FORMIA – Quanto è diventato difficile e rischioso (per i propri risparmi bancari) esercitare al comune di Formia l’incarico elettorale di consigliere di opposizione. Basta chiederlo al capogruppo della lista “Guardare Oltre” Imma Arnone che da poco meno di due mesi sta vivendo sulla sua pelle un rischio di cui non si registrano precedenti negli ultimi decenni, forse dal dopo guerra. E invece la consigliera Arnone si è vista arrivare dall’avvocato Gianni Bove quella che appare essere una richiesta di risarcimento, per un importo di 400mila euro tondi tondi, da parte della nuova società proprietaria della Multisala del Mare, la Roby Tour.
Il motivo? La nutrizionista, esordiente in Consiglio comunale dal 2021 (e soprattutto moglie del quattro volte sindaco di centro sinistra Sandro Bartolomeo) aveva osato chiedere di verificare la legittimità dei lavori avviati dalla nuova proprietà della struttura cinematografica e rivendicare l’uso pubblico del parcheggio antistante. Se gli atti amministrativi (sono quelli che fortunatamente ancora contano) prodotti dal Consorzio industriale regionale e dallo stesso comune di Formia hanno legittimato l’azione di controllo affidato alla Arnone dall’elettorato formiano il 3 ed il 4 ottobre 2021, ad intensificare questo pressing (indiretto) nei confronti dell’esponente dell’opposizione di centrosinistra è niente meno che la segretaria comunale e responsabile dell’anti corruzione dell’ente Marina Saccoccia.
L’alta funzionaria si è rivolta all’avvocato Andrea Ranalli di Frosinone per produrre un atto di significazione e di diffida che termina con questo chiaro monito alla consigliere Arnone e, cioè, di “astenersi dal rivolgere frasi, parole, giudizi e/o esternazioni di qualsiasi genere con valenza denigratoria, offensiva ed allusiva nonché espressione di gratuita manifestazione di sentimenti ostili, in quanto gravemente lesive dell’immagine personale e del profilo professionale della mia assistita. Con salvezza e senza pregiudizio di diritti ed azioni”.
A tentare di correre in aiuto nelle ultime settimane alla dottoressa Saccoccia era stato con un alcuni comunicati stampa e commenti sui social lo stesso sindaco Gianluca Taddeo sulle presunte responsabilità attribuite alla segretaria comunale circa il flop che aveva caratterizzato la tardiva installazione delle Casette Natalizie in occasione delle ultime festività di fine anno. Il sindaco Taddeo era stato chiaro: non chiamate in causa la Segretaria perché non è chi avrebbe dovuto provvedere (il dirigente del settore Cultura) secondo il bando approvato dalla Giunta agli inizi di dicembre.
La dottoressa Saccoccia ha fatto fatica, a quanto pare, a digerire il contenuto di un post che la consigliera Arnone aveva pubblicato alle ore 18.55 del 17 gennaio scorso sulla sua pagina facebook: “ E’ veramente disdicevole che un Sindaco, parlando per sé e per la sua Amministrazione (consiglieri di maggioranza e assessori), usi il sito istituzionale del Comune di Formia per discreditare l’operato di un Dirigente dell’ente e difendere la Segretaria generale, che ha tutta la responsabilità, sulla questione ‘casette’ e sul loro flop”.
Quest’ultimo passaggio è stato censurato dall’avvocato Ranalli perché, a suo dire , la dottoressa Saccoccia “non è titolare di potere gestionale né in merito ad asserite ‘casette’ né a eventuali ‘flop’, né in merito ad altro. L’operato dell’ assistita si esprime attraverso gli atti che redige”. Insomma, sempre secondo la versione dell’avvocato Ranalli, l’affermazione della consigliera Arnone ha evidenziato “una particolare gravità e lesività risultando del tutto generica, vaga ed indeterminata, non riferita né ad atti né a fatti concreti, completamente priva di riferimento a qualsiasi elemento idoneo a far configurare ‘responsabilità’ in capo alla ‘Segretaria generale’. Pertanto la dichiarazione “…difendere la Segretaria generale, che ha tutta la responsabilità, sulla questione ‘casette sul loro flop’ assume una palese portata esclusivamente diffamatoria, insinuante e decettiva, nonché priva dei caratteri della continenza e tale da integrare gli estremi del reato di diffamazione a mezzo stampa. Inoltre, la valenza esclusivamente denigratoria del Suo post completamente non circostanziato, generico e allusivo, è ulteriormente rafforzata dalla circostanza che esso sia stato pubblicato nonostante vi fosse già stato un intervento sulla stampa da parte del Sindaco il quale, invece, citando in modo circostanziato delibere e, dunque, atti pubblici del Comune di Formia e conoscendo lo stato dei fatti e degli atti – aveva già ristabilito completezza e correttezza di informazioni”.
