SUD PONTINO – Prima il Campidoglio e poi la Regione. Il giorno di Natale sono arrivate due Pec al Centro servizi ambientali di Castelforte con una analogo richiesta posta sotto forma di interrogativo: potete accogliere rifiuti secchi e indifferenziati di per un quantitativo di 1300 tonnellate alla settimana? L’incendio sviluppatosi alla vigilia di Natale presso il centro di trattamento meccanico biologico di Malagrotta ha rilanciato come le istituzioni siano costrette a chiedere aiuto e sostegno alle periferie per far fronte alle necessità che periodicamente colpiscono centri di smaltimento più noti o la discarica dei rifiuti piu grande d’Europa.
Il primo a chiedere aiuto al Centro servizi ambientali di Castelforte è stato il comune di Roma, interessato a trattare e smaltire 1300 tonnellate di rifiuti di secco e indifferenziato alla settimana della capitale. Se non è escluso che un’altra quota importante possa essere portata anche fuori regione, in Emilia Romagna, Toscana e Lombardia – una misura straordinaria che nel 2024 potrebbe comportare una maggiore spesa di 10 milioni di euro – a confermare di essere in contatto con comune di Roma e la municipalizzata Ama per la soluzione dell’emergenza provocata dall’incendio sviluppatosi a Malagrotta è l’assessore alla Tutela del Territorio e Ciclo dei rifiuti della regione Lazio, Fabrizio Ghera.
Già alcune ore dopo l’inizio dell’incendio che ha interessato l’impianto di Malagrotta, la regione Lazio aveva invitato a lavorare per trovare tutte le possibili soluzioni per limitare l’emergenza determinata dall’urgente necessità di trasportare i rifiuti indifferenziati verso altri siti.
“Il 25 dicembre è stata chiesta la disponibilità all’impianto di Castelforte in provincia Latina che è pronto all’immediato ricevimento e ritiro dei rifiuti secco e indifferenziato per un quantitativo di 1300 tonnellate alla settimana – ha dichiarato l’assessore Fabrizio Ghera –. In queste ore stiamo lavorando fattivamente e siamo in contatto con altri gestori di impianti per trovare altre soluzioni, che dovranno limitarsi al tempo strettamente necessario legato all’emergenza, per il trattamento del rifiuto urbano in eccesso”, ha concluso l’assessore Ghera.
Questo interessamento del Comune di Roma e della Regione Lazio nei confronti della struttura della famiglia Ambroselli Giuliano sconfessa, per certi versi, il contenuto della sentenza del Tar del Lazio-sezione di Latina che il 12 dicembre aveva respinto il ricorso dell’azienda castelfortese contro il provvedimento della municipalizzata dei comuni di Formia e Ventotene, la Futuro Rifiuti zero, che la scorsa primavera aveva disposto lo stop del conferimento dei rifiuti indifferenziati presso l’impianto di via Viario con nuova destinazione la Saf di Colfelice.
Respingendo nella discussione del ricorso del Csa avvenuta il 22 novembre censurava il trattamento degli indifferenziati (codice 20.03.01) prodotti dai due comuni del Golfo avvenuto con la gestione del Tm (trattamento meccanico) piuttosto che con il Tmb (trattamento meccanico biologico). Il Centro servizi ambientali, aveva fatto sapere “di aver perso una battaglia ma non la guerra” innescata dal neo amministratore della “Futuro Rifiuti Zero” Raffaele Rizzo subito dopo essere stato nominato dai sindaci Gianluca Taddeo e Carmine Caputo. L’incendio (con tutte le sue conseguenze) di Malagrotta un quesito l’ha rilanciato: ha sbagliato nei giorni scorsi il Tar del Lazio a respingere il ricorso del Csa o stanno sbagliando ora il comune di Roma e la Regione a chiedere ospitalità ad una struttura illegale per smaltire la settimana 1300 tonnellate di “munnezza” della capitale in difficoltà? Se fosse vero, sarebbe grave una delle due ipotesi…