FORMIA – Negli archivi storici purtroppo ci sono poche tracce – l’episodio venne falsamente equiparato come un atto di micro criminalità comune – ma Formia ottanta anni fa conobbe le sue “Fosse Ardeatine”, la sua “Marzabotto”, la sua “Sant’Anna di Stazzema”. La colpa di quelle inermi vittime? Essere semplicemente italiani che, dopo quasi tre mesi, non erano più alleati ma vili traditori. Molti cittadini di Trivio ancora viventi, all’epoca bambini o adolescenti, si commuovano ancora quando qualcuno ricorda cosa avvenne la mattina del 26 novembre di 80 anni fa sulla collina della Costarella, alle spalle del centro abitato del seconda frazione della città.
Vi fu consumato un eccidio nazista, un’autentica strage che, rievocando uno dei più duri episodi della guerra liberazione, non è finita nell’oblio della Storia solo grazie all’attività di rinvigorire la memoria promossa nella seconda metà degli anni novanta dall’allora amministrazione di centro sinistra del sindaco Sandro Bartolomeo di realizzare una lapide rievocativa e dall’attivo centro sociale culturale di Trivio. Dall’8 settembre erano trascorsi due mesi e mezzo quando i tedeschi in ritirata cominciarono a minare i principali nodi di collegamento e i centri di telecomunicazione di Formia e del Golfo.
Intanto gli Alleati anglo-americani replicarono avviando i devastanti bombardamenti dal mare. Per le truppe naziste l’armistizio firmato dal Maresciallo Pietro Badoglio risultò talmente duro, insopportabile, da digerire che un primo tragico campanello d’allarme suonò come premonitore nella dirimpettaia frazione di Maranola il 17 ottobre 1943. A distanza di poche ore, vennero fucilati due antifascisti come Antonio Ricca (la piazza della frazione più importante di Formia porta doverosamente il suo nome) e Aurelio Pampena.
Anche nella più minuscola Trivio, a poco meno di un chilometro, il timore (soprattutto) degli uomini di essere rastrellati e mandati a lavorare al fronte, esposti a continui bombardamenti e mitragliamenti, era fondato ed era… (come detto) nell’aria. Per rappresaglia contro le continue azioni di sabotaggio, la mattina del 26 novembre 1943, più di cinquanta “SS”, agli ordini del tenente Kramer, bloccarono preventivamente le vie d’accesso e circondarono i borghi collinari di Castellonorato, Maranola e Trivio. A Trivio andarono oltre. Fecero irruzione nelle case dei “triulesi” rastrellando tutti gli uomini, compresi i vecchi e gli inabili. Dappertutto si ricordano silenzio, pianto e, soprattutto, tanta disperazione. Solo pochi uomini, alle prime avvisaglie belliche dei “Panzer” teutonici, riuscirono a fuggire, a dileguarsi sulla sovrastante collina della Costarella dove, alzando lo sguardo in alto, si vede sempre più vicina la statua di Cristo Redentore. I fuggitivi furono inseguiti dalle “belve naziste” che, ormai fuori controllo, li catturarono e fucilarono barbaramente.
Ripetere i loro nomi a distanza di otto decenni provoca per chi li ha conosciuti, purtroppo sempre pochi per l’inesorabilità del tempo, sentimenti di commozione e di pianto. Si tratta di Angelo Nocella, di 34 anni, di Luigi, Giovanni, Francesco e Ersilio Filosa, rispettivamente di 30, 73, 38 e 18 anni, di Antonio Guglielmo, di 38 anni, di Salvatore Marciano di 37 anni e di Alfredo Lagni, di 35 anni. I loro corpi quel giorno furono lasciati a terra fino a tarda sera, malgrado il pianto disperato e le implorazioni dei familiari. Seguendo il loro bieco costume, i tedeschi continuarono il loro massiccio rastrellamento nel cuore di Trivio, radunarono tutti gli uomini, circa 400, nella piazza del paese, quella intitolata a S. Andrea, e davanti al cimitero di Maranola, in località “Muntagnano” , furono caricati sulle camionette colme di soldati armati fino ai denti che, incolonnate con una precisione tutta tedesca, erano dirette alla volta di Formia. Tra gli arbusti e cespugli di “stramma” erano rimasti, straziati, i corpi di Angelo, Luigi, Giovanni, Francesco, Antonio, Salvatore e Alfredo Lagni e Ersilio. Era, quest’ultimo, il più piccolo di tutti: aveva appena compiuto 18 anni. I giovani fanatici soldati tedeschi gli voltarono le spalle ripetendo con cinica e malvagia ossessione: “Alles Kaputt!” (“Tutti morti!”)
In questi giorni Formia, a distanza di 80 anni esatti, rende doverosamente omaggio ai suoi martiri perché “non si può e non si vuole dimenticare. Lo facciamo – ha commentato il sindaco Gianluca Taddeo – perché di questi innocenti concittadini rimanga viva la memoria consegnando alle nuove generazioni un severo monito contro gli orrori delle stragi naziste a sostegno dei valori della pace e della libertà”.