Secondo l’avvocato Ranalli le dichiarazioni del Sindaco sarebbero state sufficienti per definire l’intera controversia ed escludere la segretaria comunale da eventuali responsabilità. E invece la dottoressa Arnone ha diabolicamente perseverato. Come? Pubblicando un altro post sui social, alle 19.55 del 22 gennaio scorso, in cui Imma Arnone aveva attribuito alla segretaria presunte “insufficienze che, nascoste dal Sindaco, erano state dichiarate in modo generico e vago e non riferite ad alcun episodio o fatto concreto”. Insomma la consigliera Arnone avrebbe esagerato – sempre secondo l’avvocato Ranalli – quando censurava il “tono sempre spettacolare del Sindaco che lo usa strumentalmente, ogni qual volta ci sono questioni importanti in ballo, come quando attacca un Dirigente, per nascondere le insufficienze della Segretaria Generale, oppure per spostare l’attenzione da circostanze come quella dell’incompatibilità di Tania Forte…”
A dire del legale della segretaria Saccoccia anche il secondo post della consigliera Arnone aveva una “valenza completamente denigratoria, offensiva, allusiva ed insinuante insita nel lemma lessicale ‘insufficienze della Segretaria Generale’, che il Sindaco, a Suo dire, cercherebbe di nascondere, risulta del tutto gratuita, non attinente né pertinente all’argomento, completamente scollegata da ogni riferimento a situazioni concrete o a fatti specifici”.
E l’avvocato Ranalli per giustificare la sua diffida prende in prestito una sentenza della quinta sezione penale della Corte di Cassazione del 16 dicembre 2020: “In tema di diffamazione a mezzo stampa non ricorre l’esimente dell’esercizio del diritto di critica ove le espressioni siano generiche e non collegabili a specifici episodi, risolvendosi in una gratuita manifestazione di sentimenti ostili che prescinde dalla verità di fatti storici su cui si fonda l’elaborazione critica”.
Non si è fatta attendere la replica della consigliera Arnone che definisce quello prodotto dalla segretaria comunale (attraverso il suo legale) un ‘brutto segnale’ che manifesta una “palese intollerenza alla critica”. Insomma “non bastavano le reprimende del Sindaco, adesso si aggiungono anche quelle della segretaria generale che mi invia, mezzo PEC, un atto di diffida. In questo comune la libertà di critica è a rischio e scatena ire funeste. L’esperienza delle casette durante le festività natalizie – rinnova le sue critiche la dottoressa Arnone – è stato un evidente flop pagato dai cittadini tutti. Averlo detto ho fatto saltare i nervi sia ai responsabili politici, sia alla Segreteria Generale che è, anche, dirigente ad interim del Suap e, quindi, responsabile del procedimento. Evidentemente chi amministra oggi ha dimenticato tutti gli attacchi fatti alle amministrazioni precedenti, dove nessuno si è mai permesso di intraprendere vie legali nei confronti di un Consigliere Comunale nell’espletamento del suo mandato- ha concluso – Così succede che mentre tutto è permesso dire attraverso i siti istituzionali, anche con gravissime allusioni, gli altri devono tacere!! Ma veramente fate?”.
Il gruppo politico consiliare “Un’Altra Città” ha espresso vicinanza e solidarietà alla consigliera Arnone e “solo per aver espresso una critica politica sulle questione delle responsabilità amministrative nello spreco di soldi pubblici per le ‘casette chiuse’. Ancora una volta, in risposta a richieste di chiarimenti e spiegazioni, invece di fornire argomentazioni – ha dichiarato l’ex sindaco Paola Villa – si passa direttamente allo scritto legale. E’ prerogativa del consigliere comunale l’azione di controllo, l’accesso agli atti e l’espressione motivata di pensiero difforme – conclude l’ex primo cittadino – La vita democratica di un paese passa e si sviluppa nel confronto critico, nel pensiero divergente: ribadendo la solidarietà alla consigliera oggetto di diffida, questo gruppo politico auspica un ritorno al confronto nel pieno rispetto e del Tuel e delle persone”.
L’aspetto prioritario…