FORMIA – Assolti per non avere commesso il fatto. Si è espresso in questi termini nel pomeriggio di giovedì il collegio penale del Tribunale di Cassino (presidente Marco Gioia, a latere Maria Cristina Sangiovanni e Pio Cerase) assolvendo, al termine di un processo durato sette anni, sette ex ausiliari del traffico (Paolo Marciano, Giovanna Renella, Sabrina Ingrosso, Angela Stefanelli, Gentijan Buschi, Adelina D’Angelis e Lucio Bono) della “Sis” di Perugia che ha gestito sino al 2021 a Formia il servizio della sosta a pagamento.
I sette ausiliari del traffico era imputati di appropriazione indebita, truffa e peculato dopo le contestazioni formulate dalla Procura sulla scorta di un relazione presentata da un gruppo di investigatori privati incaricati dalla stessa azienda umbra. Gli “007” incaricati dall’amministratore della Sis Antonio Di Donna aveva accusato i sette dipendenti – che tanto infedeli a questo punto non sono stati alla luce della sentenza del Tribunale di piazza Labriola – di non aver contabilizzato “compiutamente” dal 2015 in poi il danaro dei parcometri posizionati in alcune strategiche e frequentate della città e gli stessi proventi della vendita di alcune schede pre pagate che la Sis aveva introdotto nel periodo estivo lungo i litorali di Vindicio e di Gianola S. Janni.
Secondo l’ipotesi accusatoria sarebbe stato di 15 mila euro l’entità dell’appropriazione indebita, di cui una parte, 6000 mila euro, doveva essere girato dal gestore al Comune quale aggio del servizio. Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Francesco Ferraro, Pasquale Cardillo Cupo, Luigi Imperato, Gianni Bove e Domenico Schiavo, di fronte alla pesante requisitoria sostituto procuratore Marina Marra che aveva chiesto per i sette condanne variabili dai 2 ai 4 anni di reclusione e al pagamento ciascuno di una multa di mille euro, ha stigmatizzato la mancanza di una prova di colpevolezza portando in dote alcune dichiarazioni testimoniali a favore dei sette imputati. In questo processo è uscito le ossa rotta sul piano dell’immagine lo stesso comune di Formia: la Giunta dell’ex sindaco Paola Villa nel 2019 si era costituita parte civile nel procedimento.
Aveva chiesto un risarcimento danni di 100mila euro, frutto del mancato introito dell’aggio previsto dal capitolato (circa 6000 euro) e per la “cattiva immagine subita”. Sino a quando è stato in servizio al processo aveva presenziato il dirigente dell’avvocatura comunale Domenico Di Russo ma con le sue dimissioni il comune di Formia di fatto era inspiegabilmente uscito di scena. La conferma c’è stata nella penultima udienza del 2 novembre quando il risentito presidente Gioia, di fronte all’ingiustificata assenza di un nuovo legale indicato dal comune formiano, aveva rinviato il dibattimento alle ore 14 del 30 novembre, giovedì.
Nel frattempo l’ex dirigente Di Russo ha provato con diverse Pec a ricordare all’amministrazione Taddeo della costituzione in giudizio mai revocata – del collegio difensivo faceva parte in qualità di legale il presidente del consiglio comunale di Formia Pasquale Cardillo – ma nell’udienza conclusiva del processo si è registrata la novità che era nell’aria. Il dirigente pro tempore dell’avvocatura interna del comune di Formia, il responsabile dell settore finanziario dell’ente, Daniele Rossi, comunicava al Tribunale di Cassino la revoca del mandato all’avvocato Di Russo che da mesi lavora per l’avvocatura della città metropolitana di Napoli. In sintesi, il comune di Formia – sotto lo striscione dell’ultimo chilometro – ha disatteso una sua costituzione di parte civile. Capita.
Per i sette ex imputati l’assoluzione del presidente Marco Gioia è apparsa una magra consolazione. Erano stati quasi tutti licenziati dalla Sis per via di questo procedimento e quelli tagliati non potettero beneficiare del paracadute della clausola sociale e dunque essere riassunti dalla nuova società concessionaria del servizio delle strisce blù. Per gli ex ausiliari del traffico licenziati (le motivazioni della sentenza è attesa nei prossimi 90 giorni) è arrivata una seconda ed atroce beffa: non potranno chiedere i danni alla Sis semplicemente perché la società di Perugia di fatto non esiste dopo essere stata messa in liquidazione…