FROSINONE – La Procura generale ha già mostrato alcune delle carte a sua disposizione nel corso della seconda udienza celebrata lunedì nell’ambito del processo di secondo grado per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Serena Mollicone, la studentessa di Arce che, uccisa il 1 giugno 2001 e trovata priva di vita due giorni più tardi nel boschetto di Fonte Cupa, avrebbe compiuto in questi giorni 41 anni. Accolta la richiesta del Sostituto Procuratore generale Francesco Piantoni di svolgere la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale riascoltando 44 tra i consulenti e testimoni, la Corte D’assise d’appello ha avuto di fronte la professoressa Cristina Cattaneo.
Il medico legale del laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università di Milano ha rinnovato il contenuto di uno studio effettuato sulla porta del bagno dell’alloggio sfitto della Caserma dei Carabinieri di Arce contro la quale sarebbe stata sbattuta Serena al termine di una lite con Marco Mottola. A suo dire il foro rinvenuto sulla porta corrisponde perfettamente alla forma del cranio di Serena che, riportando un edema celebrale senza sanguinamento e la chiusura delle vie aree, non è morta sul colpo”. Anzi, il decesso della ragazza non è stato immediato, la sua agonia è durata da una a dieci ore e quindi la studentessa di Arce poteva essere salvata.
Giallo nell’aula della Corte d’Assise quando la dottoressa Cattaneo, rispondendo ad uno dei legali difensori della famiglia Mottola, l’avvocato Mauro Marsella , ha rivelato di aver trovato in cancelleria il solo calco di Franco Mottola. Mancherebbe all’appello quello del figlio Marco. La sorpresa dell’avvocato Marsella: “Non è un dato di secondo ordine – ha detto – perché priva la difesa della possibilità di dimostrare che vi sia compatibilità comunque con entrambi i pugni”. Se le conclusioni della dottoressa Cattaneo sono state ribadite dall’ingegnere Remo Sala – riprodusse in 3D il crano di Serena e della porta, in aula è intervenuto anche il medico legale Ernesto D’Aloia.
Per conto della Procura svolse accertamenti quando ancora non era stata trovata la porta lesionata della caserma di Arce: è arrivata alla conclusione in base alla quale l’analisi della “frattura composta e tripartita” dell’arcata zigomatica di Serena gli ha consentito di dire che a monte c’era un “impatto contro una superficie piatta e sufficientemente ampia. Anche la lesione lacero contusa sul sopracciglio è compatibile – ha aggiunto – con l’impatto contro una superficie ampia”.
La seconda udienza del processo d’appello per la morte di Serena ha fatto registrare le assenze di due dei cinque imputati. Non erano presenti Annamaria Mottola e l’ex luogotente dei Carabinieri Vincenzo Quatrale mentre erano regolarmente ai loro posti Franco e Marco Mottola e Francesco Suprano.
Le deposizioni della professoressa Cattaneo, dell’ingegner Sala e del Medico legale D’Aloia sono state accolte con scetticismo dallo stesso avvocato Marsella e (nell’intervista video allegata) dal portavoce del pool difensivo, il criminologo Carmelo Lavorino: “Questo processo d’appello come quello di primo grado conclusosi a Cassino con cinque assoluzioni continua ad essere indiziario – hanno commentato Marsella e Lavorino – I tre periti citati dalla Procura generale hanno ripetuto quanto già riferimento nel corso del processo di primo grado. Non hanno detto nulla di nuovo, le contraddizioni restano sempre e non hanno portato nulla all’impianto accusatorio. Con i nostri consulenti di fiducia ci stiamo preparando per ribattere a quelli che erano e continuano ad essere meri indizi”.
Si torna in aula il 7 dicembre con altri quattro periti citati dalla Procura generale. Saranno sentiti la dottoressa Elena Pilli (a suo dire alcuni microframmenti lignei rinvenuti sui nastri adesivi con cui furono immobilizzate le braccia, i piedi, la bocca ed il collo di Serena sarebbero compatibili con la porta considerata dall’accusa l’arma del delitto) e i periti chimici Rosario Casamassima e Ferdinando Scatamacchia.
Nella successiva udienza del 14 dicembre sarà il turno invece dei primi consulenti delle difese dei cinque imputati.