CASTELFORTE – E’ decisamente articolata la conclusione delle indagini preliminari con cui il sostituto procuratore della Repubblica di Cassino Chiara D’Orefice ha ricostruito quanto avvenne il 7 marzo scorso all’interno della hall dell’albergo Nuova Suio a Castelforte. A distanza di dieci mesi dalla tragedia che vi si consumò, la Procura di Cassino ha definito i quattro capi d’imputazione e le singole responsabilità per le quali il 57enne brigadiere dei Carabinieri di Teano Giuseppe Molinaro – per diversi anni in servizio presso la stazione dell’Arma di Castelforte – deve essere processato.
L’uomo, tuttora recluso presso il carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, è accusato innanzitutto di aver ucciso con quattro colpi d’arma da fuoco, di cui tre tra l’addome ed il torace ed uno sulla mascella destra, Giovanni Fidaleo, il 55enne direttore della struttura ricettiva di Suio originario di Itri ma da anni residente a San Giorgio a Liri. Il Pm D’Orefice ha ipotizzato per l’ex Carabiniere l’omicidio volontario ma senza alcuna aggravante. La Procura invece, la considera per il secondo capo d’imputazione: il tentato omicidio nei confronti di Miriam Mignano, la trentenne guardia giurata di Castelforte che, ferita gravemente all’addome e all’altezza del seno sinistro, aveva da poco tempo interrotto un rapporto sentimentale proprio con il brigadiere dei Carabinieri.
Molinaro dovrà difendersi in un eventuale processo da altre due ipotesi accusatorie formulate dai Carabinieri della Compagnia di Formia a conclusione dei loro accertamenti investigativi: il furto del telefono della donna ed lo stalking di cui l’omicida si sarebbe reso protagonista per non aver accettato, nel frattempo, la conclusione della sua relazione sentimentale con la Mignano, in fin di vita per diversi giorni al Policlinico Gemelli di Roma per quello che la Procura definisce essere un agguato.
Giuseppe Molinaro, rappresentata dall’avvocato Paolo Maria Di Napoli, ora ha venti giorni di tempo per presentare una memoria difensiva o chiedere di essere interrogato dal Pm inquirente. In più la difesa dell’ex brigadiere sta valutando l’ipotesi di affrontare il processo con il rito ordinario – per la Procura non ci sono motivazioni che possano far ipotizzare il contrario – o con quello abbreviato condizionato però allo svolgimento di una perizia psichiatrica. Secondo la Procura il movente del gesto di Molinaro è da ricondurre alla gelosia nutrita dal militare nei confronti della donna, con la quale ha avuto – come detto – una relazione sentimentale poi terminata.
All’esito degli accertamenti tecnici effettuati nella hall dell’Hotel Nuova Suio (il giorno del delitto era chiuso nell’ambito della lunga pausa invernale) furono sottoposti a sequestro, oltre la pistola d’ordinanza e l’autovettura (Ford Focus) del militare, 7 bossoli esplosi calibro 9, 3 frammenti di ogive, 1 spranga di alluminio e tre telefoni cellulari. Insomma sarebbe stato un vero e proprio agguato che provocò la morte Giovanni Fidaleo ed il grave ferimento di Miriam Mignano.