FROSINONE – Tre diverse associazioni per delinquere collegate tra di loro, ognuna specializzata in un ramo: quello delle truffe per il superbonus, quello delle aste giudiziarie, quello del riciclaggio e dell’autoriciclaggio. Con un ruolo centrale per due notai, il direttore generale ed alcuni funzionari del corporate banking di una banca del Frusinate. È il sospetto della Procura della Repubblica di Frosinone che ha chiesto e ottenuto dal gip 11 misure cautelari (2 in carcere, 7 ai domiciliari, 2 sospensioni dalla professione) ed il sequestro di sei milioni di euro. È in corso l’acquisizione ed il sequestro di documenti nello stabile della sede centrale della Banca Popolare del Frusinate e presso le cancellerie delle sezioni fallimentari e delle esecuzioni immobiliari di alcuni Tribunali.
L’indagine è nata dalle confidenze fatte tra due imprenditori che non sapevano di essere intercettati dalla Squadra Mobile. Gli uomini del questore Domenico Condello indagavano su un giro di cocaina ma a quel punto è nata una nuova inchiesta condotta dalla Polizia di Stato in collaborazione con la Guardia di Finanza. Secondo la ricostruzione degli inquirenti c’erano un ruolo chiave “dentro ed intorno alla Banca oggetto di osservazione”, fittizie intestazioni di quote di società, l’inquinamento del sistema finanziario legato ai mutui per la partecipazione alle aste giudiziarie immobiliari, l’inquinamento del mercato dei siti industriali dismessi, “con continuate e costanti operazioni di riciclaggio mediante utilizzo di società cartiere e costanti operazioni fraudolente nei confronti dell’erario“.
I reati ipotizzati sono, a vario titolo, l’associazione per delinquere, il falso, la truffa per erogazioni pubbliche, il riciclaggio ed autoriciclaggio, l’omessa dichiarazione, emissione di documenti e fatturazioni inesistenti ed indebite compensazioni d’imposte, l’abusivo esercizio di attività di intermediazione finanziaria, l’infedeltà patrimoniale.