FROSINONE – Mano pesante della Gup del Tribunale di Frosinone Bragaglia Morante al termine dell’udienza preliminare in cui sono comparsi i due dipendenti dell’Asl, Pietro Corsi e Patrizia Menichini, coinvolti nel maggio 2022 nell’operazione “Caffè” dei Carabinieri del comando provinciale di Frosinone per un presunto giro di mazzette chieste alle agenzie funebri, circa trenta, all’interno della camera mortuaria del capuologo ciociaro. Se in sede di requisitoria lo scorso 29 settembre erano stati chiesti dal sostituto procuratore Vittorio Misiti sei anni di reclusione per Corsi e 4 per Menichini, il Gup ha condannato l’uomo a cinque anni e la donna a tre anni e quattro mesi di reclusione. I due hanno affrontato la fase conclusiva dell’udienza preliminare senza alcuna vincolo cautelare.
Già a settembre 2023 il Gup, su richiesta degli avvocati difensori Tony Ceccarelli e Alfredo Magliocca, aveva revocato le restrizioni cui erano sottoposti i due dipendenti pubblici: l’obbligo di dimora a Frosinone per la donna e i domiciliari per l’uomo. Le indagini erano iniziate nel dicembre 2019, sulla scorta di una serie di segnalazioni arrivate ai militari, circa presunti illeciti avvenuti all’interno della camera mortuaria. Secondo le ipotesi della Procura gli indagati – tra questi due necrofori ed un’ausiliaria, avrebbero chiesto dai venti a cento euro – da qui il famoso caffè che diede nome all’operazione – per il nulla osta circa il trasferimento di ogni salma. Le agenzie funebri vessate – secondo le accuse – dai due dipendenti si sono costituite parti civili. Una di loro – seguita dall’avvocato Antonio Ceccani – aveva chiesto che l’eventuale risarcimento venga devoluto in beneficenza.