SPERLONGA – La controversia nel consiglio comunale di Sperlonga l’ha sollevata il consigliere di opposizione Joseph Maric nella discussione del punto riguardante la variazione in entrata di due milioni e 856mila euro. La Giunta Cusani pensa di incassare queste somme dalle 34 famiglie di Sperlonga che dal 1987 tra gli immancabili sacrifici realizzarono in via Lepanto – nella parte bassa del paese non molto lontano dall’attuale caserma della Stazione dei Carabinieri – un intervento di edilizia economica e popolare nell’ambito del comprensorio “C1B” del locale piano di zona Sperlonga.
E’ una vicenda amministrativamente antica caratterizzata dalla convenzione stipulata il 13 febbraio 1987 con cui il comune concedeva alla cooperativa Edilcoop Sud pontino il diritto di superfice per la durata di 99 anni sulle aree interessante dall’intervento edificatorio e ancorprima dalla delibera consiliare numero 261 del 14 novembre 1985 con cui venne adottato questo piano di zona. Ora le 34 famiglie che abitano in questo complesso rischiano di pagare sulla loro pelle quella che il consigliere della lista civica “Insieme per Sperlonga” definisce “la superficiale condotta palesata dal comune di Sperlonga” .
In effetti sia il Tribunale di Latina nell’ottobre 2017 che la Corte d’appello hanno accertato come il Comune di Sperlonga e la Cooperativa Edilcoop Sudpontino abbiano tenuto una condotta illecita nella conduzione della procedura espropriativa dei terreni utilizzati per realizzare questo intervento di edilizia residenziale pubblica. E la condanna è pesante: i proprietari di quei terreni espropriati nella seconda metà degli anni ottanta devono essere risarciti per un importo di due milioni e 856 mila euro.
Le casse del comune di Sperlonga non sono floride e così ha deciso di rivalersi addirittura nei confronti delle 34 famiglie di impiegati, operai e pensionati ingiungendo loro il pagamento dell’ingente somma. Il 3 novembre con la delibera numero 118 la dirigente dell’avvocatura interna e degli Affari generali Vittoria Maggiarra ha dato mandato all’avvocato Marco Tomassi di mettere in mora le 34 famiglie sperlongane iscrivendo in bilancio, attraverso una determina del dirigente del settore finanziario del comune, la somma richiesta dagli inquilini di via Lepanto quale credito esigibile.
Il consigliere Maric ha stigmatizzato quella ha definito “un’illegittimità forzatura” da parte della Giunta Cusani precisando e confermando come la sentenza della Corte d’Appello (numero 7752 del 23 novembre 2021) ha stabilito che i costi per la refusione del danno causato (gli espropri mai liquidati dei terreni oggetto di questo intervento di edilizia residenziale pubblica) “non sono riversabili sui privati e devono essere sostenuti dall’Ente”. Dal comune di Sperlonga per l’appunto. Naturalmente la messa in mora, che prevede il pagamento dei due milioni e 856mila euro entro trenta giorni, è stata impugnata dopo un’infuocata assemblea al Tar dalle 34 famiglie di via Lepanto con le quali “andava avviata una concertazione diversa per il riscatto del diritto di superfice- ha commentato Maric – piuttosto che adottare provvedimenti d’imperio che le stesse sentenze del Tribunale e della Corte d’Appello hanno categoricamente escluso preventivamente. E’ in corso un’autentica ingiustizia nei confronti di queste famiglie che hanno commesso soltanto l’errore, a quanto pare, di acquistare casa sapendo di compiere sacrifici e rinunce di non poco conto”.
