GAETA – E’ un severo richiamo quello che ha operato il Giudice di pace di Gaeta nei confronti del comune del Golfo: le strisce blu servono per permettere agli enti locali per fare cassa ma serve una moderazione. La vicenda scaturisce da un ricorso, accolto, di un automobilista si era visto recapitare una sanzione amministrativa di 63 euro per aver parcheggiato senza ticket in piazza Trieste, una delle più importanti della città, a ridosso della spiaggia e del litorale di Serapo, per essere sede di due frequentati istituti scolastici superiori.
Nella motivazione del ricorso l’operato del comune di Gaeta è stato pesantemente censurato perchè non ha previsto nella zona di piazza Trieste o nelle immediate vicinanze spazi liberi per il parcheggio. Il Giudice di pace ha applicato la sentenza a sezione riunite della Cassazione numero 116 del 2007 e pertanto ha annullato tutti i verbali emessi dagli ausiliari del traffico agli automobilisti in sosta in piazza Trieste. Il motivo? Le contestazioni sono nulle nella misura in cui in il comune di Gaeta non aveva previsto in quest’area in proporzione anche gli stalli di colore diverso dal blu.
A polemizzare apertamente contro la gestione dei parheggi a pagamento sono le associazioni “Comunità Lazio Meridionale e Isole Pontine” e “Incontri & Confronti”. A loro dire la vicenda del pronunciamento del giudice di pace di Gaeta, anche per l’entità della multa, “sembra apparire un fatto minore ma non lo è. Denota un modo di fare arrogante che, se mutuato anche in altri settori della pubblica amministrazione, rischia di complicare la vita del cittadino. L’ingiustamente multato ha dovuto infatti rivolgersi ad un tribunale per vedere accolte le sue ragioni, cosa che la stragrande maggioranza delle persone, per 63 euro, non farebbe. Ed è proprio su questo che confida la pubblica amministrazione per incassare.”
La polemica, poi ha avuto un riferimento letterario.
“Cosa c’entra il giudice a Berlino?” – si interrogano le due associazioni – “L’espressione è mutuata da un’opera di Bertolt Brecht. Vi si narra la storia di un mugnaio che si era contrapposto all’Imperatore di Prussia per non subire l’abbattimento del suo mulino, che danneggiava il panorama visibile dal castello. Si trattava chiaramente di un abuso di potere e, pur di averla vinta, l’Imperatore non aveva esitato a dispiegare tutta la sua potenza con giudici e avvocati. Con grande tenacia però il mugnaio continuò a difendere il suo mulino, fino a quando trovò a Berlino un giudice onesto, che lo aiutò a vincere la causa. Di giudici coscienziosi oggi ce ne sarebbe un gran bisogno – concludono le due associazioni – Tuttavia rivolgersi alla giustizia dovrebbe rappresentare l’ultima chance per veder riconosciuti i propri diritti. Questi dovrebbero costantemente essere al centro di un’amministrazione onesta e trasparente. Ma la strada, almeno nelle nostre zone, è ancora lunga…”. Purtroppo.