ITRI – Era attesa con comprensibile e spasmodico interesse. E’ giunta ieri ed è supportata da una analisi lucida e dettagliata delle condizioni che hanno portato Raffaele Mancini, eletto nella lista che ha espresso il sindaco De Santis, a staccare la spina a quella che “fu” la maggioranza voluta dagli elettori e che oggi, secondo il delegato comunale alla cultura, è stata stravolta nei numeri e nei contenuti operativi. Ecco, nella nota che Mancini ha rimesso agli organi di informazione, le motivazioni della sua scelta.
“Nella mattinata del giorno 8 Giugno 2015 è stata presentata al protocollo del Comune di Itri una richiesta di convocazione di consiglio comunale per discutere la mozione di sfiducia al sindaco De Santis. Tale richiesta, recante la firma di ben 6 consiglieri comunali, segue una precedente istanza analoga, del 25 maggio 2015, che presentava solo quattro firme e, in quanto tale, formalmente inammissibile. Al di là dei formalismi questa nuova richiesta assume un significato politico importantissimo; infatti la prima istanza era sottoscritta dai consiglieri Di Biase, Di Mascolo e Petrillo, eletti nella lista Con Voi e del consigliere Palazzo eletta nella lista Patto per Itri futura; la seconda istanza, oltre ai predetti quattro, porta la firma anche dei consiglieri Fargiorgio e Ruggieri Antonio, anch’essi eletti nella lista Patto per Itri futura.
Conti alla mano, la maggioranza scaturita dalle elezioni di maggio 2011 non esiste più. A questo punto il prosieguo amministrativo non rispecchia più il volere degli elettori e, per chi scrive, il voto popolare resta sovrano. Come più volte da me ribadito, si deve avere il coraggio e la consapevolezza di sottoporsi nuovamente al volere degli elettori, poiché non si possono avallare maggioranze alternative o monche. Nell’onestà che mi ha sempre contraddistinto tale ipotesi è stata sempre da me scongiurata. In passato, quando di crisi amministrativa non se ne parlava, fu adombrata la possibilità di eventuali cambi di maggioranza che avrebbero rafforzato l’amministrazione ma tutto si risolse con un nulla di fatto. Per le ragioni espresse e ribadite più volte e in diverse sedi, in Consiglio Comunale il sottoscritto –puntualizza il delegato alla cultura- non potrà fare altro che prendere atto e decretare con il proprio voto la fine di questa amministrazione.
Certo è che le ragioni che mi indurranno al voto di sfiducia sono diverse da quelle espresse nella nota protocollata e le motivazioni saranno da me esternate in consiglio comunale: è proprio per queste ragioni che non potevo sottoscrivere la richiesta insieme ai firmatari. FdI Alleanza Nazionale, partito a cui faccio riferimento, rivendica, con il mio gesto, una piena autonomia e indipendenza rispetto a tutti gli altri partiti presenti nello scacchiere politico, con la convinzione che future alleanze non si costruiscono sulle altrui disfatte ma su precisi programmi e princìpi da condividere.
Aggiungo ancora che, nonostante il mio partito fosse stato sempre critico nei confronti di questa amministrazione, ha sempre sostenuto la mia azione di governo nel pieno rispetto del patto da me stipulato con gli elettori. Inoltre, quando la crisi stava sfociando, FdI AN ha proposto una giunta tecnica di fine legislatura che vedeva coinvolte tutte le parti politiche per evitare il commissariamento. Gesto, questo, di un partito che, nonostante la giovane costituzione, dimostra maturità e senso di responsabilità.
E’ ancora percorribile questa ipotesi? Alle forze politiche l’ardua sentenza. In ogni caso il clima che si sta registrando in questi giorni rende improba ogni possibilità di prosieguo, infatti, a mio parere, mai la politica a Itri aveva raggiunto livelli così bassi arrivando finanche alle offese personali delle quali ne abbiamo preso atto dai quadri murali, dagli articoli di giornale e da esternazioni di appartenenti ai partiti politici. E’ giunta l’ora che i partiti stessi tornino ad assumere quel ruolo propositivo e di controllo per i quali sono deputati e non lo strumento per offendere le persone, e di questo ne riparlerò avanti.
La mia volontà di non proseguire nella situazione politica che si è generata negli ultimi mesi e che ha visto già la mancanza dei numeri nell’ultimo consiglio comunale, è stata da me dichiarata, confermata e ribadita sia nel corso dello stesso, sia al Sindaco personalmente, sia a mezzo di quadro murale esposto pubblicamente e, per finire, nell’ultima riunione avuta con i consiglieri comunali che a tutt’oggi fanno parte della squadra di governo. Certo è che nessuno potrà sottrarsi a un’assunzione di responsabilità, ma come da mio costume, mai punterò il dito contro nessuno.
Personalmente credo che il fallimento sia addebitabile ad ogni soggetto che ha preso parte a questo progetto politico, poi sta alla coscienza umana e politica di ognuno prenderne atto; ci sarà tempo e modo per ognuno di noi per dare le spiegazioni ai cittadini in merito a quanto è stato fatto o si farà. Una risposta sola mi è dovuta: nelle settimane precedenti sono stato accusato di ogni cosa, da traditore a incoerente a opportunista a Ponzio Pilato. Beh, se duemila anni fa Ponzio Pilato se ne lavò le mani, allo stesso tempo chiese alla folla chi sceglieva e questa scelse Barabba. Dopo duemila anni, sebbene questa scelta non debba farsi più, a chi mi accusa -conclude il comunicato di Mancini- rispondo che purtroppo in politica i Barabba ancora esistono e tanta gente continua ad acclamarli”.