GAETA – Gaeta causa di emigrazioni e terra di nuove e moderne immigrazioni. Un clima legittimamente mesto e quasi nostalgico ha contrassegnato venerdì sera – come da previsione – la presentazione del dodicesimo numero (almeno per il momento) della “Gazzetta di Gaeta”, la rivista trimestrale che, edita da AliRibelli, ha deciso di interrompere la pubblicazione dopo aver raccontato negli ultimi tre anni con la nuova ed accogliente veste grafica e redazionale la realtà del territorio senza pregiudizi e senza retorica.
“Vicini e lontani” è il titolo dell’ultimo numero della “Gazzetta”, il cui generoso editore Jason R.Forbus ed il corpo redazionale (Luca Di Ciaccio, Sabina Mitrano e Milena Mannucci) hanno deciso di salutare i propri lettori nel corso di una commossa presentazione ospitata – come da tradizione – presso il Bar Caffetteria Old Station di Gaeta. La cessazione, almeno per ora, della pubblicazione della “Gazzetta” ha cercato di dare una risposta ad una domanda: come sono cambiano i flussi migratori nel Golfo e, in particolare, a Gaeta ? Interessanti sono stati le inchieste, le interviste e gli articoli di approfondimento curati, tra gli altri, da Giovanni Ciacchi (“I nuovi gaetan2), Graziella Di Mambro (“Uomini e barche”), Milenna Mannucci (“Un mondo felix”), Antonio Raimondi (“Gli immigrati eravano noi”), Adriano Madonna (“Il pacco dell’America”), Francesco Di Chiappari (“Una lettera dal passato”), Francesco Di Nitto (“Don Pasquale dalla Piaia a Boston”), Armando Cimino (“Les gaetans. Storia di un gemellaggio”), Salvatore Pastorello (“Un bambino in Venezuela”), Rita Passeggio (“Un’America chiamata Australia), ancora Milena Mannucci (“Storie di nostalgia”), Francesco Prandi (“Un buttero che sconfisse Buffalo Bill”), Annibale Mansillo (“Da Fiume al mare”), Carlo Di Nitto (“El presidente compaesano”), Sabina Mitrano (“Tra cielo e mare”), Lino Sorabella (“il Viaggio di Caboto”), Maria Rosa Valente-Erasmo Coccoluto (“Un gaetano alla fine del mondo”), Delio Fantasia (“Non è vero che a Londra piova sempre”), Loriz Cozzolino (“Vedi Gaeta e poi muori”), Luca Di Ciaccio (“L’aiuto negato”) e, inoltre, di Salvatore Antetomaso (“Parole gaetane: emigrante”).
Che Gaeta possa essere una città cosmopolita lo tiene a precisare nell’intervista video allegata Luca Di Ciaccio: “Gaeta ha dovuto far fronte ad un fortissimo fenomeno emigratorio e, in considerazione del suo essere città fortezza, ha inconsciamente alzato tanti ponti levatoi rispetto all’esterno. Ha trovato un equilibrio nel corso della sua bimillenaria storia? Forse non ancora”. Ancora Di Ciaccio: “Non c’è luogo al mondo dove nostri connazionali non abbiano messo radici, spesso raggruppandosi in luoghi dove sapevano di poter contare sul supporto di chi li aveva preceduti. È il caso di Somerville per i gaetani e Cranston per gli itrani, località negli Stati Uniti separati da 75 chilometri che sembrano tanti per noi ma che non sono niente per gli enormi spazi americani”.
La presentazione dell’Old Station del dodicesimo numero della “Gazzetta di Gaeta ha lasciato un po’ di amaro in bocca ai tanti lettori presenti perché, dopo tre anni di pubblicazione, è stato concordato dall’editore e dalla redazione di fermarsi . “Abbiamo raccolto un bagaglio di storie antiche e moderne, spesso inedite, dedicato a Gaeta, al suo territorio e anche ai centri limitrofi – ha aggiunto Di Ciaccio – Avevamo ancora tanto da raccontare perché è davvero infinito l’amore nei confronti della città ma abbiamo ritenuto fermarci per ripartire con progetti e stimoli diversi e nuovi”.
A dire di Luca Di Ciaccio quell’Old Station è stato un arrivederci formalizzato nel corso di un’iniziativa che, presentata in maniera sempre magistrale e puntuale da Erasmo Lombardi Di Perna, ha registrato la partecipazione del sindaco di Gaeta Cristian Leccese . “Il grande merito della Gazzetta è stato quello di riportare al centro del dibattito la narrazione come strumento di analisi e interpretazione della realtà senza retorica e senza pregiudizi, con uno sguardo critico e aperto al confronto – ha aggiunto Di Ciaccio – Il nostro progetto editoriale ha suscitato forti emozioni, ha scatenando dibattiti e confronti ed è stato in grado di riannodare quel filo invisibile tra passato e presente, portando in luce volti e luoghi celati dal velo dell’oblio, elevando la narrazione a strumento di analisi e interpretazione di un territorio che cambia nella sostanza e nella forma.
L’intervento conclusivo dell’editore Jason R.Forbus ha messo in rilievo come la pubblicazione nell’ultimo triennio della “Gazzetta” , avvenuta grazie “alla sapiente guida della redazione, della disponibilità dei collaboratori, del grafico e dei punti vendita e soprattutto dei lettori”, abbia contribuito ad avvicinare i giovani alla ‘lettura’ del territorio, ad innescare un dibattito, ad aggiungere anche una sola virgola alla vasta bibliografia storico-culturale della città”. “Se tra cent’anni un algoritmo sonderà queste pagine – ha aggiunto Di Ciaccio – alla ricerca di qualche dato o se gli occhi umani setacceranno ancora le sue righe, allora tutto questo avrà avuto un senso”.
La cessazione della pubblicazione della “Gazzetta” può essere stato provocata da un mancato apporto del mondo istituzionale e imprenditoriale di Gaeta? Per rispondere a questa intrigante domanda Luca Di Ciaccio utilizza l’arma della diplomazia scegliendo una perfetta metafora: “Quando abbiamo cominciato tre anni fa – ha concluso – sapevamo di uscire in mare aperto con tutte le insidie del caso. Ora è giusto fermarsi e capire tante cose…”
INTERVISTA Luca Di Ciaccio, redattore “Gazzetta di Gaeta”
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