Nel consiglio comunale di Sperlona non si è fatto attendere la polemica presa di posizione del sindaco Armando Cusani che ha tacciato di strumentalizzazione una precedente presa di posizione del Pd. La replica, velenosa e sarcastica, del direttivo Dem non è tardata ad arrivare: “Dobbiamo dire grazie al sindaco di Sperlonga perché, negli anni, ha avuto la capacità di mantenere intatta la sua capacità di divertirci. Nell’ultimo consiglio comunale ci ha anche offerto un fuori programma inserendo, forzosamente e ripetutamente, nei suoi fluviali interventi un tema che non era all’ordine del giorno: l’attacco al Partito Democratico di Sperlonga. Noi non ci siamo mai accorti della profondità del pensiero politico del sindaco, ma sentirgli dire che il Partito Democratico di Sperlonga non avrebbe titolo a parlare perché nato da poco e quindi non presente in consiglio comunale, ci fa sorgere il dubbio che egli ignori i concetti più elementari sui quali si fonda la vita democratica di una collettività. E’ del tutto comprensibile che, nel perenne silenzio cadaverico dei suoi consiglieri di maggioranza, il sindaco possa aver maturato la convinzione di essere il John Kennedy del Sud Pontino”.
“Tuttavia, non dovrebbe avere eccessive difficoltà – si legge in una nota del direttivo del partito Democratico – a rendersi conto che in un sistema democratico può capitare che vi sia una forza politica che sfugga al suo controllo e che abbia l’ardire di permettersi di smascherare i suoi miracolosi giochi di prestigio con i quali dà a vedere di riuscire a trasformare l’acqua in vino. Nella patetica commedia che ha messo in scena nel corso dell’ultimo consiglio comunale, il sindaco ha lungamente argomentato per dimostrare che, sostanzialmente, il Comune non ha avuto responsabilità nella procedura illegale di esproprio per la quale ora il Comune stesso si trova a richiedere quasi 3 milioni di euro come conguaglio del corrispettivo di concessione del diritto di superficie sulle porzioni immobiliari realizzate nell’ambito del piano di edilizia economica popolare – aree ricadenti nel comprensorio C1b del Piano di Zona. La colpa, dice il sindaco è solo e soltanto della Edilcoop Sudpontino mentre al Comune può essere attribuita solo la piccolissima distrazione del mancato controllo. Forse perché oberato dai tanti impegni amministrativi, il sindaco deve aver dimenticato che a dichiarare la colpevolezza del Comune non è stato il Pd di Sperlonga ma due sentenze della corte d’Appello di Roma, che ha condanna il Comune, in solido con la Edilcoop. E, forse sempre per una semplice momentanea amnesia, ha dimenticato che la stessa Corte d’Appello ha precisato che il Comune non può rivalersi finanziariamente sui 34 proprietari degli appartamenti costruiti. Dobbiamo però ammettere che ci hanno emozionato le parole usate dal sindaco per esprimere il suo dispiacere e la sua vicinanza umana alle 34 famiglie. Ci siamo addirittura commossi quando si è detto disposto a fare qualunque cosa per evitare che su tali famiglie ricada un impegno economico tanto gravoso. Con i lucciconi agli occhi, abbiamo pensato che certamente a sua insaputa il sindaco – in data 11 marzo 2022 – apponeva la sua firma ad una lettera inviata al Capo Area II del Comune per richiedere “di procedere ad una valutazione di stima delle aree oggetto di esproprio al fine di quantificare l’eventuale importo a titolo di conguaglio relativo al corrispettivo di concessione del diritto di superficie, attualizzato ai valori di mercato vigenti”.
La lettera si chiudeva con questa frase: “Con espressa richiesta di procedere entro un tempo massimo di 30 giorni”. E certamente sempre a sua insaputa, il 3 novembre 2023 – appena due ore dopo che l’ assemblea condominiale dei 34 proprietari degli appartamenti avevano deciso di fare ricorso al Tar contro la richiesta di conguaglio – il Comune ha conferito ad un avvocato di Formia l’incarico legale “per la rappresentanza e difesa del Comune di Sperlonga nelle instaurande azioni giudiziarie volte al recupero del conguaglio”.
“Il sindaco di Sperlonga è davvero un’anima candida, ed ora che lo abbiamo detto forse ci vorrà più bene, concedendoci magari, bontà sua, il diritto di critica politica”.