro Servizi ambientali di Castelforte a quello della Saf di Colfelice? E’ l’interrogativo sul quale è chiamato a pronunciarsi nel merito il Tar-sezione di Latina relativamente al ricorso presentato dal gruppo imprenditoriale della famiglia Guliano-Ambroselli contro la decisione “unilaterale” dell’amministratore della “Frz” scelto poco meno di un anno, al termine di una selezione fiduciaria, dal sindaco di Formia Gianluca Taddeo.
Il Tar – presidente Roberto Savoia – avrebbe potuto respingere il ricorso del Csa già nell’udienza del 13 settembre e, invece, a sorpresa ha rinviato a dopodomani, 22 novembre, la discussione nel merito del ricorso redatto dall’avvocato Gianluca Sasso. Il Csa in un’integrativa memoria arriva ad ipotizzare come la “Futuro Rifiuti zero” – si stanno accavallando alcune indiscrezioni nelle ultime settimane secondo le quali il secondo socio, quello di minoranza, il comune di Ventotene (tradizionalmente moroso a liquidare i suoi pagamenti ) starebbe valutando l’ipotesi di uscire dalla società municipalizzata – non stia operando da mesi con una vera e propria investitura giuridica, così da sottoporre all’ attenzione del giudice amministrativo anche una ulteriore questione delicata e, qualora confermata dal Tar, avente delle gravi ricadute di rilevanza quantomeno erariale.
Il Csa, infatti, sostiene che il comune di Formia non avrebbe prorogato il servizio concesso alla “Frz” che, per la mancanza di una delibera del consiglio comunale formiano, sarebbe scaduto – sostiene la difesa della “Frz” – il 31 dicembre 2022. A tal proposito, ha evidenziato la difesa della CSA al giudice amministrativo l’unico atto adottato dal comune di Formia è una delibera di giunta municipale del marzo scorso con cui l’ amministrazione comunale si sarebbe limitata solamente a prendere atto della manifestazione di interesse della “Frz” a proseguire il servizio, ma – aggiunge la CSA – la proroga del servizio era di competenza esclusiva del consiglio comunale e nessuna delibera consiliare sarebbe stata mai adottata, cosicché tutti gli atti compiuti dalla “Frz” e le relative esposizioni economiche a partire dall’ 1.1.2023 della società sarebbero nulli e eseguiti in assenza di un contratto di servizi valido.
La difesa della “Frz”, curata dall’avvocato Vittorina Teofilatto, sarà supportata nel tentativo di respingere il ricorso del Csa dalla Regione e dala Saf di Colfelice, quest’ultima dall’avvocato Francesco Scalia. La municipalizzata dei comune di Formia e Ventotene rinnoverà essenzialmente due capisaldi della sua decisione di inviare in Ciociaria i rifiuti indifferenziati dei due comuni, conferiti sino allo scorso a meno di 20 chilometri di distanza. E cioè che il sito del Csa non avrebbe la necessità idoneità – aveva un sistema di solo trattamento meccanico a differenza di quello della Saf che è un Tmb – per ospitarli e poi perché la struttura avrebbe contribuito, almeno al prossimo 31 dicembre, “un innegabile e cospicuo risparmio economico” rispetto ai costi praticati dal sito di Suio.
E’ una versione, quest’ultima, sempre contestata e osteggiata dal Csa facendo leva sulle autorizzazioni rilasciategli dalla direzione regionale del ciclo dei rifiuti (non ultima quella che lo eleva a sito dotato di un trattamento meccanico biologico come quello della Saf), sulla circostanza che tutti i comuni del circondario continuano ad utilizzarlo per lo smaltimento dei propri indifferenziati “a conferma della non veridicità dell’accusa circa l’applicazione di un aggravio dei costi che peraltro decide la Regione” e poi soprattutto per quanto prevede il Codice dell’ambiente che obbliga i comuni e le società concessionarie, in base al principio normativo di prossimità, a smaltire i propri rifiuti nel sito autorizzato geograficamente più vicino. Appunto quello di Castelforte relativamente ai comuni di Formia e Ventotene.
Il Tar lo scorso 13 settembre aveva rinviato la sua decisione nel merito anche per altre eccezioni sollevate dall’avvocato Sasso sul conto dell’operato dell’amministratore Rizzo e della stessa Frz. Ha avanzato nella stessa memoria integrativa un primo quesito. Fu corretto affidare il 22 maggio il servizio alla Saf ed il giorno dopo stipulare contratto? Secondo il Csa è stato violato l’articolo 32 del Codice degli appalti allora vigente. Nel senso che tra il conferimento di un incarico e la stipula del contratto devono intercorrere 30 giorni per presentare “a chiunque” di presentare eventuali osservazioni. Questo limite temporale non sarebbe stato rispetto perché la “Frz – a dire dell’avvocato del Csa – aveva fretta”. E poi una “preoccupante perplessità” è stata avanzata sull’operato della stessa amministrazione comunale di Formia – socio di maggioranza della Frz – accusata di una “palese superficialità” che ora potrebbe mettere in discussione l’operato e l’attività industriale dell’ex Formia Rifiuti zero.
Il suo legame in house con il comune, della durata di otto anni era scaduto il 31 dicembre. La Giunta con la delibera numero 47 del 10 marzo concesse con la sua presa atto un disco verde per ulteriori quattro anni ma senza specificare con quale impegno economico dell’ente che dal 2014 al 2022 era stato di 6 milioni e 640 mila euro. E se nel frattempo fosse aumentato con un indiretto riferimento sul peso della Tari (e ora della Tarip) e, dunque, per le tasche di migliaia di formiani? Ma non è finita.
Il Csa è convinto – come detto – della giustezza di un’altra sua ragione. Il conferimento al Csa in house non avrebbe dovuto deliberarlo la Giunta ma – come detto – il consiglio comunale, l’unico organismo deputato e competente, ai sensi dell’articolo 42 del decreto legislativo 267/2000, ad “assumere gli atti in materia di organizzazione e gestione dei servizi pubblici locali con rilievo economico”. Insomma il nuovo atto di affidamento è stato adottato da “un organico incompetente”.
“Ammettiamo che la Giunta abbia deliberato con i poteri del consiglio comunale perché c’era un’urgenza – ha concluso sfiorando il sarcasmo l’avvocato Sasso che del comune di Sessa Aurunca è stato a lungo vice sindaco – ma quella delibera numero 47 nei successi 60 giorni sarebbe dovuta essere ratificata dal consiglio comunale di Formia. Non ci risulta che ciò sia avvenuto”. O almeno. Il tema è assai scottante e delicato perché, qualora il giudice amministrativo dovesse ritenere fondata questa tesi proposta dalla difesa della CSA, il comune di Formia, quale socio al 98% della “Frz”, rischierebbe di vedersi esposto direttamente con le proprie casse comunali per l’ intera gestione del 2023 con conseguenti accertamenti da parte del Sezione di Controllo della Corte dei Conti, responsabilità quantomeno erariali e ricadute pesanti sulle casse comunali.