L’amministrazione comunale non ha ancora mantenuto fede ad una vecchia promessa di realizzare – magari a Trivio – un museo in ricordo di quella guerra locale di Liberazione (l’eccidio della Costarella fu uno degli atti più gravi ma ancora da chiarire sul piano storico) ma, in occasione dell’anniversario di quest’anno, ha avuto il merito e la lungimiranza di mettere attorno ad un tavolo diverse associazioni e realtà culturali e scolastiche, storici, artisti e semplici cittadini interessati sino al 5 dicembre a coltivare i sentimenti del rispetto e della gratitudine nei confronti dei martiri della Costarella. Quanto avvenuto a Trivio il 26 novembre 1943 e a Maranola il 17 ottobre dello stesso anno è stato ricordato sabato mattina, presso la sala Sicurezza del Palazzo Municipale di Formia, nel corso di un convegno in cui è stata sottolineata la difficoltà dei civili a sopravvivere dopo l’8 settembre tra l’occupazione tedesca e l’arrivo degli Alleati.
Il momento più atteso sarà quello in programma domenica 26 novembre, nel giorno dell’eccidio, sulla collina della Costarella dove sarà deposta una corona di alloro subito dopo una messa di suffragio officiata dal parroco del paese, Monsignor Giuseppe Sparagna, Im serata, alle 18, sarà svelato, a cura dello storico fondatore del blog “Trivioamici”, Tony Guglielmo, un originale documento audiovisivo realizzato con una serie di testimoni (parenti delle vittime e testimoni oculari dell’accaduto) che raccontano le ore drammatiche vissute a Trivio in occasione dell’eccidio. A seguire è in programma la prima nazionale dell’ultima opera musicale, “Tutti Kapput”, scritta in occasione di questo tragico anniversario da Ambrogio Sparagna.
Si tratta di un progetto originale di musica sacra popolare (con testi della tradizione popolare, sia in dialetto che in italiano ,costruito su un originale organico strumentale, composto da organetti e zampogne e dal coro Polifonia Aurunca diretto da Anna Rita Colaianni) composto per onorare la memoria dei martiri dell’eccidio e affermare il desiderio di pace, “sentimento oggi sempre più necessario in questi drammatici tempi di guerra” – ha commentato Ambrogio Sparagna.
Se la strage della Costarella non ha avuto – va ricordato a 80 anni esatti – una natura bellica ma è stato il massacro di un gruppo di persone, inermi, per di più giovani, che hanno avuto la colpa di rappresentare la comunità di Trivio e, in particolare, di Formia, le commemorazioni di questi giorni non si riveli un ripetitivo e sterile momento rievocativo. Sia di stimolo perché il comune si adoperi concretamente perché quello di Trivio venga annoverato tra i più cruenti eccidi nazisti consumati in Italia dopo l’8 settembre, magari istituzionalizzando- cosa non ancora avvenuta sinora – la data del 26 novembre. Può diventare un momento di riflessione per l’intera comunità cittadina contro le devastazioni, umane e materiale, della guerra.
Quella guerra che ricorda tanto quelle scoppiata il 24 febbraio 2022, in Ucraina, ed il 7 ottobre scorso alle porte di un’Europa che, a modo loro Angelo, Luigi, Giovanni, Fancesco, Antonio, Salvatore e Alfredo Lagni e Ersilio con il loro sacrificio hanno contribuito a far nascere qualche anno più tardi.
Uno di questi è stato Antonio Guglielmo aveva 38 anni quando fu barbaramente ucciso a colpi di mitra. Suo fratello, Settimio, poi diventato un raffinato e sensibile artista e pittore, apprese la notizia della morte di Antonio nel 1944, di ritorno nella sua “Triugle”, dopo un anno di prigionia in Africa. Settimio, tra le altre sue splendide opere, ha lasciato come un’eredità spirituale un suo bellissimo quadro rievocando quanto avvenne 80 anni fa . Se il comune fa benissimo perché uno degli episodi più dolorosi della storia di Formia e dell’intero Golfo non si perda – come purtroppo sta avvenendo – tra le nebbie della Storia ma resti fisso nella coscienza delle nuove generazioni, il centro socio culturale di Trivio ha sposato e scolpito nella sua vivace attività aggregativa una frase di uno dei padri dell’Italia repubblicana e democratica.
Per il costituzionalista Piero Calamandrei “Dovunque un uomo è morto per riscattare l’Italia, bambini, andate lì perché lì è nata la Costituzione..”. Benedetta Magliocco, moglie di una delle otto vittime dell’eccidio, quando chiese ai tedeschi il corpo del marito, il loro rifiuto fu interpretato letteralmente in questo modo: “I banditi non avere famiglia!”.
La verità è che gli otto civili fucilati sulla Costarella non partecipavano alla guerra e non proteggevano partigiani: furono vittima della ferocia dei regimi oppressivi, uccisi dall’insensata crudeltà della guerra…Quella vera…
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