ITRI – A chiedere ai Carabinieri di Formia di indagare sulla condotta di quel giovane di Itri furono i genitori della sua compagna: il comportamento violento dell’uomo, ora 24enne, aveva reso infernale la vita della ragazza che, all’epoca minorenne, aveva cominciato a frequentare il giovane dal 2021. Le accuse mossegli contro furono davvero gravi e raccapriccianti. D.L. abusava fisicamente e sessualmente della sua fidanzata sino a pedinarla a Ponza dove la ragazza lavorava d’estate come baby sitter. Al punto di provocarle “un perdurante e grave stato di ansia e di paura da ingenerare in lei un fondato timore per la propria incolumità e costringerla ad alterare le proprie abitudini di vita”.
A mettere nero su bianco queste accuse fu il 30 marzo 2023 il Gip del Tribunale di Cassino Massimo Lo Mastro che, accogliendo una precisa richiesta del Sostituto Procuratore Eugenio Rubolino, ordinò al giovane di Itri di non avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla donna, di cui diceva essere “molto innamorato”, e tantomeno di non comunicare più con lei. A qualsiasi livello. Trascorsero tre mesi e D.L. dopo aver violato a più riprese il divieto di avvicinamento, il giovane itrano venne arrestato dai Carabinieri e finì ai domiciliari. La Procura pensando di avere un quadro probatorio cristallizzato e robusto chiese al Tribunale lo svolgimento del giudizio immediato “by-passando” l’udienza preliminare davanti il Gup di piazza Labriola. E le accuse del dottor Rubolino furono circostanziate: D.L. avrebbe imposto alla parte offesa di uscire anche contro la propria volontà e di continuare la loro relazione affettiva sotto l’effetto delle minacce; di minacciare la pubblicazione sui social di foto “proibite” della fidanzata in caso quest’ultima si rifiutasse di continuare la loro relazione affettiva; di picchiarla per motivi futili e di gelosia apostrofandola con frasi del tipo “p..a che stai facendo la z…a”; di prendere a calci la porta di casa della ragzza per farsi aprire contro la sua stessa volontà e finanche di sottoporla a rapporti sessuali contro la sua volontà.
D.L. decise di affidarsi all’assistenza legale dell’avvocato Claudia Magliuzzi per affrontare un processo – con l’ipotesi ‘omnibus’ di reato di stalking aggravato – che appariva essere già “segnato” davanti il giudice monocratico del Tribunale di Cassino Maria Cristina Sangiovanni. E invece la sorpresa assoluta è arrivata venerdì quando al termine di un dibattimento complicato ed impegnativo è arrivato un altro responso: D.L.è stato assolto perché “il fatto non sussiste” a fronte di una richiesta della Procura che nella sua requisitoria aveva chiesto per il 24enne una una condanna ad un anno ed otto mesi di reclusione ritenendo ‘provata la condotta”.
E invece durante il processo l’avvocato Claudia Magliuzzi è riuscito a smontare il quadro accusatorio provando l’insussistenza degli elementi raccolti dalla Procura dimostrando come la relazione affettiva tra i due ragazzi fosse particolarmente conflittuale e le condotte addebitate fossero determinate dal rapporto controverso tra i due ma non tali da poter configurare la condotta di molestie e minacce aggravate. In particolare la difesa ha evidenziato l’assenza della prova dello stato di ansia, del cambiamento delle abitudini di vita e del timore per l’incolumità della persona offesa. Incassata l’importante assoluzione, l’avvocato Magliuzzi ha comunque, sottolineato l’importanza di tenere sempre alta la guardia sui reati da codice rosso, “pur dovendo il difensore e la giustizia in generale garantire nel processo si accerti la veridicità e la fondatezza di quanto denunciato”.