CASTELFORTE – Tentare di ricostruire quanto di drammatico avvenne nella hall dell’albergo Nuova Suio a Castelforte nel primo pomeriggio del 7 marzo 2023. Raggiunto dalla conclusione delle indagini preliminari del sostituto Procuratore Chiara D’Orefice con le accuse di aver ucciso con quattro colpi di pistola il direttore della struttura ricettiva, il 55enne Giovanni Fidaleo, e di aver gravemente ferito la 30enne Miriam Mignano con la quale aveva appena concluso una relazione sentimentale, l’ex brigadiere dei Carabiniere Giuseppe Molinaro ha deciso di servirsi degli strumenti che gli mette a disposizione prima di una quasi certa richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica di Cassino.
L’ex militare, per il quale sono state concluse le indagini anche per i reati di stalking e del furto del telefonino dell’ex fidanzata, ha chiesto ed ottenuto di essere interrogato dal magistrato titolare delle indagini. Molinaro comparirà davanti il sostituto procuratore Chiara D’orefice nella mattinata di lunedì prossimo, 22 gennaio, ufficialmente per rilasciare dichiarazioni spontanee. I legali dell’ex Carabiniere di Teano, in servizio all’epoca dell’omicidio presso la stazione di Carinola dopo esserlo stato presso quella di Castelforte, gli avvocati Paolo Maria Di Napoli e Giampiero Guarriello, avrebbero potuto presentare una memoria scritta. E invece hanno chiesto di parlare con il magistrato e dire, chissà, cose che forse non sono ancora emerse dalle indagini dei Carabinieri della Compagnia di Formia.
La difesa dell’ex brigadiere sta valutando l’ipotesi di affrontare il processo con il rito ordinario – per la Procura non ci sono motivazioni che possano far ipotizzare il contrario – o con quello abbreviato, condizionato, però, allo svolgimento di una perizia psichiatrica.
Secondo la Procura il movente del gesto di Molinaro è da ricondurre alla gelosia nutrita dal militare nei confronti della donna, con la quale ha avuto – come detto – una relazione sentimentale appena terminata. Se Fidaleo venne ucciso con 4 colpi d’arma da fuoco, di cui tre tra l’addome ed il torace ed uno sulla mascella destra – e da qui l’imputazioine di omicidio volontario ma senza alcuna aggravante – la Procura invece, l’ha considerata per il secondo capo d’imputazione: il tentato omicidio nei confronti della Mignano, la trentenne guardia giurata di Castelforte ferita gravemente all’addome e all’altezza del seno sinistro e in fin di vita per diversi giorni al Policlinico Gemelli di Roma per quello che la Procura definisce essere stato un agguato.
All’esito degli accertamenti tecnici effettuati nella hall dell’Hotel Nuova Suio (il giorno del delitto era chiuso nell’ambito della lunga pausa invernale) furono sottoposti a sequestro, oltre la pistola d’ordinanza e l’autovettura (Ford Focus) del militare, 7 bossoli esplosi calibro 9, 3 frammenti di ogive, 1 spranga di alluminio e tre telefoni cellulari.
Insomma sarebbe stato un vero e proprio agguato che provocò la morte Giovanni Fidaleo ed il grave ferimento di Miriam Mignano.