LATINA – Pur riconoscendo la modalità mafiosa, la Corte d’Appello di Roma ha condannato a pene per complessivi 80 anni – contro i 161 al termine del rito abbreviato celebrato davanti il Gup del Tribunale di Rimna – le 19 persone che nell’ottobre 2021 furono arrestate nell’ambito dell’operazione “Scarface”.
Sette imputati hanno scelto il concordato e, più specificatamente, sono stati Marco Ciarelli (3 anni e 6 mesi), Mirko Altobelli (2 anni); Riccardo Mingozzi (3 anni ed un mese); Daniel Alessandrini (2 anni e 9 mesi); Simone Ortenzi (4 anni); Manuel Agresti (4 anni e cinque mesi); Simone di Marcantonio (2 anni e otto mesi).
Le sentenze più pesanti hanno riguardato Carmine Di Silvio detto Porcellino e Fabio Di Stefano, condannati rispettivamente a 10 anni e a 8 anni e 10 mesi di reclusione. Più lievi, si fa per dire, le altre condanne: Antonio Di Silvio detto Patatino (7 anni e dieci mesi); Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto (8 anni); Costantino Di Silvio detto Costanzo (8 anni e quattro mesi); Costantino Di Silvio detto Cazzariello (4 anni); Alessandro Di Stefano (3 anni e mezzo); Alessandro Zof (2 anni e otto mesi); Anna Gina Di Silvio (3 anni e quattro mesi), Michele Petillo (2 anni e otto mesi) a fronte, invece, delle assoluzione per Salvatore e Franco Di Stefano.
Nelle loro arringhe nella precedenza udienza i legali difensori Alessia Vita, Sandro Marcheselli, Oreste Palmieri, Alessandro Paletta, Antonino Castorina, Luca Melegari, Alessandro Farau, Maurizio Forte, Giancarlo Vitelli avevano contestato – come si ricorderà – la ricostruzione accusatoria dei Pm della Dda capitolina che avevano contestato a vario titolo ai 19 imputati i reati di associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, tutti aggravati – come detto – dal confermato metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa.